Europa e il toro scatenato (1)

C’è qualcosa di sorprendente, spesso di paradossale, nella scoperta del significato originario delle parole, grazie all’approfondimento della loro etimologia. Prendiamo ad esempio un nome familiare e sempre più mediaticamente ricorrente in questi giorni. Infatti, diciamo ‘Europa’ e pensiamo ad una comunità economica, semmai al parlamento e agli organi esecutivi di quel soggetto politico federale. Un’entità che in teoria dovrebbe corrispondere ad un contesto socio-culturale omogeneo, sebbene tale aspetto sia difficilmente riscontrabile da quando dell’U.E. sono entrate a far parte stati appartenenti all’area baltica, scandinava e slava. Ciò nonostante quando nominiamo l’Europa continuiamo a raffigurarci una confederazione ‘occidentale’ (benché non corrisponda più al vero), atlantica (ma più che altro atlantista) ed ancorata ad una tradizione storica ‘carolingia’ (quindi continentale e sempre meno ‘mediterranea’).

Eppure il paradosso è già nella sua stessa denominazione. Infatti, a chiamarsi Europa, secondo Erodoto, sarebbe stata una giovane principessa fenicia concupita da Zeus che, presentatosi a lei in forma di toro, l’avrebbe rapita e portata a Creta, dando origine alla civiltà minoica. Alla base della tradizione occidentale – e del nome della confederazione che se ne ritiene erede – ci sarebbe dunque… una fenicia, una ragazza cananea (Kan’anim, era il nome originale di quel popolo), pertanto semitica e mediterranea. Benché si tratti solo di un mito, è evidente quanto ciò strida con la visione politica dell’Europa attuale: da sempre filo-atlantica, schierata in favore di Israele e poco sensibile alla tragedia dei Cananei di oggi, cioè i Libanesi, i Siriani ed i Palestinesi.

Nel mitologico rapimento della poveraEuropa da parte del ‘toro scatenato’ Zeus non è difficile leggere un violento processo di occidentalizzazione ed asservimento dei popoli semitici. La stessa furia egemonica che si manifestò in seguito nelle guerre dei Romani contro la potenza navale punico-fenicia nel Mediterraneo. In fondo, la stessa logica geostrategica dell’egemonia militare della NATO nell’area mediterranea, nord africana, balcanica e mediorientale, il cui caposaldo è il Joint Force Command (JFC) che ha sede a Napoli. Tutto ciò, ovviamente, in nome della ‘difesa’ dall’invadenza islamica a sud e russa a est, e sotto la nobile dichiarazione di voler “preservare la pace, la sicurezza e l’integrità territoriale degli Stati membri dell’Alleanza[1].

Ma se la logica imperialista della NATO è evidente, molto meno scontato sarebbe il ruolo subalterno che la nostra non più giovane Europa (forse ancora traumatizzata dal simbolico ‘ratto’ da parte del toro scatenato USA…) si è data non da ora sul piano internazionale. L’illusione di una politica estera autonoma dell’U.E. e di una ‘difesa europea’ alternativa all’Alleanza Atlantica, in effetti, è svanita molto presto. Non solo il giogo indefettibile della nostra appartenenza alla NATO non è mai stato messo in discussione, ma anzi, come si legge sul sito del Consiglio Europeo: “In questo momento critico per la sicurezza euro-atlantica, il partenariato strategico UE-NATO è più solido e pertinente che mai.” [2]. Si continua allora a discutere della ‘difesa comune europea’, ma esclusivamente in chiave aggiuntiva e non sostitutiva dei già onerosi impegni economici assunti dagli stati ‘atlantisti’. Si parla poi sempre più di ‘cooperazione strutturata permanente’ (PESCO [3]), avviata nel 2017 e da 20 anni operativa attraverso l’Agenzia Europea per la Difesa (EDA), ma non certo in chiave anti o extra NATO. Il suo obiettivo, infatti, è stato così esplicitato: “… pur non creando un esercito dell’UE, l’UE può aiutare i suoi membri a comprare, sviluppare e gestire insieme nuove risorse. Ciò aiuta a risparmiare denaro, consente ai militari di lavorare insieme a stretto contatto e rafforza la NATO”.[4]

Ecco dei dati assai illuminanti:

La spesa militare aggregata dell’UE e dei Paesi europei della NATO ha raggiunto i 346 miliardi di dollari nel 2022, con un aumento dell’1,9% in termini reali rispetto al 2021 e del 29,4% rispetto al punto di minimo del 2014. È quasi quattro volte la spesa della Russia e l’1,65% del PIL totale”. [5]  Si tratta di una situazione già preoccupante, eppure c’è chi vuol  andare oltre in quest’assurda logica militarista e bellicista. Alla recentementeapprovata missione navale UE nel Mar Rosso (denominata non a caso ‘Aspide’…) prenderà parte anche l’Italia, con una ulteriore ed allarmante escalation militare da parte di questa Europa, sempre più…antifenicia, nonostante il proprio evocativo nome.

(*) Pubblicato su “NUOVA VERDE AMBIENTE” – 1/2024, p. 33

NOTE


[1] JFCNP, “Our Mission”, https://jfcnaples.nato.int/

[2] Consiglio dell’U.E., “Cooperazione UE-NATO”, https://www.consilium.europa.eu/it/policies/defence-security/eu-nato-cooperation/

[3] Cfr. https://www.eeas.europa.eu/eeas/permanent-structured-cooperation-pesco-factsheet-0_en

[4] Cfr. https://eda.europa.eu/what-we-do/eda-in-short

[5] RIPD,” La spesa militare europea è nell’interesse dell’umanità?”, https://retepacedisarmo.org/spese-militari/2023/la-spesa-militare-europea-e-nellinteresse-dellumanita/#:~:text=La%20spesa%20militare%20aggregata%20dell,%2C65%25%20del%20PIL%20totale.

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