LE 5 PAROLE DELLA SCUOLA

La prima parte del corso di avviamento all’etimologia, che sto svolgendo nella classe di seconda media nella quale ho solo un’ora di ‘approfondimento’ settimanale, si è conclusa con la pubblicazione di un mio manualetto online e come supporto cartaceo per gli alunni/e che partecipano a questo progetto. Per la seconda parte, di tipo più pratico ed applicativo, ho pensato ad attività di tipo laboratoriale, che richiedono strumenti e tecniche capaci di portare i ragazzi/e ad una verifica personale della competenza acquisita in teoria.
Visitando http://logophilia.in/ – interessante e accattivante sito web indiano tra i più qualificati nella diffusione della ricerca etimologica – ho trovato molto efficace la periodica presentazione d’un esempio concreto di analisi dell’origine e della logophilia1evoluzione semantica di alcune parole molto comuni, raggruppate per ambiti tematici.
Il motto di questa vivace realtà formativa indiana è: “Teach a word, you will help for a day; teach etymology, you will help for lifetime” (“Insegna una parola e darai aiuto per un giorno; insegna l’etimologia e darai aiuto per tutta la vita”). Condivido in pieno questo principio, ragion per cui mi è sembrato che questo genere di “schede” tematiche siano una risorsa particolarmente utile che, nella sua semplicità, può stimolare chi inizia questo percorso a cimentarsi in prima persona con l’indagine etimologica. Se è vero, come si proclama sul sito citato, che le parole sono uno strumento fondamentale per la conoscenza e che un ampio numero di vocaboli possono essere agevolmente decifrati attraverso la comprensione funzionale dell’etimologia, aiutare i ragazzi ed i giovani a verificare direttamente come funziona questa tecnica di analisi, facendone esperienza direttamente, perchè non ispirarsi a questa metodologia? Ecco, allora, che ho cominciato a proporre al mio gruppo-classe la prima delle ‘schede’ etimologiche dedicate a specifiche tematiche. Si tratta delle “5 parole della scuola”, che mi hanno permesso di cominciare con loro questo percorso laboratoriale, discutendo non solo della tecnica etimologica in sé, ma anche di come sia cambiato, nel tempo, il senso di tanti termini di largo uso.
Scavando nelle parole per ricavarne le radici più antiche, quindi, gli alunni/e hanno scoperto, ad esempio, che la “cattedra” non è quela scrivania dietro la quale siedono i loro insegnanti, bensì la “sedia” che – come una volta il trono del vescovo o di un governatore civile – rappresenta il simbolo della loro posizione ed autorità. O anche che “registro” è un termine di origine latina da cui sono derivati anche “registratore” e “registrazione”, trattandosi anche in questo caso di strumenti che servono a “riportare” dati e fatti. Così come hanno scoperto che lo stesso “insegnante” dovrebbe essere una persona capace di lasciare effettivamente un “segno”, una traccia, nella mente e nella coscienza dei propri alunni. Questi ultimi, poi, hanno appreso di chiamarsi così perché l’insegnamento è ciò che nutre – “alimenta” – le loro menti e li fa crescere da ogni punto di vista…..
Ebbene, come si vede da questa semplice esplorazione di cinque parole è possibile allargare il discorso e, soprattutto, incitare i ragazzi/e a seguire gli esempli forniti, provando a fare anche loro gli “Sherlock Holmes” del vocabolario, svelandone misteri e curiosità. Ecco perchè ho deciso di allargare questa esperienza a tutti gli allievi/e delle mie classi, nella speranza che anche in loro si accenda una scintilla d’interesse per la ricerca etimologica e per le sue affascinanti avventure dentro le parole.

ETIMOLOGICAMENTE PARLANDO…

“…..Se noi, consapevoli dell’eredità insita in ogni parola, esaminassimo  i nostri vocabolari, scopriremmo che dietro ogni parola si nasconde un mondo, e chi pratica le parole… dovrebbe sapere che mette in moto dei mondi, che scatena forze polivalenti…”

Heinrich Boll, 1958 (Nobel per la letteratura)

Il titolo di questo post è anche quello del progetto che ho proposto alla scuola media dove insegno, per l’a.s. 2012/13, utilizzando in almeno una classe affidatami l’ora settimanale di ‘approfondimento di lettere’.  E’ un modo per sperimentare un approccio attivo ed innovativo alla riflessione linguistica già prevista dal curricolo della scuola media puntando, in questo caso, sulla scoperta da parte degli alunni/e delle enormi risorse lessicali della lingua italiana. Tutto questo non soltanto in chiave di arricchimento del vocabolario, obiettivo che resta prioritario, ma anche di scoperta dell’evoluzione dell’Italiano, avviando i ragazzi/e delle medie alla ricerca etimologica.

Mi sono sempre meravigliato della scarsa attenzione prestata dalla scuola italiana a questi specifici aspetti della formazione linguistica degli studenti, soprattutto se si tiene conto che esiste una antica e consolidata tradizione di studio del latino e del greco e che in Italia sono state portate avanti in questo campo ricerche molto autorevoli. Il guaio è che lo studio dell’origine delle parole e della loro evoluzione semantica è stato costantemente confinato a livello universitario, senz’alcuna ricaduta sulla formazione linguistica di base dei nostri ragazzi. Non c’è niente di peggio, secondo me, per rendere questo campo di studi un polveroso esercizio accademico, un approfondimento glottologico sicuramente importante, ma del tutto privo di interesse per la maggioranza degli studenti ed anche di chi, dentro o fuori della scuola, vorrebbe forse capire qualcosa di più della propria lingua.

Ho recentemente ripetuto la ricerca su Internet, sperando di trovarvi esperienze recenti di avvio alla ricerca etimologica nella scuola italiana, ma la situazione non mi sembra affatto cambiata. Ciò vale anche per altri Paesi di cultura latina, come la Francia o la Spagna, dove – per quanto ne so – mancano progetti scolastici che vadano in tale direzione. Paradossalmente, per reperire esperienze didattiche di avvio all’etimologia per studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado bisogna spostarsi negli USA.  Ci sono stati e ci sono, infatti, molteplici progetti educativi statunitensi che valorizzano questo strumento di approfondimento linguistico, utilizzando una metodologia d’insegnamento seria ed affidabile, ma anche stimolante e coinvolgente.

Lo stesso termine “etimologia” è un importante oggetto di studio, dal momento che ci rinvia ad una ricerca del senso “vero” (etymòs) delle parole che usiamo, quanto meno nel senso di “originario”. Ci si lascia intravedere, infatti, sia la possibilità di scavare dentro di esse per trovarvi le radici più antiche e comuni, ma anche di ripercorrere l’affascinante evoluzione nel tempo della loro forma e del loro significato. In una società dove le parole stanno progressivamente smarrendo il loro senso, sostituite da slogan, frasi fatte e ‘netichette’ , credo invece che ci sia un gran bisogno di riscoprire il valore ed il significato degli strumenti di comunicazione linguistica. Si tratta, fra l’altro, di un ambito particolarmente adatto a  stuzzicare l’interesse dei ragazzi/e, abituandoli a riflettere su ciò che dicono e scrivono, ma anche ad indagare scientificamente sul senso autentico delle parole.  Da questa ricerca, infatti, emergeranno spesso le assurdità e le contraddizioni di tante nostre espressioni, ma anche divertenti aneddoti sull’origine di certi termini e paradossali stravolgimenti del senso di altre parole. La possibilità di analizzare la propria lingua con metodi che ne evidenziano la struttura interna, infine, credo che sia di grande utilità per la scoperta di collegamenti meno evidenti tra vocaboli e che rappresenti, soprattutto, una grossa risorsa, offerta agli allievi, perché riescano da soli ad avvicinarsi al senso di parole ancora sconosciute.

Presentando il mio progetto, ho chiarito allora che esso non ha solo lo scopo d’accrescere le conoscenze  linguistiche degli alunni/e, ma che persegue anche i seguenti obiettivi didattici:

1)           una reale competenza nel decifrare i segni linguistici, per ricavarne informazioni di grande utilità pratica, ai fini della comunicazione, prima ancora che dello studio delle discipline linguistico-letterarie;

2)           un obiettivo didattico di natura interdisciplinare, in quanto l’approccio etimologico alla propria lingua ne rivela sia gli aspetti storici sia quelli geografici. La scoperta dei ricorrenti meccanismi di formazione e trasformazione delle parole rappresenta inoltre un utile strumento nello studio delle lingue straniere;

3)           un ulteriore obiettivo collaterale, poiché l’introduzione all’etimologia dei vocaboli italiani è un fondamentale strumento di approccio alla lingua latina, finalizzandone lo studio.

Per quanto riguarda l’organizzazione del progetto “Etimologicamente parlando…” , ho previsto di svilupparlo nel corso delle 30 ore disponibili (una alla settimana) con la seguente articolazione:

(a)         parte introduttiva > per chiarire la materia oggetto dello studio e per fornire agli alunni/e gli strumenti lessico-grammaticali di base  per intraprendere una ricerca etimologica;

(b)         seconda parte > incentrata sull’approfondimento dei prefissi, dei suffissi e di tutti gli elementi che modifichino il concetto di base, contenuto in nuce nella radice della parola;

(c)         terza parte > dedicata alla ricerca degli elementi radicali di origine latina, greca e  germanica più ricorrenti nella formazione del vocabolario della lingua italiana;

(d)         quarta e ultima parte > applicativa di quanto appreso, dedicata a concrete esercitazioni all’analisi etimo- semantica di parole molto frequenti del lessico italiano, ma anche di termini desueti e letterari.

Il progetto utilizzerà per la sua attuazione gli abituali sussidi didattici (lavagna, computer di classe e/o LIM, appunti forniti fotocopiati agli alunni/e o dettati in aula, cartelloni riassuntivi, testi scolastici d’Italiano e  dizionari della lingua italiana). Prevedo di avvalermi anche di sussidi bibliografici specifici (manuali, dizionari etimologici…) ed anche fonti multimediali (fornendo collegamenti a siti specifici (per esercizi e giochi linguistici) ed a schede che pubblicherò sul mio sito-web scolastico (Schoolbook).

Sul piano metodologico, seguirà un approccio didattico attivo e coinvolgente, alternando le lezioni frontali col lavoro di gruppo, momenti di discussione, attività  ludiche e vere e, soprattutto, con una sorta di lavoro ‘sul campo’. Avvierò vere e proprie indagini etimologiche a tema (es.: nomi e/o cognomi, denominazione delle discipline scolastiche e/o degli sport, terminologia sanitaria, alimentare, lessico giuridico-costituzionale) e pubblicizzerò le ricerche etimologiche realizzate dal gruppo-classe mediante una pubblicazione finale (cartacea e/o multimediale).

Chiudo ricordando che “parola” – etimologicamente parlando – deriva dal latino “parabola”, a sua volta calco del greco: “parabolé”. Ogni parola, quindi, è qualcosa che viene ‘lanciata’ (gr.: bàllo ) e che percorre una traiettoria (parà) prima di giungere a destinazione. Questo termine ci ricorda anche le parabole evangeliche e la loro capacità di cogliere il segno, utilizzando però una strada metaforica e narrativa.  Bene, se col mio progetto riuscirò a ripercorrere la storia racchiusa dentro una semplice parola avrò sicuramente fatto qualcosa di utile…

© 2012 Ermete Ferraro (https://ermeteferraro.wordpress.com )