UN DIBATTITO… “FUMOSO

di  Ermete Ferraro

Com’era prevedibile, l’Ordinanza del Comune di Napoli che proibisce di fumare nei parchi pubblici, in presenza di minori o di donne incinte, ha suscitato un dibattito confuso e maledettamente… fumoso tra coloro che, innegabilmente, sono costretti ogni giorno a sopravvivere in mezzo alle contraddizioni assurde di questa città.

Certo, i media hanno opportunamente sottolineato che si tratta del primo provvedimento del genere adottato da un Comune italiano, ma la stessa novità e originalità di questa ordinanza, fortemente voluta dall’assessore all’ambiente di Napoli, il verde Gennaro Nasti, sembra essersi paradossalmente ritorta – come un boomerang – contro un’Amministrazione Comunale che fa quotidianamente notizia per la l’invivibilità quasi totale di questa città.

La cosa strana, però, è che mentre la “maglia nera” conferita a Napoli per i suoi demeriti ambientali, come ho fatto notare in un precedente post , non ha provocato nessuna reazione sdegnata, preoccupata né arrabbiata, questa storia del fumo proibito nei giardini pubblici napoletani sembra aver suscitato invece un vero vespaio di commenti, che vanno dall’ironia più sottile alle accuse pesanti, dalla tradizionale diffidenza verso qualsiasi regolamentazione alla reazione stizzita contro ogni forma di proibizionismo.

Ma come? – si chiedono molti cittadini, intervenendo polemicamente nel dibattito – Con tutti i problemi che ha Napoli  (dal traffico impazzito all’emergenza rifiuti, dalle disfunzioni delle amministrazioni pubbliche all’eterna tragedia della disoccupazione…) il Comune va a preoccuparsi proprio di chi si fuma una sigaretta in santa pace all’aria aperta? E poi – rincarano malignamente altri commentatori – dato e non concesso che si tratti di un provvedimento giusto, come accidenti pensa di fare l’assessore Nasti a garantire l’applicazione di un simile divieto in una città dove, si sa, non si rispetta niente e nessuno?

Insomma – sembra quasi di poter leggere nei "fumetti" che escono dalla bocca o dalla testa di tanti napoletani – "Ma ‘o Cumune ‘e Napule nun teneva propeto nient’ato a che penzà?"…

Ebbene, ci troviamo di fronte al classico ragionamento sballato di chi reagisce a ciò che non gli piace o non lo convince usando il sarcasmo, il paradosso e la retorica popolare della contrapposizione speciosa di un fatto ad un altro che col primo ha ben poco a che fare. Posso anche capire la reazione infastidita chi è contrario per principio ad ogni forma di proibizione e di repressione delle proprie libertà, in nome di un individualismo sempre più comune in una società liberale, liberista e libertaria che rifiuta l’idea stessa di controllo dello stato in ambiti considerati ‘personali’.  Mi urta, invece, l’ipocrisia di chi non ha il coraggio di contestare la validità del provvedimento in sé, ma si arrampica al solito pretesto di tutte le altre cose che non funzionano e che non hanno trovato finora soluzioni credibili.

Alludere alla strumentalità di questa decisione – lasciando intendere che serve all’assessore  verde solo per farsi un po’ di comoda pubblicità sui media – oppure sbandierare l’inquinamento da traffico o l’insoluta querelle della "munnezza" di cui non si sa come liberarsi, infatti, è un modo strumentale di argomentare, che c’entra ben poco con la sostanza di un’ordinanza di proibisce di affumicare allegramente anche l’aria delle già insufficienti aree verdi napoletane, appestando lattanti, bambini che giocano, donne incinte, vecchietti enfisematosi e giovani e meno giovani appassionati del jogging e del ciclismo.

Il problema del fumo passivo esiste ed è, finalmente, sempre più chiaro anche a tanti italiani che prima pensavano che arrostirsi ed incatramarsi i polmoni fosse un problema di esclusiva competenza di chi fuma. E’ fin troppo evidente che l’aria che respiriamo è avvelenata da ben altre fonti d’inquinamento del fumo di tabacco, ma quest’ovvia constatazione nulla toglie all’esigenza di scoraggiare simili abitudini, deleterie e nocive per la salute propria e degli altri, utilizzando in primo luogo l’educazione e l’informazione, ma non escludendo affatto anche la strada della regolamentazione di ciò che riguarda la convivenza civile.

Qualcuno ha osservato che, in certi casi, basta un po’ di creanza e di buon senso. Certamente è da auspicare che la molla che impedisce di nuocere agli altri sia quella di un saldo convincimento morale, piuttosto che del timore della repressione, che a Napoli, peraltro, funziona comunque assai poco.

Ciò non impedisce di accogliere con soddisfazione questo innovativo e saggio provvedimento, a tutela della salute pubblica, che ha precedenti solo in alcune città degli Stati Uniti (tra cui Dallas, Sacramento, San Diego). E non ci impedisce neppure di sperare che la stessa Amministrazione Comunale di Napoli sappia andare oltre questo simbolico "fiore all’occhiello", decidendosi ad affrontare con più serietà e fermezza altri tipi d’inquinamento (dell’aria, del mare, del territorio e perfino dell’etere…) che ci pongono purtroppo agli ultimi posti in materia di vivibilità urbana.

Se questo, come in altri casi, non succederà, abbiamo tutto il diritto di protestare e di criticare chi ci amministra. Ma, per favore, non facciamo finta di credere che se non si attuasse il divieto di fumare nei parchi (fra l’altro quasi a costo zero…) si potrebbero realizzare ben altri provvedimenti per la salute e l’ambiente !

 

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