Il libro grigioverde della difesa

809d13cb-93fc-47d5-b27b-39090ef4836d01medium1 –  Un governo sulla difensiva

Da uno scarno comunicato stampa [i] gli Italiani hanno appreso che, nella riunione del 10 febbraio scorso:

“… il Consiglio dei ministri, su proposta della Ministra della difesa Roberta Pinotti, ha approvato un disegno di legge di delega al Governo per la riorganizzazione dei vertici del Ministero della difesa e delle relative strutture, la revisione del modello operativo delle Forze Armate, la rimodulazione del modello professionale e in materia di personale delle Forze Armate e la riorganizzazione del sistema della formazione.”

Così sintetizzato, il contenuto di questa deliberazione appare poco più che un provvedimento burocratico, destinato ad una migliore organizzazione e gestione della Difesa. La realtà è però ben diversa, dal momento che questo atto del Governo segna il punto d’arrivo di una strategia che parte da molto lontano. Sul sito del Ministero della Difesa – in data 10 febbraio 2017 – il titolo ed il relativo occhiello sono un pochino più espliciti: “Libro Bianco, approvato il DDL.  Il CdM ha approvato oggi il Disegno di Legge che consentirà l’implementazione del Libro Bianco per la Sicurezza Internazionale e la Difesa”. [ii] Ciò significa che, mentre noi Italiani eravamo più o meno ipnotizzati dal Festival di Sanremo (che, fra l’altro, non ha perso l’occasione per fare un retorico spot alle Forze Armate, impegnate come protezione civile antidisastri), il governo Gentiloni stava chiudendo il cerchio di una vicenda iniziata quasi tre anni fa.

In effetti il Libro bianco per la sicurezza nazionale e la difesa porta la data del luglio 2015, ma le sue  pagine (nella prima versione sono 130, ma poi diventano 66) nascono da una decisione del Consiglio Supremo  di difesa del marzo 2014 e dalle ‘Linee Guida’ approvate nel giugno seguente. Lo stesso organo ne ha approvato il testo nell’aprile 2015, passandolo alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato.

L’attuale DDL approvato in CdM, quindi, assume significato solo se visto nel contesto di questo processo di profonda riforma della macchina militare italiana, i cui pilastri sono in quel documento-quadro, del quale riporto alcuni stralci:

  1. « 54. Il fine ultimo della politica nazionale di sicurezza internazionale e difesa è la protezione degli interessi vitali e strategici dell’Italia. Tale obiettivo richiede che sia assicurata la difesa dello Stato e della sua sovranità, che sia perseguita la costruzione di una stabile cornice di sicurezza regionale e che si operi per facilitare la creazione di un ambiente internazionale favorevole. […]

  2. Come enunciato nelle Linee Guida a questo documento, il ruolo dell’Italia nel mondo è determinato dai nostri interessi vitali e strategici come Nazione e come membro di rilievo della comunità internazionale. In realtà, tali due fattori sono intimamente legati, poiché gli interessi nazionali hanno una dimensione necessariamente internazionale. […]

  3. Non trascurando la difesa del territorio nazionale, degli spazi marittimi e aerei sovrani, la nostra libertà, la sicurezza dei nostri cittadini e il futuro benessere del nostro Paese, sono dunque dipendenti da una diffusa stabilità mondiale, dall’esistenza di un sistema internazionale che tuteli il rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali delle persone e dallo sviluppo economico globale. Tali condizioni non possono essere disgiunte dalla volontà e dalla capacità nazionale di sapersi collocare all’interno di tale sistema con credibilità e autorevolezza, e dalla partecipazione attiva alla sua preservazione e rafforzamento. […]

  4. […]  la nuova struttura di sicurezza e difesa nazionale poggerà su tre pilastri: L’integrazione europea. La compenetrazione della difesa nazionale con quella di altri Paesi sarà ricercata in primis con i partner dell’Unione europea. Pur comportando una progressiva e accentuata interdipendenza e una condivisione di sovranità, rappresentano una scelta razionale e una priorità politica sia una maggiore integrazione nel settore della sicurezza e difesa, sia lo sviluppo di cooperazioni più strutturate e profonde, sebbene non esclusive, con i Paesi a noi più vicini per interessi, legami storico-culturali e valori di riferimento. La coesione transatlantica. La comunità transatlantica costituisce il secondo e più ampio cerchio di garanzia della difesa del Paese; la NATO, che ha garantito la pace nella regione Euro-atlantica per quasi sessanta anni, rimane l’organizzazione di riferimento per questa comunità. Nel tempo la NATO è evoluta, assumendo un ruolo più ampio e diverso, ma è nella dimensione della difesa collettiva che essa trova la sua perdurante centralità. Ad oggi, solo l’Alleanza fra nordamericani e europei è in grado di esercitare la dissuasione, la deterrenza e la difesa militare contro qualunque genere di minaccia. ‐ Le relazioni globali. L’Italia, è parte attiva della comunità internazionale e partecipa alle dinamiche d’interrelazione che in tale ambito si sviluppano sia a livello bilaterale sia multilaterale. Riconosce nell’ONU il riferimento principale e ineludibile di legittimazione, in particolare per ciò che attiene alle questioni di sicurezza internazionale.

  5. La dimensione della sicurezza euro-atlantica è vitale per la difesa del Paese e la tutela degli interessi nazionali. Solo l’Alleanza atlantica può assicurare una sufficiente capacità di deterrenza e difesa del territorio euro-atlantico da un’eventuale minaccia di tipo militare convenzionale che, sebbene non sia al momento giudicata probabile, non è neppure escludibile. L’unica strategia in grado di massimizzare la cornice di sicurezza e di mitigare i rischi relativi è quella di un’attiva partecipazione alla NATO. » [iii]

Credo che a nessuno sfugga che  il linguaggio adoperato nel Libro bianco – con la sua insistenza martellante sull’esigenza di tutelare non ben definiti  interessi vitali e strategici dell’Italia”abbia poco a che vedere con l’art 11. della Costituzione della Repubblica Italiana [iv], nel quale si dichiara solennemente che “…l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.  Peraltro, lo stesso art. 52 della Costituzionenel quale si parla della “difesa della Patria come sacro dovere del cittadino”  – non sembra proprio combaciare con questo nuovo concetto di difesa come garanzia della “sicurezza internazionale” o quanto meno “euro-atlantica”.

 

modificato32 – Il “libro giallo” della Difesa

Fatto sta che le uniche notizie sul DDL sono quelle riportate dai media – sulla base della citata nota della Presidenza del Consiglio e del comunicato stampa diramato dal Min.Dif, nel quale si legge:

«Il ddl è costituito da 11 articoli e  introduce una serie di indicazioni contenute nel Libro Bianco per avviare il progetto di riforma dello strumento militare  in una prospettiva di medio termine. Lo scopo è quello di realizzare un’organizzazione che possa meglio assolvere ai compiti istituzionali  e rispondere a moderni criteri di efficacia , efficienza ed economicità. L’intervento normativo prevede disposizioni diretta applicazione inerenti alla “governance”, all’alta formazione, alla sanità, all’avanzamento dei dirigenti militari; conferisce delega al Governo per la revisione del modello operativo delle Forze armate, la rimodulazione di quello professionale nonché del sistema di formazione. E’ inoltre prevista l’introduzione di modelli organizzativi per assicurare la collaborazione tra la Difesa, l’industria, il mondo universitario e della ricerca.» [v]

Dal burocratese dei militari trasparirebbe solo una semplice riorganizzazione delle forze armate italiane in chiave aziendalista, eppure basta pensare al tempo trascorso dalla pubblicazione del Libro bianco per capire che la portata della decisione del governo italiano è ben altra. Strano che i cosiddetti  organi d’informazione mostrino di non esserne accorti, limitandosi ad una superficiale lettura di tale provvedimento.  Ancor più strano ed anomalo è che il testo approvato solo una settimana fa dal Consiglio dei Ministri sia ‘scomparso’ dal sito ministeriale.

«Pare che la decisione di farlo sparire sia venuta direttamente dalla ministra Roberta Pinotti, d’intesa con il “Generalissimo” Claudio Graziano. Sarebbero, infatti, in corso modifiche editoriali al testo, composto da 11 articoli, nei quali sono contenute le linee guida della riforma delle Forze Armate (riforma che verrà completata nel medio periodo). Se l’indiscrezione venisse confermata sarebbe un fatto gravissimo che richiederebbe, in ogni caso, un nuovo passaggio in Consiglio dei Ministri con le debite giustificazioni per motivare una procedura così sconcertante. » [vi]

I dubbi avanzati, a dire il vero, riguardano ulteriori possibili stravolgimenti di un decreto che, a quanto pare, non sarebbe ben visto dagli stessi militari, in quanto tende a razionalizzare la spesa della difesa, tagliando sul personale e creando un organico meno di carriera e più ‘misto’. Come spiega un’altra fonte giornalistica, insomma, gli Stati Maggiori saranno un po’ ‘prosciugati’ ed ogni arma dovrebbe cedere qualcosa “per evitare sprechi e sovrapposizioni.”  [vii]

Ma attenzione: ciò non comporterà affatto una riduzione delle spese militari, ma solo una loro rimodulazione efficientistica, togliendo un po’ di risorse al personale solo per assicurare introiti più sicuri e stabili al complesso militare-industriale. Basta sbirciare nelle pagine di un giornale come ‘Milano finanza’, infatti, per trovare dichiarazioni della stessa Ministra che confermano tale impostazione:

« …”E’ un provvedimento molto importante a cui stiamo lavorando da tre anni”, ha detto in conferenza stampa la ministra della Difesa Roberta Pinotti,  […] Ci sono cose attese che vengono introdotte nel documento sulla strategia industriale e tecnologica. La legge di finanziamento della difesa che diventa sessennale e che sarà approvata però dal Parlamento”, ha detto Pinotti, spiegando che si è cercato di supplire alla “mancanza di orizzonte certo” penalizzante per le aziende che investono sui progetti.» [viii]

La verità è che, come ci relaziona con grande precisione il rapporto annuale ‘MILEX 2017’  [ix] – presentato in questi giorni dall’Osservatorio sulle spese militari italiane il bilancio della Difesa è in aumento. Si sono raggiunti infatti i 23,3 miliardi, pari all’1,4% del PIL , con un incremento del 21% rispetto a quella stanziata nel 2006, con la sola spesa per gli armamenti aumentata del 10%  e con uno stanziamento per le missioni italiane all’estero pari a 1,28 miliardi (il 7% in più rispetto al 2016).   Data l’entità delle cifre, al di fuori di quelle familiari ai comuni cittadini, bene fa il settimanale VITA a sbriciolarne la drammatica entità in termini più quotidiani e comprensibili, spiegandoci che, in altri termini: “Per l’anno 2017 l’Italia destina circa 23,3 miliardi di euro alle spese militari, pari a oltre 64 milioni di euro al giorno, 2,7 milioni di euro all’ora, 45 mila euro al minuto…” [x]

 

3 –  Dalla guerra a pezzi alla pace intera

Un attento studioso che ha cercato di svelare l’enigma del ‘libro giallo della Difesa’ è Manlio Dinucci, che così ne commenta il significato in un articolo su il manifesto:

«Alle Forze armate vengono assegnate quattro missioni, che stravolgono completamente la Costituzione. La difesa della Patria stabilita dall’Art. 52 viene riformulata, nella prima missione, quale difesa degli «interessi vitali del Paese». Da qui la seconda missione: «contributo alla difesa collettiva dell’Alleanza Atlantica e al mantenimento della stabilità nelle aree incidenti sul Mare Mediterraneo, al fine della tutela degli interessi vitali o strategici del Paese». Il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, stabilito dall’Art. 11, viene sostituito nella terza missione dalla «gestione delle crisi al di fuori delle aree di prioritario intervento, al fine di garantire la pace e la legalità internazionale». Il Libro Bianco demolisce in tal modo i pilastri costituzionali della Repubblica italiana, che viene riconfigurata quale potenza che si arroga il diritto di intervenire militarmente nelle aree prospicienti il Mediterraneo — Nordafrica, Medioriente, Balcani — a sostegno dei propri interessi economici e strategici, e , al di fuori di tali aree, ovunque nel mondo siano in gioco gli interessi dell’Occidente rappresentati dalla Nato sotto comando Usa. » [xi]

download-paceIl guaio è che, di fronte a quest’assurda strategia militarista riarmista e bellicista, non si avverte nel Paese una reazione minimamente adeguata. E’ vero che siamo da decenni rassegnati a politiche che non tengono alcun conto delle vere priorità economiche e sociali e che sono gestite fuori e comunque oltre la dialettica parlamentare. E’ vero anche che l’italiano medio ha sempre capito poco delle politiche della difesa e che, a loro volta, i suoi rappresentanti istituzionali hanno sempre fatto di tutto per mantenerlo in questa pericolosa ignoranza. Mi sembra però che sia giunto il momento di aprire gli occhi e di smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia. La situazione internazionale diventa sempre più incandescente e l’Italia – lo Stato che dichiara statutariamente di ‘ripudiare la guerra’ – contribuisce da tempo al diffondersi della guerra a pezzi’ denunciata con forza da Papa Francesco.  Il problema è che il movimento per la pace italiano è ancora più spezzettato ed organizzativamente fragile, privo di una bussola chiara ed unitaria, che non può essere rappresentata solo da un pacifismo generico e minimalista, ma deve ritrovare lo slancio del progetto che solo la nonviolenza attiva ed una visione alternativa della difesa può animare. Non ci può essere reazione alle politiche aggressive a livello internazionale, ad esempio, se non cominciamo a batterci, qui e ora, per la smilitarizzazione dei nostri territori e delle nostre città. Se non ci rendiamo conto che i nostri risparmi, depositati in banca, troppo spesso vanno a finanziare il mercato della morte. Se continuiamo a credere nella favola del buon soldato che difende la sicurezza delle strade [xii], ci protegge dagli attacchi terroristici e, per di più, corre ad aiutare eroicamente la protezione civile in caso di disastri e calamità naturali. Se non ci ribelliamo alla presenza invadente della propaganda militare nelle scuole, rivendicando viceversa una corretta educazione alla pace.

Un severo monito ci viene dalle parole dell’ex-presidente russo Mikhail Gorbaciov, da oltre 20 anni attivamente impegnato sulle questioni della pace e dell’ambiente – il quale ha scritto per TIME un commento, di cui riporto un breve ma significativo stralcio.

«Mentre i bilanci statali si sforzano di finanziare i bisogni essenziali delle persone, la spesa militare è crescente. […] Politici e capi militari appaiono sempre più belligeranti e le dottrine della difesa più pericolose. Commentatori e personaggi televisivi si stanno unendo al bellicoso coro. Tutto questo dà l’impressione che il mondo si stia preparando alla guerra. […] Nel mondo moderno le guerre devono essere messe fuori legge, perché nessuno dei problemi globali che stiamo fronteggiando può essere risolto dalla guerra – non la povertà, l’ambiente, le migrazioni, la crescita demografica o la riduzione delle risorse. » [xiii]

Insomma, alla ‘guerra a pezzi’ dobbiamo contrapporre – a tutti i livelli della vita civile – una pace intera, senza scindere il pacifismo dall’antimitarismo, la difesa della pace da quella dell’ambiente,  il rifiuto della logica gerarchica del ‘signorsì’  dal quotidiano ripudio di logiche antidemocratiche che spesso nascono dalla nostra delega a ‘chi sa’ ed a ‘chi può’. La nonviolenza non è solo un’alternativa al modello difensivo armato e militarizzato, ma è una scelta che ognuno può fare, al proprio livello, per dire no a chi ci vuole ignoranti, allineati e coperti ed incapaci di reagire. E’ per questo che bisogna fare un appello forte a chi ci rappresenta in Parlamento affinché questo ulteriore snaturamento della nostra Costituzione sia sventato. Ma questo non può bastare, se dal Paese non giungono segnali di una vera riscossa civile, frutto di un’accresciuta consapevolezza e di una rinnovata volontà di resistere.

downloadP.S. – Negli 8 minuti ca. che hai impiegato a leggere questo articolo lo Stato italiano ha speso 360.000 (trecentosessantamila) euro in spese per la difesa.

 

N O T E ——————————————-

[i]  http://www.governo.it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-12/6727

[ii]  Min. Difesa, Libro Bianco, approvato il ddl > http://www.difesa.it/Primo_Piano/Pagine/Libro-bianco-approvato-il-ddl.aspx

[iii]  Ministero della Difesa, Libro bianco per la sicurezza nazionale e la difesa http://www.formiche.net/files/2015/04/LB_2015.pdf

[iv]  Cfr. https://www.senato.it/documenti/repository/istituzione/costituzione.pdf

[v]   Min. Difesa, Libro Bianco, approvato il ddl, cit.

[vi]  G. Paglia, Il ‘Libro Bianco’ della difesa si tinge di giallo > http://www.lultimaribattuta.it/60786_libro-bianco-giallo

[vii] S. Vespa, Come cambieranno le Forze armate secondo Gentiloni e Pinotti > http://formiche.net/2017/02/11/come-cambieranno-le-forze-armate-secondo-gentiloni-e-pinotti/

[viii]  Difesa, ok del Cdm a ddl; pià garanzie temporali all’industria > http://www.milanofinanza.it/news/difesa-ok-cdm-a-ddl-piu-garanzie-temporali-a-industria-201702101554264504

[ix]  Il testo del Rapporto MILEX 2017 è scaricabile (come pdf)  sul sito milex.org > https://www.dropbox.com/s/r9692pnie81lkfb/MIL%E2%82%ACX2017.pdf?dl=0

[x]  L. M. Alvaro, “Ogni giorno spendiamo 64 milioni di euro in armi “, VITA (15.02.2017), cfr. http://milex.org/2017/02/16/ogni-giorno-spendiamo-64-milioni-di-euro-in-armi/

[xi] M. Dinucci, “Il libro [del golpe] bianco” , il manifesto (14.02.2017) >  https://ilmanifesto.it/il-libro-del-golpe-bianco/

[xii] Sulla c.d. “operazione strade sicure” e sui relativi stanziamenti in bilancio cfr. https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DOSSIER/950875/index.html?part=dossier_dossier1-sezione_sezione5-h2_h2102&parse=si&spart=si

[xiii]  M. Gorbachev, “It looks as if the world is preparing for war”, TIME , Feb. 13, 2017, p. 22

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© 2017 Ermete Ferraro ( http://ermetespeacebook.com/ )