QUEI FETONTI SUL CARRO DEL SOLE…

helios1Narra un antico mito greco che Fetonte, figlio di Hélios/Apollo, per dimostrare agli amici di essere davvero tale, chiese al divino padre di fargli guidare per un giorno il carro del Sole. Purtroppo le ovvie raccomandazioni del papà, giustamente preoccupato della sua inesperienza, non riuscirono ad impedire che il suddetto Fetonte perdesse quasi subito il controllo del carro solare, provocando così un’infinita serie di guai sulla Terra.

Questa suggestiva leggenda – di cui si trovano gli echi nella Commedia di Dante (“…la strada che mal non seppe carreggiar Fetòn “ Purgatorio IV, 71-72)  mi è tornata alla mente a pochi giorni dalla ricorrenza del primo anniversario dell’approvazione della legge regionale d’iniziativa popolare sul Solare in Campania. Lasciatemi dire che si è trattato anche in questo caso di un episodio con risvolti che non esiterei a definire epici. Pensate: nel 2010 poche decine di persone molto determinate si sono messe in testa di non volersi limitare all’opposizione al rilancio del nucleare in Italia, ma addirittura di proporre – come concreta alternativa – una legge regionale d’iniziativa popolare finalizzata ad una vera rivoluzione energetica. Dopo un anno – esattamente il 1° luglio 2011 – quel disegno di legge, sottoscritto entusiasticamente da quasi 20.000 cittadini campani, è approdato in Consiglio Regionale, dove il suo testo è stato sottoposto per un altro anno e mezzo ad un lungo screening, superando in modo brillante e bipartisan l’esame di ben tre commissioni e della stessa aula consiliare.

Il 10 gennaio del 2013 il meraviglioso carro della “Civiltà del Sole” – mi si passi la metafora – ha finalmente raggiunto la sua meta, con la sorprendente approvazione all’unanimità di uno dei rarissimi casi di legge nata ‘dal basso’ ed animata da una visione radicalmente alternativa a quella dominante in materia energetica. Poco più di un mese dopo c’è stata infine l’emanazione ufficiale della nuova legge (la n° 1/2013 della Regione Campania) e quella che era stata fino ad allora solo una proposta legislativa popolare si è infine trasformata nel primo testo normativo italiano (e non solo) che conferisca un assoluto primato all’energia solare ed alle altre ’rinnovabili’, aprendo scenari del tutto nuovi.

Ma – ahimè! – il carro dorato dell’alternativa solare, a quel punto, è forzosamente sfuggito alla guida del movimento che ne aveva promosso l’appassionante percorso legislativo, finendo nelle maldestre mani di quelli che mi verrebbe di chiamare i nuovi…Fetonti.  Già, perché le Istituzioni – di solito mal tolleranti del fatto che a guidare l’innovazione siano delle realtà di base – hanno subito colto l’occasione d’impadronirsi del metaforico Carro del Sole, dapprima per pavoneggiarsene ipocritamente e, in seguito, per fingere di guidarlo, cercando viceversa di farlo finire…fuori strada. Mentre Dante scrisse: “Maggior paura non credo che fosse quando Fetonte abbandonò li freni, per che ‘l ciel, come pare ancor, si cosse (InfernoXVII, 106-108), poiché nel mito la corsa del carro di Helios era diventata pericolosamente sfrenata, in questo caso la nuova legge sta però rischiando di “cuocersi” per l’opposto motivo di essere stata fin troppo  “frenata” nel suo cammino.

E’ ormai da un anno che, guidato da inesperti ed infidi Fetonti, lo splendido cocchio del Sole sta sbandando pericolosamente. Il corso naturale di ogni iter legislativo (presentazione, discussione, approvazione, attuazione) è stato inspiegabilmente frenato dai suoi conducenti istituzionali, che sembrano aver scambiato gli alati cavalli dell’allegorico carro greco per i tori da domare in un messicano rodeo. A dire il vero, prima ancora di aver cercato d’immobilizzare il Carro del Solare – col rischio di provocarne l’autocombustione – quei Fetonti  che dovrebbero guidarlo hanno addirittura cercato di farlo deragliare. Hanno prima provato ad asportarne le ruote (tagliando i necessari finanziamenti alla nuova legge) e ne hanno poi eliminato le briglie indispensabili per guidarlo (non emanando alcun atto regolamentare e facendo resistenza a chi, da mesi, ha proposto dal basso delle chiare ‘linee guida’).

Il Fetonte del mito originale, pur avendo provocato un sacco di danni all’Alma Tellus, lo aveva fatto per incoscienza giovanile e non deliberatamente  I suoi attuali seguaci, più che spericolati ed inesperti aurighi solari, appaiono invece animati da un deprecabile autolesionismo e dal deplorevole intento di far finire il luminoso Carro del Solare nelle secche delle norme inattuate. E questo dopo aver già tentato di affossarlo nelle sabbie mobili dei propri auto-emendamenti e di farlo cadere sotto la mannaia d’un centralistico intervento governativo.

Inoltre, mentre- come ci ricorda Ovidio nel II libro delle Metamorfosi – il Fetonte originale ebbe a pentirsi amaramente della sua giovanilistica bravata dopo averne constatato le disastrose conseguenze, i suoi attuali emuli non sembrano affatto preoccupati di ciò che stanno provocando con la loro colpevole inerzia e le loro reiterate omissioni.

Ma lo splendido “currus Solis” non si lascerà fermare da loro e – fuor di metafora – il percorso della legge regionale sul Solare in Campania non si farà interrompere da chi, evidentemente, non ne ha mai condiviso i principi e da troppo tempo tenta di neutralizzarne gli effetti. La rivoluzione delle rinnovabili e la civiltà del Sole proseguiranno il loro corso, grazie all’impegno di chi ci crede ed alla lungimiranza di chi ne percepisce le ricadute positive anche sul piano di un modello alternativo di sviluppo.

Ecco perché siamo convinti che questa legge andrà comunque avanti, alla faccia di tutti i Fetonti  che vorrebbero impedirlo!

© 2014 Ermete Ferraro (https://ermeteferraro.wordpress.com)

..E LE STELLETTE STANNO A GUARDARE

RIFIUTI: MILITARI IN AZIONE A NAPOLICi risiamo. Ogni volta che si profila un’emergenza sulla quale l’opinione pubblica comincia a manifestare segni d’intolleranza e d’indignazione, ecco che puntuale arriva il provvedimento risolutivo di tutti i problemi: attivare le prefetture ed impiegare l’esercito.

A parte il fatto che la stragrande maggioranza delle nostre “emergenze” ambientali non sono affatto tali, ma il frutto malsano di decenni di abusi, speculazioni ed altri persistenti reati contro la nostra terra, appare comunque evidente che gran parte della nostra classe politica resta ipocritamente ancorata alla formula magica secondo la quale ordinanze prefettizie e presidi di soldati in mitra e tuta mimetica sarebbero capaci di sconfiggere illegalità diffusa ed agguerrite ecomafie.

Certo, il c.d. decreto sulla “terra dei fuochi” prevede anche un controllo sanitario gratuito per i residenti in quella zona, introduce il reato penale di ‘combustione illecita di rifiuti’ e stanzia fondi per bonificare le aree inquinate. Ma, aggiungono i fautori del decreto, c’è anche la necessità d’un “controllo di sicurezza del territorio”, lasciando intendere che l’impiego delle forze armate sia lo strumento più ovvio a tutela della legalità e stanziando a tal fine 2 milioni di euro.

Ovviamente, però, nessuno dice né scrive che quello stesso territorio è già uno dei più intensamente militarizzati a livello europeo. Come avevo già puntualizzato in un mio precedente articolo dal titolo “Campania Bellatrix”:infatti:

<<Se disegniamo una rudimentale figura, che abbia come lati: (A) Bagnoli – Licola (20 km); (B) Licola – Gricignano  (35 km); (C) Gricignano – Lago Patria (35 km); (D) Lago Patria – Capodichino (30 km); (E) Capodichino – Bagnoli  (15 km), il  perimetro del nostro “Pentagono” campano misura 135 chilometri….ipotizzando un lato medio di 27 km (135:5) ed applicando la formula relativa, scopriamo che l’area circoscritta dal perimetro di questa occupazione militare è di circa 1.254 kmq, ossia la decima parte dell’intero territorio regionale. Eppure il fatto che ben 8 installazioni non italiane presidino ed occupino militarmente un decimo della Campania – sommandosi alle 50 dell’Esercito Italiano, alle 5 dell’Aeronautica Militare ed a ben due porti militari e nucleari – non sembra costituire un problema per la maggior parte dei suoi cittadini….>>

A protestare contro l’ennesimo provvedimento che fa finta di affidare ai militari la salvaguardia del territorio a quanto pare sono rimasti in pochi, fra cui il Movimento Cinque Stelle, che ha dichiarato fra l’altro, attraverso la senatrice Paola Nugnes: “L’impiego dell’esercito senza nessuna funzione investigativa e strutturale è solo un tamponamento, una soluzione emergenziale che i nostri territori non vogliono”.  Eppure è palesemente inutile e fuorviante almeno questo aspetto del decreto –  approvato a maggioranza da un Parlamento che, ogni volta che si tratta di spese militari, di missioni all’estero o d’interventi di ordine pubblico, non si sottrae mai all’ossequio nei confronti di una Difesa diventata ormai un’istituzione tuttofare, capace quindi di sostituire le forze di polizia, la protezione civile, la croce rossa e –  perché no? – anche i pompieri ed i vigili urbani…

Eppure, in quest’ultimo ventennio, si direbbe che quasi nessuno si sia accorto dei frequenti traffici illeciti di rifiuti tossici; del proliferare di discariche abusive e di strani ‘laghetti’ che spuntavano un po’ ovunque; delle patologie diffuse e del palese deterioramento degli stessi terreni. Nessuno – ad eccezione di alcuni ambientalisti rompiscatole e di qualche comitato locale – sembra essersi reso conto del terribile disastro ambientale che si stava preparando. In questi lunghi anni, quindi, in tanti avevano sotto gli occhi le situazioni ma non se ne rendevano conto; guardavano, ma non vedevano.

Ma adesso tutto cambierà – ci fa sapere il Governo – perché ora ci penseranno le “stellette” degli 850 soldati inviati a guardare – ed a salvaguardare . la nostra “Campania Infelix”

Sono le stesse “Sturmtruppen” già spedite a presidiare assurdamente discariche ed inceneritori e che troviamo ancora nelle piazze di Napoli, cui conferiscono un certo tocco mediorientale. Però chi ha redatto ed approvato il decreto sulla c.d. “Terra dei Fuochi” sembra convinto che si tratti della mossa giusta e che una delle cose di cui non si può assolutamente fare a meno, anche in questo caso, è il dispiegamento esemplare d’un bel contingente in armi…

Eppure, come spiegavo prima, proprio nel Giuglianese di militari – soprattutto ‘alleati’ – non si avvertiva affatto la mancanza. Con la realizzazione e l’apertura in località Lago Patria del nuovo Comando NATO per il Sud Europa e la regione mediterranea, infatti, era prevista la presenza in loco di 2.500 unità di personale residente e d’una quantità pari di persone orbitanti intorno a quel quartier generale, che si estende su una superficie di ben 330.000 mq, di cui 60.000 edificati. Ebbene, ad oltre un anno dall’inaugurazione del Mega-comando, l’impatto di questa nuova – ed assai particolare – comunità si è fatto sentire, sia per quanto riguarda l’incremento del traffico veicolare sia per quanto attiene produzione e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e residui fognari.

In un mio articolo del settembre 2012 (“Far Waste”: anche la NATO produce munnézza”) , a tal proposito, mi ero soffermato sui costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti del quartier generale JFC Naples di Lago Patria, desunti dal bando della gara d’appalto prodotto dalla NATO, per un importo di 1.450.000 euro totali nel quinquennio. Dal confronto con l’appalto relativo all’analogo servizio svolto per il Comune di Giugliano in Campania – nel quale ricade il territorio occupato dal complesso militare alleato – emergeva una strana discrepanza di costi digestione, ovviamente a danno di quest’ultimo. E’ invece di pochi giorni fa un articolo (“Personale NATO getta rifiuti fuori orario a Lago Patria”nel quale alcuni cittadini giuglianesi lamentavano modi di fare decisamente poco ‘urbani’ da parte di alcuni appartenenti al personale di quel Comando, stigmatizzando: “…un comportamento che lascia basiti perché messo in atto da “chi è solo ospite” nel nostro territorio che quindi, in conseguenza di ciò, dovrebbe mostrarsi massimamente rispettoso degli orari di conferimento e dei posti in cui gettare il rifiuto. Invece, come dimostrano le foto allegate, tutto ciò non avviene. Per cui non solo il comune di Giugliano deve sopportare un “quartier generale” delle forze Nato che ha una falsa ricaduta economica sul territorio, ma anche la maleducazione di chi “fa il padrone” in una terra straniera che li ospita.”

Sarebbe interessante sapere come si comporterebbero i nostri soldati inviati a presidiare nel caso in cui sorprendessero dei loro omologhi ‘alleati’ mentre stanno sversando abusivamente rifiuti lungo le strade. Li saluterebbero militarmente con deferenza oppure contesterebbero un reato ambientale?

Da parte loro, poi, gli stessi militari americani di stanza nel menzionato “pentagono della guerra” – il territorio compreso fra le installazioni militari USA e NATO di Licola, Lago Patria, Gricignano d’Aversa, Bagnoli e Capodichino – non hanno mancato di lamentarsi del degrado ambientale di questa vasta area della Campania e dell’inquinamento che ne è derivato. Era infatti dello scorso novembre 2013 l’agghiacciante copertina de l’Espresso, il cui titolo (“Bevi Napoli e poi muori”)  ha fatto scandalo, risuonando come un’ulteriore gogna mediatica per una regione già martoriata da quello che è stato giustamente chiamato un “biocidio”. Il fatto è che l’approfondita ricerca svolta dalla N.S.A. (Naval Support Actrivity) della Marina statunitense risaliva al giugno 2010, e quindi a più di 3 anni fa, ma tanto è bastato perché si creassero ulteriori – quanto inutili – allarmi sulla potabilità dell’acqua e sulla salubrità dell’area in questione. L’indagine trattava 9 aree distinte – comprese tra Capodichino e Casal di Principe- nelle quali erano comprese 117 residenze di militari americani di stanza in quella zona. Gli studi scientifici ed epidemiologici risalivano a circa 3 anni fa e definivano il rischio ambientale in termini molto severi. Ma come mai tutto ciò non ha impedito affatto che nell’area già militarizzata di Lago Patria s’insediasse uno dei più grandi ed affollati centri di comando della NATO? D’altra parte, il suo personale – oltre a sentirsi sottoposto al suddetto rischio sanitario ed ambientale – difficilmente potrebbe essere considerato estraneo al problema in sé, visto l’indiscutibile impatto della nuova comunità residente su quel territorio.

Ecco perché l’idea che a presidiarlo, per scongiurare ulteriori inquinamenti e per garantire le operazioni di bonifica, siano contingenti delle forre armate italiane non mi sembra particolarmente brillante, soprattutto se inserita in un decreto che presenta altri aspetti deboli e contraddittori. In tal modo la disgraziata “terra dei fuochi” rischia di diventare ancor più la terra delle armi da fuoco e delle aree sottratte al già controllo delle autorità civili, a loro volta assediate da ben altre ‘forze armate’.  Ma si sa, queste sono solo le fisime dei soliti pacifisti…

© 2014 Ermete Ferraro (https://ermeteferraro.wordpress.com