SOMMERGIBILI NUCLEARI? NO, GRAZIE!

Poco o nulla si sa di quanto sia realmente avvenuto 18 giorni fa (La Repubblica, 16.2.09 ,  IL TEMPO, 17.2.09) del luogo esatto, del rilascio di materiale radioattivo, e soprattutto del perché i due sommergibili si trovassero esattamente allo stesso posto ovvero che cosa c’era e c’è in quel posto. Bisogna stare, purtroppo, alle vaghe dichiarazioni dei diretti interessati: i governi ed i comandi militari di Francia e Gran Bretagna. Un fatto è però innegabile: l’assoluta insicurezza dei natanti nucleari, ancor più delle già pericolosissime centrali nucleari terrestri ! Ora nel Golfo di Napoli si è trasferito il Comando della Sesta Flotta della Marina Militare Statunitense per il controllo di Europa, Asia (Medio Oriente) e Africa. Altissima è la possibilità che in esso si trasferiscano anche i sommergibili stazionati alla Maddalena (dove hanno chiuso la base). Il porto di Napoli diverrà quindi il primo della black list dei siti d’appoggio a sottomarini nucleari e portaerei; da qui partiranno sempre più spesso per le operazioni di guerra. Così come i due sommergibili dello scontro (Hms Vanguard e Triomphant), questi mezzi trasportano bombe atomiche ed hanno motori a propulsione nucleare. Alla già gravissima ed assolutamente inaccettabile presenza di portaerei nucleari si aggiunge così l’ipotesi della presenza di sottomarini nucleari, col  rischio non remoto di catastrofi. Il pericolo è molto maggiore anche di un’eventuale eruzione del Vesuvio, perché mentre essa dà segni premonitori e le conseguenze per quanto gravissime si esauriscono con l’eruzione stessa, nel caso di incidente nucleare esso avviene improvvisamente e imprevedibilmente e gli incalcolabili danni durano anche centinaia se non migliaia di anni. A poco o nulla in sostanza vale il pur dovuto e richiesto Piano di Evacuazione della popolazione, peraltro, se esiste, noto forse solo alla Prefettura ed alla Protezione Civile! E’ d’altra parte assurdo che su una questione che riguarda la vita stessa di più di un milione di cittadini possa farsi riferimento da parte del Governo al Segreto Militare o ad accordi militari internazionali. Il silenzio di Regione, Provincia e Comune sulla questione è di una gravità inaudita ed attesta un pericolosissimo servilismo istituzionale ed un totale disinteresse verso la popolazione. Più volte, peraltro, è stata ipotizzata la presenza di materiale nucleare sui fondali del golfo di Napoli e mai è stato fatto un reale accertamento della veridicità di quanto denunciato e conseguentemente nessuna azione è stata attivata per la eliminazione di ogni pericolo, indipendentemente dalla sua provenienza: Paesi della NATO, Russia o qualsiasi altro Stato. "Occorre una eccezionale mobilitazione di informazione alla cittadinanza sugli immani pericoli che si stanno prefigurando ed una azione collettiva rivendicativa per impedire la possibile catastrofe. Organi ed operatori della informazione, se si dimostrano liberi, possono essere di fondamentale importanza" – hanno dichiarato infine Antonio D’Acunto ed Ermete Ferraro, rispettivamente Presidente VASCampania e Responsabile Nazionale VAS per l’Ecopacifismo.

comunicato VAStampa – Ufficio Stampa VAS Campania Contatti: 349 3414190 (Ermete Ferraro)

BAMBINI POVERI E POVERI BAMBINI (1)

 
Un recente studio dell’ISTAT ci ha rivelato che 1 bambino italiano su 4 vive al di sotto della soglia di povertà: una situazione che, all’interno dell’Europa dei 15, assimila la situazione del nostro Paese a quella della Romania. Il secondo dato emerso dall’indagine è che – manco a dirlo – questo grave stato di povertà colpisce soprattutto i bambini meridionali.
Attenzione: non è che altri stati molto più pretenziosi e membri del G8 – come il Regno Unito – navighino in acque molto migliori, visto che la percentuale di bambini britannici indigenti è solo di due punti inferiore (23%), ma questo non cambia le cose né ci può far sentire meno responsabili.
Basta sfogliare la cronaca di Napoli di un giornale, del resto, per imbattersi in notizie sconvolgenti, che ci danno la dimostrazione reale, al di là di ogni statistica, del degrado culturale e sociale, prima ancora che economico, che investe i minori che hanno la sventura di essere nati nella nostra realtà.
 “Fa prostituire le sue bambine per 5 euro: ‘A mamma servivano i soldi per la spesa”, strillava infatti un titolo su IL MATTINO di sabato 14 febbraio; non fai in tempo a riprenderti dal colpo che ti cascano sott’occhio altre due agghiaccianti notizie: “Picchiati per elemosinare. Salvati quattro bambini rom. Vivevano sotto un cavalcavia di corso Malta” e “Raid nel doposcuola: tredicenne il capobanda”.
Sì, bambini poveri, sfruttati, abusati, utilizzati come manovalanza criminale, emarginati nei campi nomadi, “dispersi” scolastici… Bambini costretti a vivere quotidianamente la logica della precarietà esistenziale, del bisogno estremo a confronto con lo spreco più sfacciato, della violenza e della sopraffazione che derivano da una relazionalità utilitaristica e priva di riferimenti, se non a valori etici, quanto meno ai codici popolari di una comunità degna di questo nome.
Bambini poveri, costretti a vivere in bassi e scantinati, dove condividono le bassezze di una promiscuità malata, ma anche a confrontarsi con i modelli di vita di una società sprecona e consumistica, le cui stimmate si ritrovano sulla carne dei ‘guaglioni’ dei vicoli accanto a quelle della miseria e dell’abbandono.
Bambini poveri: eredi d’intere dinastie di miserables; figli (e talvolta precoci padri) di Lazarillos e di lazzaroni, di pischelli  pasoliniani e di carusi siciliani… La novità, semmai, è che la povertà sembra essere diventata un po’ meno discriminante, visto che, chi più chi meno, sta colpendo un quarto di tutti i figli dei “fratellastri d’Italia”, in una specie di macabro federalismo della miseria e del bisogno.
Ma a tali bisogni, va detto, le politiche sociali non danno più risposte adeguate né efficaci,  a causa dei continui tagli all’assistenza, che peraltro proprio il federalismo fiscale farà emergere sempre più drammaticamente.

BAMBINI POVERI E POVERI BAMBINI (2)

 (segue)

Bambini poveri ma, diciamolo, poveri bambini! Chi vive ogni giorno l’esperienza della scuola, dei centri educativi per minori, delle parrocchie, infatti, sa bene che, se è vero che la povertà più scandalosa è quella che non riesce nemmeno a dare risposte ai bisogni primari e materiali dei nostri piccoli, questo non può farci chiudere gli occhi sulla sempre più diffusa povertà di affetti, di riferimenti certi e di valori, che affligge ed immeschinisce la condizione esistenziale di troppi nostri bambini.
Sì: in Italia 1 su 4 è in condizioni d’indigenza, che è una condizione rapportabile a parametri sociali ed economici ben precisi.  Ma chi ci riesce a darci un quadro statisticamente preciso della situazione che presumibilmente affligge un ben più alto numero di bambini, sottoposti a deprivazioni affettive, relazionali, culturali ed etiche, che non sono sempre connesse ad una condizione di povertà materiale?
La storia dell’Italia, ed in particolare degli anni dal dopoguerra in poi, è la dimostrazione evidente che da quest’ultima è sempre possibile uscire. Ma chi ci salverà dalla miseria morale? Chi restituirà ai bambini ciò di cui vengono privati, e che non è possibile procurarsi mettendo mano al portafogli o alla carta di credito?
Quello che è certo è che, mentre nella nostra democratica Repubblica fondata sul lavoro sono stati previsti nella finanziario 2008 ben 23 miliardi di euro per le spese della cosiddetta “difesa”, non si trovano abbastanza soldi per rispondere alle necessità di questi minori e per assicurare loro una vita degna di questo nome…. Per la guerra e l’industria della morte, al contrario, sembra proprio che dollari ed euro non manchino mai, anche in tempo di crisi economica.
Pare che un grande capo indiano, il celebre Toro Seduto, ebbe a dire: “Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica sé stesso per il bene degli altri. È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a sé stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell’umanità.”   E poi dice che i ‘selvaggi’ erano loro…!

VIZI E VIZIETTI (1)

foto: Pete Leonard/Zefa/CorbisUna recente indagine demoscopica – promossa dal mensile Messaggero di sant’Antonio – ci mostra la faccia meno simpatica e buonista degli Italiani, svelandone impietosamente i vizi più diffusi ed avvertiti. Al primo posto c’è la maleducazione, che spesso si manifesta sotto forma di arroganza e di cui si lamentano il 90% degli intervistati. Al secondo posto, con l’80% , troviamo l’individualismo – connotato come consumismo materialistico – mentre il terzo posto, in questo poco onorevole podio, spetta alla indifferenza, il tipico menefreghismo nostrano, denunciato dal 77% dei nostri connazionali come mancanza di senso della responsabilità. La disonestà si classifica quarta (74%) e, in quinta posizione col 71%, emerge lo scarso rispetto per la natura. Pur volendo tralasciare gli ultimi quattro “vizi” emersi dall’indagine (dipendenze, carrierismo, infantilismo, intolleranza), il quadro dei difetti degli Italiani è già abbastanza desolante…
Che dite? Che non c’era bisogno di fare un’indagine per giungere a queste conclusioni? Che basta uscire di casa, in una giornata qualunque, per imbattersi in continue e diffuse manifestazioni dei tipici vizi italioti? Che ne siamo talmente consapevoli che ormai ci ridiamo su, riflettendoci spensieratamente nei personaggi dei cine-panettoni e nelle battute dei cabarettisti?
Beh, l’immagine degli Italiani maleducati, individualisti, strafottenti, imbroglioni e poco attenti all’ambiente effettivamente non è proprio nuova. Il sondaggio del Messaggero, però, ci fa toccare con mano l’incongruenza e l’assurdità di una comunità nazionale che da un lato appare cosciente dei difetti della sua stragrande maggioranza, ma, dall’altro, sembra non rendersi conto che dentro quelle così larghe percentuali – se non altro per probabilità statistica – sono compresi gli stessi intervistati, che di quei “vizi” si sono lamentati…
di erferraro Inviato su Senza categoria Contrassegnato da tag ,

VIZI E VIZIETTI (segue)

Non ho capito: state dicendo che, comunque, tra scostumatezza e disonestà c’è una bella differenza? Pensate che l’indifferenza è ancora meno grave e che, coi tempi che corrono, è difficile sostenere che l’individualismo sia il segno distintivo dei soli Italiani?
 Quello che è certo è che la radice comune di tutti questi difetti la ritroviamo proprio in una visione materialistica, individualistica ed amorale delle relazioni umane, in cui la solidarietà e l’empatia non trovano più alcuno spazio. Le persone sono diventate solo le comparse – e l’ambiente naturale la scenografia – di recite individuali, di tanti monologhi in cui si esercita il l’ipertrofico Ego di chi ha ormai smarrito la dimensione verticale e orizzontale della relazione.
C’è forse da meravigliarsi, allora, se quasi un terzo dei nostri compatrioti si comportano in modo ecologicamente irresponsabile, quando sappiamo che la mancanza di senso di responsabilità e di limiti morali sono alla base di tutti gli altri “vizi” emersi dall’inchiesta? Che c’è di strano se l’unica molla per farci cambiare strada non è la coscienza etica dei nostri gravi errori, ma la paura che le conseguenze di essi possano compromettere la nostra sicurezza e la nostra salute?
Ho appena terminato di scrivere un saggio sul rapporto Dio-uomo-terra che emerge dalla lettura dei Salmi e, tra le considerazioni che ne derivavano, c’è quella che riguarda la vera tragedia cosmica che emerge dalla Bibbia. Il male non fa parte della natura, non è stato creato da Dio, è una macchia quasi inspiegabile, che infanga una realtà uscita dalle sue mani “bella/buona”.
Pensate: nella lingua ebraica ci sono tre vocaboli diversi per indicare il concetto di “peccato”. La prima (hatta’) indica il ‘fallire il bersaglio’ perseguito, e quindi si può rendere etimologicamente con errore; il secondo (awon) rende piuttosto l’idea di una curvatura, una deviazione, e quindi di uno sbaglio (= abbaglio), che induce a cambiare strada; il terzo (pesha’) rappresenta un vero e proprio atto di ribellione alla legge, un volontario de-linquere.
Dice: ma che c’entra questo con l’indagine demoscopica della rivista antoniana? Io credo che c’entra, anche se la parola “peccato” in quel contesto non è stata tirata in ballo. Penso, infatti, che se il Padreterno ci ha lasciato la libertà di errare, di sbagliare e perfino di ribellarci alla Sua legge, forse è un po’ da vigliacchi non assumerci le nostre responsabilità, nascondendoci dietro il comodo paravento del “costume”, della “consuetudine” che fa la regola… Certo, non si può negare che gli Italiani abbiano questi “vizi”, ma non ridiamoci tanto su, perché dentro quell’universo statistico ci siamo anche noi. Cambiare le cose, allora, spetta a ciascuno di noi perché, come ha detto qualcuno, dobbiamo essere noi stessi il cambiamento che ci aspettiamo dagli altri.
di erferraro Inviato su Senza categoria Contrassegnato da tag ,