Etimostorie #3: RICONCILIAZIONE

 Le parole per dirlo…

Far parte di un Movimento che porta nella sua ragione sociale la parola riconciliazione non è come aderire ad una qualsiasi organizzazione genericamente pacifista. Ma diciamo la verità: questo termine resta non molto familiare alla cultura cattolica, pur riferendosi ad un concetto genuinamente evangelico. Infatti, l’I.F.O.R. (International Fellowship of Reconciliation) fu ispirata già nel 1914 – e fondata ufficialmente nel 1918, dopo la carneficina della prima guerra mondiale – da appartenenti alla cultura protestante, in particolare all’ambiente del pacifismo di matrice quacchera, a sua volta derivante dalla corrente calvinista-puritana. [i]  

‘Riconciliazione’, linguisticamente parlando, è comunque un significante che racchiude varie sfumature di significato. Trattandosi di un termine appartenente alla dottrina ebraico-cristiana, bisogna perciò risalire ai vocaboli originari ed alla loro evoluzione semantica. Il concetto di ‘riconciliazione’ ricorre nella Bibbia otto volte: cinque nell’Antico Testamento (la Tanach degli Ebrei) e tre nel Nuovo. Nel primo caso lo troviamo nel Levitico, nel II libro delle Cronache e tre volte nei libri profetici (due in Ezechiele ed una in Daniele[ii], espresso in lingua ebraica tre volte da כָּפַר (kafar) e due da חָטָא (chatà). Il primo vocabolo è una radice primitiva, che indicava letteralmente l’azione di ‘ricoprire’ (ad es. una strada col bitume) e in senso traslato quella di ‘perdonare’, ‘condonare’, ‘annullare’, ‘cancellare’ etc. Il secondo si riferiva ad azioni simili, come quella di ‘purificare’, ‘sopportare una perdita’, ‘espiare’, pur designando anche concetti come ‘sbagliare’ o ‘commettere peccato’. [iii]  

Nella versione originale del Nuovo Testamento, in lingua greca questo concetto ricorre tre volte ed è utilizzato solo nelle Epistole: due voltenella II Lettera ai Corinzi ed una nella Lettera ai Romani. Il vocabolo utilizzato da Saul/Paolo di Tarso è καταλλαγ (katallaghé) ed il relativo verbo καταλλάσσω (katallàsso), il cui significato letterale aveva a che fare con lo scambio commerciale, il cambio di monete, mentre in senso traslato indicava azioni come: ‘riconciliare qcn.’, ‘tornare nel favore di qcn.’, ‘essere riconciliato con qcn.’. Esso a sua volta derivava dal verbo allàsso’ – preceduto dal prefisso preposizionale katà – che significava ‘trasformare’, ‘scambiare’, ‘rendere altro’ (àllos, -e, -on).

Ma è nella traduzione in lingua latina dell’intera Bibbia – la Vulgata di san Girolamo cui sono ispirate le versioni successive – che compare la parola reconciliatio, alla base dei vocaboli attualmente usati, con poche varianti, negli idiomi neolatini (réconciliation, riconciliazione, reconciliaciòn, reconciliação, reconciliere…) ed anche in lingua inglese (reconciliation), laddove in tedesco è stato utilizzato Versöhnung, la cui radice Sühne rinvia al concetto di ‘espiazione’. [iv]In arabo il vocabolo-nome adoperato è توفيق (tawfiq, da una radice semitica che significa accettazione, conciliazione), mentre in hindi abbiamo सुलह (sulah, derivante dalla radice persiano-araba che indicava la pace, l’accordo).

Se dal verbo latino reconciliare – che traduceva nella lingua dell’impero romano il kafàr ebraico ed il greco katallàsso – scorporiamo i due morfemi modificanti (cioè i prefissi preposizionali re = di nuovo e cum = insieme) ed il suffisso verbale -are, resta come cuore della parola il lessema -cili. Non tutti i dizionari etimologici concordano sul suo significato, attribuendolo ora ad antiche radici verbali (cillo /cilleo/cello), a loro volta derivanti dal greco kéllo (= muovere, spingere), oppure da kaléo (= chiamare). Nel primo caso ‘riconciliare’ significherebbe ‘spingere di nuovo insieme’; nel secondo ‘ri-chiamare insieme’, con una sfumatura semantica che introduce comunque il ruolo d’un mediatore/conciliatore. Da questa divagazione etimologica mi sembra che emergano tre considerazioni:

(a) il concetto ebraico-veterotestamentario di ‘riconciliazione’ (kafàr/chatà) ha sicuramente a che fare col per-dono / con-dono delle azioni negative che hanno ferito una o tutte le parti in causa di un conflitto, grazie alla decisione di cancellare/ricoprire/azzerare quelle situazioni dolorose, senza escludere la espiazione del male provocato;

(b) nell’analogo concetto greco-neotestamentario compare un concetto nuovo: quello di trasformazione/scambio reciproco, nel senso di superamento di una situazione conflittuale cercando un punto d’intesa ‘altro’, del tutto nuovo;

(c) la versione latina non traduce alla lettera né il vocabolo ellenico né il suo antecedente semitico ed introduce altri elementi. Emerge il ruolo di chi svolge la mediazione fra le parti in conflitto (limitandosi a ‘chiamarle’ o ‘spingendole’ ad un dialogo), ma bisogna tener conto anche del fatto che il prefisso latino re-, infatti, ha un significato un po’ ambiguo, in quanto “esprime per lo più il ripetersi di un’azione nello stesso senso o in senso contrario” [v]Nel primo caso il risultato della mediazione porterebbe al ripristino d’una situazione pre-conflittuale (e quindi ad un ritorno al passato), mentre nel secondo condurrebbe ad una soluzione contraria se non opposta, comunque diversa e quindi nuova.

Ma che cosa intendiamo esattamente, oggi, con questa parola? Secondo il dizionario di Repubblica, è definibile come: “Azione, risultato e modo del riconciliare o del riconciliarsi […] SIN. Rappacificazione” [vi]Molto simile anche la definizione del Dizionario Garzanti: “1. il riconciliare, il riconciliarsi, l’essere riconciliato; rappacificazione [+ con]” [vii]e quella del Corriere: “1.Ripresa di rapporti buoni o corretti dopo un litigio o una fase di distacco SIN rappacificazione; fine delle ostilità militari, politiche, ideologiche ecc. fra componenti diverse di una nazione: politica di r.” [viii]. Non dissimili le spiegazioni fornite da Treccani (“1. rimettere d’accordo, far tornare in pace o in buona armonia…”), Hoepli (“1. conciliare di nuovo, mettere d’accordo, rappacificare…”) e Garzanti linguistica (“1. rimettere d’accordo, far tornare in buona armonia; rappacificare [+ con]”. [ix]  per quanto riguarda altre lingue, non fornisce maggiori approfondimenti la consultazione del francese Larousse (“Action de réconcilier des adversaires, des gens fâchés entre eux; fait de se réconcilier…” [x]  né degli inglesi Merrian-Webster (“to restore to friendship or harmony…” [xi] e Cambridge (“a situation in which two people or groups of people become friendly again after they have argued…”. [xii]

In tutti i casi, infatti, la ‘riconciliazione’ è definita come un’azione (come è evidente dal suo stesso suffisso), il cui fine sarebbe: (a) ri-prendere rapporti corretti, (b) rap-pacificare soggetti in conflitto, (c) far tornare l’armonia perduta, (d) ri-pristinare rapporti amichevoli dopo una lite. Torna insistentemente – come nel lemma originario – quel prefisso re- che sottintende una ripetizione, un ritorno ad una situazione di partenza o comunque il rinnovamento d’uno stato precedente.

Ma è davvero questo il significato di ‘riconciliazione’ e del suo abituale sinonimo ‘rappacificazione’? Si tratta di promuovere atteggiamenti e comportamenti che facciano tornare soggetti in conflitto a precedenti rapporti di amicizia ed accordo (il latino pax, oltre a ricordarci la parola italiana ‘patto’rinvia all’antica radice sanscrita *paç /pak/pag, che significava: legare, unire, saldare, accordare), oppure la ‘riconciliazione’ dovrebbe essere qualcosa di diverso e di più profondo?

‘Riconciliare’ e ‘riconciliarsi’, in definitiva, vuol dire fare dei passi indietro, verso un teorico passato migliore da ripristinare, oppure significa darsi una prospettiva del tutto nuova, originale e che punta al futuro?


Note

(*) Questo articolo è stato estratto da un mio precedente saggio: Ermete Ferraro, RICONCILI-AZIONI, Ermetespeacebook, 12.05.2020 > https://ermetespeacebook.blog/2020/05/12/riconcili-azioni/

[i] Vedi: AA. VV., Teoria e pratica della Riconciliazione, Torre dei Nolfi (AQ), Ed. Qualevita, 2008

[ii] Vedi: ‘Reconciliation’ in Blue Letter Bible > https://www.blueletterbible.org/search/search.cfm?Criteria=Reconciliation&t=KJV#s=s_primary_0_1

[iii] Vedi in Blue Letter Bible >  https://www.blueletterbible.org/lang/lexicon/lexicon.cfm?Strongs=H3722&t=KJV     e https://www.blueletterbible.org/lang/lexicon/lexicon.cfm?Strongs=H2398&t=KJV

[iv] Vedi: “Versöhnung” in D.W.D.S. > https://www.dwds.de/wb/Vers%C3%B6hnung

[v]  Voce “re-“ in Treccani, Vocabolario onlinehttp://www.treccani.it/vocabolario/re/

[vi] https://dizionari.repubblica.it/Italiano/R/riconciliazione.html

[vii] https://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=riconciliazione

[viii] https://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/R/riconciliazione.shtml

[ix] https://dict.numerosamente.it/definizione/riconciliare

[x]  https://www.larousse.fr/dictionnaires/francais/r%C3%A9conciliation/67102

[xi] https://www.merriam-webster.com/dictionary/reconciling

[xii] https://dictionary.cambridge.org/dictionary/english/reconciliation

[xiii] Enrico Peyretti, “Appunti sulla nozione di riconciliazione”, in: Teoria e pratica della Riconciliazione, cit., pp. 35-36 (sottolineature mie)

[xxii] Ibidem, p. 78

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