Etimostorie #5: TERRA

In occasione della “Giornata Mondiale della Terra” – che ricorre il 22 aprile – forse non è inutile approfondire l’origine dei vocaboli che, nelle varie lingue, designano spesso sia la materia ‘terra’, sia il pianeta che dovrebbe essere la nostra ‘casa comune’. 

Cominciando dalla parola latina TERRA (generatrice a sua volta del francese TERRE, dello spagnolo TIERRA, del portoghese TERRA, del rumeno ŢARĂ, del gaelico TÎR/TIR), scopriamo che la sua origine è legata al concetto di ‘asciutto’, in quanto è una materia TERSA. L’aggettivo deriva a sua volta dalla radice verbale sanscrita TŖS-YÂMI (aver sete), che ritroviamo anche nel greco TERSÔ/TERSAINÔ (seccare, asciugare) e nello stesso verbo latino TORREO (seccare, abbrustolire). In questo caso, quindi, siamo di fronte ad un termine di natura esclusivamente… geologica, senza alcun riferimento a chi abita quella distesa emersa dalle acque.

Altrettanto può dirsi per EARTH, dall’antico inglese EORÞE (terreno, terra asciutta), a sua volta derivante dal Proto-germanico *ERTHO e, probabilmente, da una radice indoeuropea *ER-, con lo stesso significato. È così anche per il greco ΓΑIΑ > ΓΗ (GAIA > GHE/GHI), indicante il suolo, il terreno, la terraferma, ma anche antroponimo riferito alla dea madre.

Un discorso diverso va fatto invece per il termine ebraico אֲדָמָה (ADAMAH) che ugualmente designa la terra, il suolo, in quanto collegato all’aggettivo אדם (ADAM, ADOM, indicante il colore rosso). In questo caso, però, la tradizione ebraica trasmessa biblicamente collega direttamente l’umanità al suo ambiente fisico, in quanto il nome conferito dal Creatore alla sua creatura finale è proprio ADAM. Da qui, d’altronde, è derivata in larga parte la visione antropocentrica ancora molto presente (secondo la quale sarebbe quasi l’Uomo-Adamo a dare il nome alla Terra-Adamah, come se fosse un suo dominio), sebbene il racconto biblico ci racconti il contrario. Dio il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente”. (Gen. 2:7). L’umanità, dunque, è frutto e prodotto della terra, non viceversa, per cui sarebbe bene ragionare in una prospettiva più biocentrica, o quanto meno in una visione teocentrica, in cui uomo e terra dovrebbero essere comunque strettamente legati da un rapporto di dipendenza reciproca, di rispetto e di ‘cura’, per citare un termine più volte usato da Papa Francesco.

Qualcosa di simile possiamo dire anche per la parola indiana भूमि (BHUMI), indicante un’estensione di terreno, ma dalla quale sono derivati vocaboli fondamentali per la nostra comprensione di questo stretto rapporto. Da sanscrito bhumi, infatti, ha avuto origine il nome della creatura della terra (bhuman), da cui forse anche HOMO, la creatura che dovrebbe avere il più forte vincolo con la terra (HUMUS) da cui deriva. A patto di imparare a mostrare più …humilitas, non dimenticandosi della sua origine ‘terrena’, ed un reale rispetto per “sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba” (Francesco, Laudes creaturarum).

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© 2022 Ermete Ferraro

Etimostorie #4: CONFLITTO

Le parole per dirlo

Parola tornata drammaticamente di attualità in occasione della brutale invasione armata dell’Ucraina da parte delle forze armate russe, ‘conflitto’ non è però sinonimo di ‘guerra’ [i], che rappresenta solo la sua manifestazione più violenta e distruttiva.  Basta consultare qualche dizionario etimologico per verificare che, analizzando l’origine latina di questo termine, siamo di fronte più che altro ad una situazione di ‘urto’, di ‘collisione’, fra due o più situazioni, idee o interessi.

«Discordia, contrasto tra individui o entità, che può essere gestito pacificamente, con accordi o appellandosi a regole condivise (come è tipico in una democrazia); oppure con il tentativo di una parte di imporsi con la violenza (sostantivo) […] dal latino conflictus ossia “urto, scontro”, derivazione di confligere, cioè “confliggere, cozzare”, “combattere”» [ii].

Il verbo di cui ‘conflitto’ è il participio passato, con valore sostantivale, è infatti con-fligere, il cui senso è: “urtare una cosa con un’altra…percuotere” [iii]. Altre possibili traduzioni del latino fligere sono anche: battere, bussare, colpire, etc. [iv], per cui l’idea di fondo resta quella di un urto, una collisione, o comunque un confronto, fra realtà diverse non coincidenti, se non opposte. Anche se consultiamo un dizionario etimologico inglese, infatti, troviamo:

«inizi del XV sec., “contendere”, combattere, dal latino conflictus, participio passato di confligere “colpire insieme, essere in conflitto” […] Significato “essere in opposizione, essere contrari o diversi…» [v].

Una rapida carrellata geo-linguistica ci conferma in gran parte quanto questa radice sia ampiamente comune (fra. conflicte, cast. conflicto, cat. conflicte, rum. conflict, por. conflito, ted. konflikt, ola. conflict…). Perfino nelle lingue slave questa base lessicale è presente (rus., ser. e bul. конфликт, pol. konflikt). Le cose cambiano poco se lo stesso concetto è espresso col differente vocabolo greco συγκρουσηsynkrousi (che appunto significa scontro, collisione, confronto, da krousi = colpo, percussione + pref. syn = con [vi]). Perfino nella lingua hindi troviamo टकरावtakrānā, la cui radice ci riconduce all’idea di urto, collisione [vii].

Il vocabolo cinese corrispondente (冲突 chōngtú) e quello giapponese 衝突shōtotsu) denotano la medesima idea. In ambito semitico, il termine ebraico utilizzato è סְתִירָהstiva’ indica una contraddizione o discrepanza [viii] ed anche il vocabolo arabo نزاع nizae fa riferimento ad una disputa, un giudizio, tra parti in disaccordo [ix].

Con-fliggere non vuol dire in-fliggere

Il vero problema, a questo punto, è se il conflitto – che come si è visto evoca comunque un confronto, uno scontro, un urto tra realtà, visioni ed interessi divergenti – debba avere necessariamente un vincitore ed un vinto, oppure possa concludersi differentemente, in maniera non distruttiva e senza prevaricazione o imposizione violenta di una delle parti in causa, e quindi mediando tra di esse e cercando vie d’uscita inesplorate.

Ovviamente la risposta di un “convinto della nonviolenza” è no, in quanto i conflitti – che pur non vanno mai negati, ignorati o peggio repressi – possono avere esiti molto diversi, creativi ed alternativi non solo alle guerre, ma anche alle comuni soluzioni in cui una parte deve comunque soccombere, secondo la teoria dei “giochi a somma zero” [x].  Ecco perché esplorare le tecniche per trasformare i conflitti – o meglio, secondo l’espressione di J. Galtung, trascenderli [xi] – resta un obiettivo fondamentale per chi intende contrastare l’ineluttabilità della violenza in genere e dei conflitti armati in primo luogo, educando i giovani alla pace e alla nonviolenza attiva [xii].

Mi sembra interessante, infine, citare quanto osservava in proposito il teologo mons. Nunzio Galantino, ribadendo che i conflitti possono, e devono, trovare soluzioni diverse da quelle cui purtroppo siamo abituati, rivalutando la loro carica positiva e generativa.

«Sempre e comunque il conflitto si colloca e ci colloca in un contesto relazionale. Relazione con l’altro da me e/o relazione con me stesso. […] Ha proprio ragione l’imperatore stoico Marco Aurelio: “È conflitto la vita, è viaggio di un pellegrino”; e, con lui K. Marx, quando scrive: “Non vi è progresso senza conflitto: questa è la legge che la civiltà ha seguito fino ai nostri giorni”. L’etimologia della parola conflitto dà ragione dell’approccio semantico positivo fin qui seguito […] Sia in Lucrezio [De Rerum Natura] sia nel De officiis di Cicerone questo verbo rimanda alla possibilità di fare incontrare, confrontare, riunire, avvicinare. Solo più tardi confligere acquisterà il significato di combattere, contendere, urtare ostilmente. L’etimologia ci consegna quindi originariamente la parola conflitto come incontro generativo tra realtà differenti».[xiii]


Note

[i]  Cfr. E. Ferraro, Etimostoria #2: GUERRA, https://ermetespeacebook.blog/2022/02/27/etimostorie-1-guerra/

[ii]  Cfr. voce ‘conflitto’ in Wiktionary, https://it.wiktionary.org/wiki/conflitto

[iii] Cfr. voce ‘conflitto’ in Etimo.it, https://www.etimo.it/?term=conflitto

[iv] Cfr. ‘fligere’ in Glosbe.com, https://it.glosbe.com/la/it/fligere

[v]  Cfr. ‘conflict’ in Etymonline.com, https://www.etymonline.com/word/conflict

[vi]  Cfr. https://el.wiktionary.org/wiki/%CE%BA%CF%81%CE%BF%CF%8D%CF%83%CE%B7  e https://el.wiktionary.org/wiki/%CE%BA%CF%81%CE%BF%CF%8D%CF%83%CE%B7

[vii]  Cfr. https://en.wiktionary.org/wiki/%E0%A4%9F%E0%A4%95%E0%A4%B0%E0%A4%BE%E0%A4%B5

[viii]  Cfr. https://context.reverso.net/traduzione/ebraico-italiano/%D7%A1%D6%B0%D7%AA%D6%B4%D7%99%D7%A8%D6%B8%D7%94

[ix]  Cfr. https://en.wiktionary.org/wiki/%D9%86%D8%B2%D8%A7%D8%B9

[x] Cfr. voce “teoria dei giochi” in Wikipedia.it – https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_dei_giochi

[xi]  J. Galtung, Conflict Trasformation by Peaceful Means (The Transcend Method). https://gsdrc.org/document-library/conflict-transformation-by-peaceful-means-the-transcend-method/

[xii]  Per approfondire tale aspetto, cfr. E. Ferraro, “RiconciliaAzioni”, Ermetes’ Peacebook 12.05.2020 –  https://ermetespeacebook.blog/2020/05/12/riconcili-azioni/

[xiii]  Mons. N. Galantino, “Abitare le parole/ conflitto”, il Sole 24 Ore, 16.06.2019 – http://www.nunziogalantino.it/wp-content/uploads/2019/06/Conflitto_Abitare-le-parole.pdf

Etimostorie #3: RICONCILIAZIONE

 Le parole per dirlo…

Far parte di un Movimento che porta nella sua ragione sociale la parola riconciliazione non è come aderire ad una qualsiasi organizzazione genericamente pacifista. Ma diciamo la verità: questo termine resta non molto familiare alla cultura cattolica, pur riferendosi ad un concetto genuinamente evangelico. Infatti, l’I.F.O.R. (International Fellowship of Reconciliation) fu ispirata già nel 1914 – e fondata ufficialmente nel 1918, dopo la carneficina della prima guerra mondiale – da appartenenti alla cultura protestante, in particolare all’ambiente del pacifismo di matrice quacchera, a sua volta derivante dalla corrente calvinista-puritana. [i]  

‘Riconciliazione’, linguisticamente parlando, è comunque un significante che racchiude varie sfumature di significato. Trattandosi di un termine appartenente alla dottrina ebraico-cristiana, bisogna perciò risalire ai vocaboli originari ed alla loro evoluzione semantica. Il concetto di ‘riconciliazione’ ricorre nella Bibbia otto volte: cinque nell’Antico Testamento (la Tanach degli Ebrei) e tre nel Nuovo. Nel primo caso lo troviamo nel Levitico, nel II libro delle Cronache e tre volte nei libri profetici (due in Ezechiele ed una in Daniele[ii], espresso in lingua ebraica tre volte da כָּפַר (kafar) e due da חָטָא (chatà). Il primo vocabolo è una radice primitiva, che indicava letteralmente l’azione di ‘ricoprire’ (ad es. una strada col bitume) e in senso traslato quella di ‘perdonare’, ‘condonare’, ‘annullare’, ‘cancellare’ etc. Il secondo si riferiva ad azioni simili, come quella di ‘purificare’, ‘sopportare una perdita’, ‘espiare’, pur designando anche concetti come ‘sbagliare’ o ‘commettere peccato’. [iii]  

Nella versione originale del Nuovo Testamento, in lingua greca questo concetto ricorre tre volte ed è utilizzato solo nelle Epistole: due voltenella II Lettera ai Corinzi ed una nella Lettera ai Romani. Il vocabolo utilizzato da Saul/Paolo di Tarso è καταλλαγ (katallaghé) ed il relativo verbo καταλλάσσω (katallàsso), il cui significato letterale aveva a che fare con lo scambio commerciale, il cambio di monete, mentre in senso traslato indicava azioni come: ‘riconciliare qcn.’, ‘tornare nel favore di qcn.’, ‘essere riconciliato con qcn.’. Esso a sua volta derivava dal verbo allàsso’ – preceduto dal prefisso preposizionale katà – che significava ‘trasformare’, ‘scambiare’, ‘rendere altro’ (àllos, -e, -on).

Ma è nella traduzione in lingua latina dell’intera Bibbia – la Vulgata di san Girolamo cui sono ispirate le versioni successive – che compare la parola reconciliatio, alla base dei vocaboli attualmente usati, con poche varianti, negli idiomi neolatini (réconciliation, riconciliazione, reconciliaciòn, reconciliação, reconciliere…) ed anche in lingua inglese (reconciliation), laddove in tedesco è stato utilizzato Versöhnung, la cui radice Sühne rinvia al concetto di ‘espiazione’. [iv]In arabo il vocabolo-nome adoperato è توفيق (tawfiq, da una radice semitica che significa accettazione, conciliazione), mentre in hindi abbiamo सुलह (sulah, derivante dalla radice persiano-araba che indicava la pace, l’accordo).

Se dal verbo latino reconciliare – che traduceva nella lingua dell’impero romano il kafàr ebraico ed il greco katallàsso – scorporiamo i due morfemi modificanti (cioè i prefissi preposizionali re = di nuovo e cum = insieme) ed il suffisso verbale -are, resta come cuore della parola il lessema -cili. Non tutti i dizionari etimologici concordano sul suo significato, attribuendolo ora ad antiche radici verbali (cillo /cilleo/cello), a loro volta derivanti dal greco kéllo (= muovere, spingere), oppure da kaléo (= chiamare). Nel primo caso ‘riconciliare’ significherebbe ‘spingere di nuovo insieme’; nel secondo ‘ri-chiamare insieme’, con una sfumatura semantica che introduce comunque il ruolo d’un mediatore/conciliatore. Da questa divagazione etimologica mi sembra che emergano tre considerazioni:

(a) il concetto ebraico-veterotestamentario di ‘riconciliazione’ (kafàr/chatà) ha sicuramente a che fare col per-dono / con-dono delle azioni negative che hanno ferito una o tutte le parti in causa di un conflitto, grazie alla decisione di cancellare/ricoprire/azzerare quelle situazioni dolorose, senza escludere la espiazione del male provocato;

(b) nell’analogo concetto greco-neotestamentario compare un concetto nuovo: quello di trasformazione/scambio reciproco, nel senso di superamento di una situazione conflittuale cercando un punto d’intesa ‘altro’, del tutto nuovo;

(c) la versione latina non traduce alla lettera né il vocabolo ellenico né il suo antecedente semitico ed introduce altri elementi. Emerge il ruolo di chi svolge la mediazione fra le parti in conflitto (limitandosi a ‘chiamarle’ o ‘spingendole’ ad un dialogo), ma bisogna tener conto anche del fatto che il prefisso latino re-, infatti, ha un significato un po’ ambiguo, in quanto “esprime per lo più il ripetersi di un’azione nello stesso senso o in senso contrario” [v]Nel primo caso il risultato della mediazione porterebbe al ripristino d’una situazione pre-conflittuale (e quindi ad un ritorno al passato), mentre nel secondo condurrebbe ad una soluzione contraria se non opposta, comunque diversa e quindi nuova.

Ma che cosa intendiamo esattamente, oggi, con questa parola? Secondo il dizionario di Repubblica, è definibile come: “Azione, risultato e modo del riconciliare o del riconciliarsi […] SIN. Rappacificazione” [vi]Molto simile anche la definizione del Dizionario Garzanti: “1. il riconciliare, il riconciliarsi, l’essere riconciliato; rappacificazione [+ con]” [vii]e quella del Corriere: “1.Ripresa di rapporti buoni o corretti dopo un litigio o una fase di distacco SIN rappacificazione; fine delle ostilità militari, politiche, ideologiche ecc. fra componenti diverse di una nazione: politica di r.” [viii]. Non dissimili le spiegazioni fornite da Treccani (“1. rimettere d’accordo, far tornare in pace o in buona armonia…”), Hoepli (“1. conciliare di nuovo, mettere d’accordo, rappacificare…”) e Garzanti linguistica (“1. rimettere d’accordo, far tornare in buona armonia; rappacificare [+ con]”. [ix]  per quanto riguarda altre lingue, non fornisce maggiori approfondimenti la consultazione del francese Larousse (“Action de réconcilier des adversaires, des gens fâchés entre eux; fait de se réconcilier…” [x]  né degli inglesi Merrian-Webster (“to restore to friendship or harmony…” [xi] e Cambridge (“a situation in which two people or groups of people become friendly again after they have argued…”. [xii]

In tutti i casi, infatti, la ‘riconciliazione’ è definita come un’azione (come è evidente dal suo stesso suffisso), il cui fine sarebbe: (a) ri-prendere rapporti corretti, (b) rap-pacificare soggetti in conflitto, (c) far tornare l’armonia perduta, (d) ri-pristinare rapporti amichevoli dopo una lite. Torna insistentemente – come nel lemma originario – quel prefisso re- che sottintende una ripetizione, un ritorno ad una situazione di partenza o comunque il rinnovamento d’uno stato precedente.

Ma è davvero questo il significato di ‘riconciliazione’ e del suo abituale sinonimo ‘rappacificazione’? Si tratta di promuovere atteggiamenti e comportamenti che facciano tornare soggetti in conflitto a precedenti rapporti di amicizia ed accordo (il latino pax, oltre a ricordarci la parola italiana ‘patto’rinvia all’antica radice sanscrita *paç /pak/pag, che significava: legare, unire, saldare, accordare), oppure la ‘riconciliazione’ dovrebbe essere qualcosa di diverso e di più profondo?

‘Riconciliare’ e ‘riconciliarsi’, in definitiva, vuol dire fare dei passi indietro, verso un teorico passato migliore da ripristinare, oppure significa darsi una prospettiva del tutto nuova, originale e che punta al futuro?


Note

(*) Questo articolo è stato estratto da un mio precedente saggio: Ermete Ferraro, RICONCILI-AZIONI, Ermetespeacebook, 12.05.2020 > https://ermetespeacebook.blog/2020/05/12/riconcili-azioni/

[i] Vedi: AA. VV., Teoria e pratica della Riconciliazione, Torre dei Nolfi (AQ), Ed. Qualevita, 2008

[ii] Vedi: ‘Reconciliation’ in Blue Letter Bible > https://www.blueletterbible.org/search/search.cfm?Criteria=Reconciliation&t=KJV#s=s_primary_0_1

[iii] Vedi in Blue Letter Bible >  https://www.blueletterbible.org/lang/lexicon/lexicon.cfm?Strongs=H3722&t=KJV     e https://www.blueletterbible.org/lang/lexicon/lexicon.cfm?Strongs=H2398&t=KJV

[iv] Vedi: “Versöhnung” in D.W.D.S. > https://www.dwds.de/wb/Vers%C3%B6hnung

[v]  Voce “re-“ in Treccani, Vocabolario onlinehttp://www.treccani.it/vocabolario/re/

[vi] https://dizionari.repubblica.it/Italiano/R/riconciliazione.html

[vii] https://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=riconciliazione

[viii] https://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/R/riconciliazione.shtml

[ix] https://dict.numerosamente.it/definizione/riconciliare

[x]  https://www.larousse.fr/dictionnaires/francais/r%C3%A9conciliation/67102

[xi] https://www.merriam-webster.com/dictionary/reconciling

[xii] https://dictionary.cambridge.org/dictionary/english/reconciliation

[xiii] Enrico Peyretti, “Appunti sulla nozione di riconciliazione”, in: Teoria e pratica della Riconciliazione, cit., pp. 35-36 (sottolineature mie)

[xxii] Ibidem, p. 78

Etimostorie #2: PACE

UNA PACE VISTA DA ORIENTE…

Se vogliamo definire il significato d’una parola-chiave come ‘pace’, dobbiamo stare attenti a quale vocabolo stiamo facendo riferimento, poiché si tratta di un concetto espresso diversamente nelle varie lingue e che, conseguentemente, rinvia etimologicamente a basi culturali differenti. Infatti, quella parola bisillaba che a noi italiani suona ben nota ed apparentemente di senso comune – se non addirittura scontata – esprime idee differenti in rapporto ad altre lingue. La ricerca sul concetto di PACE va pertanto declinata in base alle parole che sono state utilizzate per denotarlo, in dimensione sia spaziale sia temporale.

I primi due campi semantici sono stati delineati dalle più antiche civiltà, quelle dell’estremo oriente e quelle semitiche. L’ideogramma cinese e giapponese (ĀN) – sostantivo, aggettivo e verbo che significa “pace/pacifico/pacificare” – rappresenta in modo stilizzato una donna sotto un tetto, evocando concetti molto concreti come stabilità e sicurezza, ma anche quelli più ideali di “quiete” e “tranquillità”.  [1] Anche nelle culture semitiche, tale campo semantico è articolato, ma rinvia sostanzialmente ad un’antica radice comune SLM, dalla quale derivano sia l’ebraico שָׁלוֹם (SHALŌM), sia l’arabo السلام (SALĀM).

Per comprendere i significati di shalom (e della radice shlm) […] occorre fare un passo indietro e rivolgersi alla lingua accadica. In questa lingua abbiamo due radici, simili nella forma, e tuttavia ben distinte, che sono slm e shlm. Il verbo salamu mostra i seguenti significati: riconciliarsi, fare la pace; rappacificare, riconciliare. Inoltre troviamo la voce salimu con i sensi di: pace, concordia e riconciliazione con gli dei, favore. Dunque questa radice della lingua accadica esprime chiaramente il senso di pace e riconciliazione. Il verbo shalamu, molto più attestato, ha i seguenti sensi: stare bene; essere in buone condizioni, essere intatto; essere favorevole, essere propizio; avere successo, prosperare; […] mantenere in buona salute […] proteggere, salvaguardare; rendere favorevole […] completare un lavoro; pagare, ripagare, ricompensare. Come si può vedere, tutti questi significati del verbo shalamu non hanno nulla a che vedere con «pace».  [2]

La polisemia del termine – partendo da radici pressocché uguali – rinvia a concezioni differenti, che guardano alla ‘pace’ ora più sul piano spirituale, come concordia ed armonia, ora da un punto di vista più materiale, esprimendo più che altro concetti come benessere, salute e prosperità.

Al primo campo semantico è ascrivibile inoltre la parola indiana शान्ती (SHANTI – ŚĀNTI), che nell’Induismo ci parla prevalentemente d’uno stato di pace interiore, in quanto nell’antica lingua sanscrita significava: pace, calma, tranquillità, quiete. [3]  Anche in questo caso, però, consultando il dizionario, si scopre che questo stesso termine abbraccia ambedue le versioni semantiche:

…शान्ति śānti [act. śam_1] f. pace, calma, riposo; pace del cuore | prosperità, benedizione, felicità…. [4]  

UNA PACE VISTA DA OCCIDENTE…

Non molto diverso, comunque, è il discorso se ci riferiamo alla civiltà greca, nella cui lingua troviamo – sia pure con forme leggermente diverse in dorico, ionico-attico e cretese – il vocabolo ΕIΡHΝΗ (EIRENE), nome proprio della dea della pace.

In Omero…indica una situazione di pace durevole, e si contrappone a filóthj, che è invece il frutto di un accordo […] Benché spesso nei testi sia letterari sia epigrafici eirēnē sia usata semplicemente in contrapposizione a pòlemos ‘guerra’, all’idea della pace è saldamente associata l’idea del benessere materiale […] Una connessione fra pace e benessere si coglie anche in Omero, Od. XXIV 486 “essi tornino ad essere concordi come erano prima, siano bastevoli la ricchezza e la pace… [5] 

Un discorso a parte va fatto per la parola latina PAX, da cui sono derivate moltissime varianti negli idiomi neolatini e non (ital. Pace; rum. Pace; prov. Patz; franc. Paix; spagn. e port. Paz; ingl. Peace, etc.). Etimologicamente, la sua origine risale alla radice sanscrita *PAK- / *PAG- (= fissare mediante un accordo”), dalla quale traspare un terzo campo semantico, connesso a concetti come: legame, unione, composizione, accordo e, ovviamente, patto.

…Trovasi nel sscr. Pâç-a-yami lego […] anche il lat. Paciscor concordo, pattuisco […] gr. Peg-nyo…conficco, collego, compongo […] Accordo conchiuso fra due parti nemiche contendenti, particolarmente in guerra; Concordia, Quiete, Riposo. [6]   …Dalla radice *pag- “fissare” (che è anche la fonte del latino pacisci “alleanza o concordare;” vedi: patto), in base alla nozione di “legarsi insieme” per trattato o accordo[7]

Pertanto, oltre al significato di “concordia/armonia” spirituale ed a quello di “benessere/prosperità” materiale, con questa radice e le parole da essa derivate ci troviamo di fronte ad un terzo significato-chiave, quello più pragmatico di “accordo/patto”, ciò che serve per evitare – oppure a superare – un conflitto. Un significato troppo spesso prevalente sugli altri, che ha quasi ridotto una parola come “pace”, così ricca semanticamente, a puro e semplice contrario di “guerra”.

Se però ci spostiamo nell’ambito di civiltà particolarmente bellicose come quelle germaniche, la parola tedesca indicante la ‘pace’, cioè FRIEDEN (originata – come altre similari: oland: Vrede, sved. Fred. – dalle radici protogermaniche e sassoni *friths / *fridu) [8] ci riporta paradossalmente al concetto di “protezione/tranquillità”, con anche con una sfumatura affettiva, evocante sentimenti quali “amore/amicizia”, come è evidente nel vocabolo inglese friend (amico).

Concludendo questa carrellata spazio-temporale, dietro la parola ‘pace’ – comunque linguisticamente declinata – vediamo affiorare tre diverse basi culturali. La prima, riferita ad un universo interiore e spirituale, ci parla di tranquillità, quiete, armonia, concordia, amicizia. La seconda è ispirata da una concezione più materialista e ci parla invece di benessere, prosperità, pienezza. La terza, infine, rinvia ad una visione pragmatica della vita, in cui i conflitti, oltre che con la violenza, possono essere risolti anche attraverso mediazioni, accordi e patteggiamenti tra le parti in causa.

Ma noi, quando parliamo di pace anche e soprattutto in questo drammatico periodo, a quale di questi tre ambiti semantici ci stiamo davvero riferendo? (*)


NOTE

[1]  Cfr.: https://www.cinesefacile.com/blog-cinese-facile/5-minuti-di-cinese-quando-ce-una-donna-ce-casa ; https://it.wiktionary.org/wiki/%E5%AE%89   ; https://www.infocina.net/caratteri/scheda/23433.html

[2]  Massimo PAZZINI ofm (2008), “I nomi della pace”, Terrasanta, 28.01.2008 (sottol. mie) > https://www.terrasanta.net/2008/01/i-nomi-della-pace/    Cfr. i significati del lemma ‘shalom’ riportati dalla Blue Letter Bible > https://www.blueletterbible.org/lang/lexicon/lexicon.cfm?Strongs=H7965&t=KJV

[3]  Cfr. Shanti, Santi, Śāntī, Śānti: 28 definitions, Wisdom Library >  https://www.wisdomlib.org/definition/shanti

[4]  Cfr. voce ‘Śānti’ in: Sanskrit Heritage Dictionary > https://sanskrit.inria.fr/DICO/63.html#zaanti   (trad. mia)

[5]  “Pace nel mondo greco”, Zetesis (s.d.) > http://www.rivistazetesis.it/Pace_file/Eirene.htm   Cfr. anche voce ‘εἰρήνη’ in: Dizionario Greco Antico > https://www.grecoantico.com/dizionario-greco-antico.php?parola=%CE%B5%CE%B9%CF%81%CE%B7%CE%BD%CE%B7

[6]  Francesco BONOMI, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, voce ‘pace’ nella versione online > https://www.etimo.it/?term=pace&find=Cerca     Vedi anche: Dante OLIVIERI (1961), Dizionario Etimologico Italiano, Milano, Ceschina (voce ‘pace’)

[7]  V. voce ‘peace’ in Online Etymology Dictionary   > https://www.etymonline.com/word/peace  (trad. mia)

[8]  Cfr. etimologia della voce ‘Frieden’ in Der deutsche Wortschatz von 1600 bis heute >   https://www.dwds.de/wb/Frieden#etymwb-1

(*) Questo articolo è stato tratto – con alcune modifiche – da un capitolo del mio libro “GRAMMATICA ECOPACIFISTA”, di prossima pubblicazione presso il Centro Gandhi Edizioni di Pisa.