
Ancora di più lo è se a darsi da fare per spiegare come e qualmente gli abbattimenti restino ormai l’unica strada percorribile sono assessori verdi, esponenti di associazione ambientaliste e addirittura tecnici regionali ed esperti botanici, dai quali ci saremmo piuttosto aspettati suggerimenti per terapie e soprattutto per interventi di profilassi.
Per carità: non mi permetto di contestare tanti autorevoli interventi, non avendo i titoli per metterne in dubbio le categoriche ed allarmate dichiarazioni. Tutti quanti, infatti, sembrano molto impegnati nell’illustrazione delle caratteristiche di quell’insidioso parassita che ha colpito ormai moltissimi esemplari di palmizi, il cui nome scientifico è Ryncophorus Ferrugineus, ma è diventato noto ormai col nickname di “punteruolo rosso”. Perfino nella risposta ad alcune interrogazioni parlamentari, il Ministero dell’Agricoltura si è diffuso nella spiegazione delle cause che renderebbero, a questo punto, necessario abbattere le troppe piante giù infestate, sorvolando sulle ragioni per le quali si è fatto finora così poco per prevenire e combattere la diffusione del micidiale parassita delle palme. Esso, infatti, sarebbe giunto nelle nostre città attraverso la piantumazione in aree pubbliche e private di esemplari di palme provenienti da zone “sospette”, già segnalate come a rischio. Il ministero, interpellato nel merito, ha però dichiarato di non disporre di nessuno strumento giuridico per impedire l’importazione di queste piante che potremmo definire “extracomunitarie”, aggiungendo perfino che, se anche si dovesse decidere in tal senso, l’importazione di palme “clandestine” proseguirebbe ugualmente, indisturbata, grazie a “triangolazioni” commerciali.
“Opperbàcco!” – avrebbe esclamato a questo punto il buon Totò. Ma come? Il nostro governo, così tanto impegnato nel portare avanti la sua linea dura di “respingimenti” di immigrati clandestini senza neppure accertarne l’eventuale titolo di ‘profughi’ con diritto di asilo, si dichiara invece impotente ad impedire l’arrivo in Italia di esemplari “clandestini” di palme a rischio d’infestazione da “punteruolo rosso”?…
Da noi a Napoli – in base ad una delibera a firma dell’assessore comunale all’Ambiente, il verde Rino Nasti – è già stato deciso di procedere all’abbattimenti di ben 80 palme, che costituiscono lo storico scenario arboreo di due importanti corsi cittadini, entrambi sottoposti peraltro a vincoli storico-ambientali: viale Gramsci e viale Augusto. Pare invece che gli esperti stiano tentando un intervento fitosanitario d’emergenza per salvare i 121 esemplari di “Phoenix” presenti nella Villa Comunale, utilizzando potenti antiparassitari, fra cui l’Amabectina.
Il fatto è che questa precisazione continua a crearmi confusione nella mente: se un trattamento del genere non solo è possibile, ma addirittura è già stato positivamente sperimentato altrove (vedi Roma), perché diavolo un assessore “verde”, con contorno e conforto di tecnici regionali, sta condannando a morte ben ottanta esemplari dei suddetti viali napoletani?
Dice: ormai “i coleotteri si sono moltiplicati a tempo di record e non c’è più speranza di recuperare le piante”. Bella risposta. A patto che qualcuno ci spieghi perché diavolo non si è fatto finora quasi nulla per prevenire la diffusione del dannato Ryncophorus Ferrugineus, visto che il problema è evidente ormai da oltre un anno, come ben sanno i residenti di Viale Augusto e dell’altro storico viale. E’ da un sacco di mesi, infatti, che molte palme di queste strade – capitozzate e, private della caratteristica chioma di foglie palmate – erano state…piantate lì, talvolta incappucciate, a suggerire ai passanti lontani ricordi di falloforie rituali.
Che cosa mai si aspettava per correre ai ripari contro questo pericoloso e diffusivo…mal di palma?
Non sono né un botanico né tantomeno un fito-terapeuta, ma non posso fare a meno di ricordare un’esperienza personale, risale a ben 22 anni fa, che mi pare piuttosto istruttiva. Fresco eletto come primo consigliere dei Verdi alla Circoscrizione Vomero, già nei primi mesi della consiliatura 1987-88 mi capitò d’imbattermi in una questione piuttosto spinosa, per affrontare la quale dovetti ovviamente informarmi e documentarmi opportunamente.
Allora si trattava dell’infestazione da un parassita di cui mi ricordo perfino il nome scientifico (“Corythuca ciliata”), che aveva colpito parecchi dei molti platani – alcuni dei quali davvero antichi – che costituiscono la nota caratteristica delle principali strade vomeresi,. Nel consiglio di quartiere sedeva allora un consigliere estremamente titolato in materia, trattandosi di un noto agronomo, secondo il quale l’unica soluzione possibile sarebbe stata quella più radicale: abbattere tutte le piante della stessa specie, sostituendole poi con esemplari di altra essenza (mi sembra di ricordare che si trattasse del tiglio). Inutile dire che, ovviamente, si sarebbe dovuto provvedere ad acquistarle e metterle a dimora ancora piuttosto piccole, dopo aver speso un’altra barca di soldi per abbattere e sradicare platani che arrivavano mediamente a dieci-dodici metri di altezza.
Ebbene, se in quella circostanza un petulante neo-consigliere ambientalista non avesse messo il dubbio quella autorevole sentenza, sollecitando la convocazione di sopralluoghi tecnici, conferenze di esperti e sollevando pubblicamente il problema, oggi i miei concittadini del Vomero, a distanza di oltre vent’anni, non avrebbero più potuto passeggiare all’ombra di quei frondosi e robusti platani, ma si sarebbero forse trovati a percorrere una striminzita parodia delle parigine Tuileries…..
Insomma: incuria, approssimazione e sospetta insistenza a percorrere la strada degli abbattimenti, rappresentano ormai una costante in una città come Napoli, dove ogni albero è prezioso ma dove, assurdamente, sembra proprio che si continui a far di tutto per cancellarne, in un modo o nell’altro, la sgradita presenza…
Un’altra pianta che è stata ormai sradicata dalla nostra città è quella della democrazia decentrata. Se 22 anni fa è stato possibile che un singolo consigliere circoscrizionale potesse bloccare la strage dei platani vomeresi, è tristemente evidente che oggi gli organismi decentrati (le Municipalità cittadine) al di là delle pompose chiacchiere, non contano più un fico secco, per cui non ci si degna neppure più di richiederne il parere e di seguire l’iter della consultazione decentrata. Basti pensare che in questi ultimi mesi c’è stato qualcuno che ha pensato di replicare, dopo 19 anni, il tentato scempio degli ex-giardinetti di via Ruoppolo, progettando di costruire dei parcheggi sotto l’attuale “Parco Mascagna”, difeso grazie alle lotte dei cittadini e delle associazioni ambientaliste.
Dalla Municipalità competente non è partito nessun grido di allarme, per cui è toccato al presidente di un’altra municipalità – memore della precedente mobilitazione – far partire un’interrogazione in merito, che parrebbe aver bloccato la procedura già avviata.
Il guaio è che la lotta ai parassiti non riguarda solo platani e palme, ma andrebbe estesa ad un certo sottobosco politico-amministrativo locale, sul cui eventuale abbattimento, comunque, non piangerebbe proprio nessuno…