SE SI SOGNA INSIEME…

downloadA maggio di due anni fa è nata a Napoli un’importante esperienza di organizzazione di base, impegnata attivamente e volontaristicamente a diffondere una cultura alternativa ed nuovo modello di sviluppo. Sono trascorsi giusto due anni, infatti, da quando è stata ufficialmente costituita la Rete Campana per la Civiltà del Sole e della Biodiversità, aggregazione di referenti associativi ed individuali che già si erano impegnati, nei due anni precedenti, contro il ritorno del nucleare e perché la proposta di legge regionale popolare su “Cultura e diffusione dell’energia solare in Campania” diventasse una legge quadro della nostra Regione.

Il bello è che quello spontaneo aggregato era anche riuscito nella sua mission impossible, superando alla grande l’ostacolo di ben tre commissioni consiliari e di un’assemblea consiliare dove la maggioranza dei voti era saldamente in mano ai partiti di centrodestra.

Fu così che, forti della vittoria ottenuta con l’approvazione all’unanimità di quella che diventava in tal modo la legge regionale n.1 del 2013, noi del Comitato Promotore decidemmo di dar vita ad un organismo associativo che, a questo punto, concentrasse il proprio impegno sull’effettiva attuazione di una legge di fatto rivoluzionaria.

Sapevamo benissimo, infatti, che dietro la faccia bonaria dell’unanimismo bipartisan si celava il solito volto di una classe politica conservatrice e moralmente compromessa, abituata ad affossare ogni innovazione e a difendere gli interessi delle varie lobbies cui è legata.

Noi eravamo stati lo scomodo e fastidioso topolino che, per un attimo, aveva fatto arretrare l’elefante del centro-destra campano, lasciando peraltro un po’ spiazzato anche il fragile centro-sinistra, poco abituato ad uno stile bottom-up di fare politica e spesso ambiguo proprio sulle questioni ambientali. Ecco perché , fin da subito, il sistema si è subito messo in moto per affossare la neonata legge sul solare, dapprima mutilandola con emendamenti in sede di bilancio, in seguito ignorandola sfacciatamente.

sole4Sono stati, questi, due anni di totale disapplicazione di una norma che avrebbe invece potuto davvero segnare una netta svolta in Campania, avviandone una rapida solarizzazione e, al tempo stesso, affrontando le sue piaghe ambientali ed occupazionali in modo creativo e propositivo.

E’ sempre antipatico recriminare, ma in certi casi diventa un dovere civile. In questo periodo, infatti, ben poche voci si sono levate in difesa della disattesa legge regionale n.1/2013, che è diventata il monumento all’ipocrisia di una classe politica timorosa e miope, oltre che prona verso certi interessi consolidati. Se si fa eccezione per i consiglieri regionali del PD Antonio Marciano (correlatore della legge) ed Antonio Valiante (autore di un’interrogazione a Caldoro); per il Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris ed suo Vice, Tommaso Sodano e per l’attuale Vice Presidente della Città Metropolitana, Elena Coccia, si direbbe che ben pochi esponenti politici abbiano sentito il dovere di prendere posizione, schierandosi in favore della legge e contro chi ha cercato in ogni modo di annullare la volontà dei cittadini, azzerando di fatto quanto era stato deliberato dallo stesso organo legislativo regionale.

A distanza di due anni, d’altra parte, registriamo con piacere che la competizione elettorale per le regionali in Campania ha finalmente suscitato nuovo interesse per quella che noi abbiamo deciso di chiamare, a buon titolo, la Legge d’Acunto.  Tre candidati presidenti su cinque (Salvatore Vozza per Sinistra al Lavoro, Valeria Ciarambino per il Movimento Cinque Stelle, e Marco Esposito per la lista civica meridionalista MO! Campania) hanno infatti inserito nei loro programmi elettorali il rilancio di questo provvedimento legislativo, di cui evidentemente hanno colto l’importanza e sulla cui attuazione ci auguriamo che vorranno adoperarsi in futuro.

pirasoleNoi della R.C.C.S.B., d’altra parte, non siamo certo rimasti immobili a piangerci addosso, ma abbiamo sviluppato in questi due anni una serie d’iniziative autogestite, lanciando appelli e messaggi anche su questioni apparentemente collaterali, come la necessità di misure di vero contrasto al cambiamento climatico, la salvaguardia della nostra costituzione, l’opposizione al funesto decreto Sblocca Italia ed alle sue devastanti conseguenze per l’ambiente.

Questi ventiquattro mesi di attività della nostra Rete ci hanno visti impegnati costantemente sul territorio, con assemblee, manifestazioni pubbliche ed interventi nelle scuole.

Abbiamo lanciato e fatto sottoscrivere da un migliaio di cittadini una petizione sul clima, con la quale proponiamo nuovi standard (5% d’incremento del verde, 60% di riduzione della CO2, 50% per le fonti rinnovabili, 50% destinato al risparmio ed efficientamento energetico).

Abbiamo svolto iniziative formative e seminariali in alcune scuole napoletane (la SMS Viale delle Acacie del Vomero ed il Liceo Don L. Milani di S. Giovanni a Teduccio).

Abbiamo partecipato come Rete anche ad altre iniziative sociali, come“Miseria Ladra” (promossa da Libera e dal Gruppo Abele); professionali come varie assemblee di architetti ed ingegneri; di promozione di una green economy come i Green Days ed Energy Med, ambedue promossi dall’amministrazione comunale di Napoli.

Abbiamo anche partecipato ad un “Training Camp” dell’A.N.C.I. (Ercolano, apr. 2013) ed alla manifestazione #Fiumeinpiena (Napoli, nov. 2013) ma, soprattutto, abbiamo organizzato in prima persona una quantità d’impegnativi e significativi eventi, a partire dal convegno su “La legge più bella” (Salerno, mag. 2013), cui hanno fatto seguito: la I Conferenza Regionale sui Piani Solari Comunali (Salerno, ott. 2013); l’assemblea “Dalle ecoballe alle piramidi del Sole” (Napoli, Sala Nugnes del Cons. Comunale, nov. 2013).

Il secondo anno è stato contrassegnato da un’iniziativa a tutela della Reggia di Carditello (gen. 2014) e dall’Assemblea per il primo anniversario della LR 1/2013 (Napoli, feb. 2014). Si sono poi registrati altre iniziative pubbliche, come il volantinaggio di denuncia durante EnergyMed (mar. 2014);  l’Assemblea del Soci della RCCSB (apr. 2014); l’intervento ad un incontro di ingegneri ed architetti (Pozzuoli, mag. 2014), un successivo intervento al convegno sulle Eccellenze Campane (Napoli, giu. 2014) e, soprattutto, il fondamentale evento “Diamo un calcio alle ecoballe!”, svolto a Giugliano in Campania nello stesso mese.  Dopo la pausa estiva hanno fatto seguito altre iniziative della Rete, fra cui: l’intervento di una delegazione della Rete alla Convention del Patto dei Sindaci (Napoli, Castel dell’Ovo, set. 2014); la colorita manifestazione “C’è un brutto clima…” (Piazza Gesù Nuovo, set. 2014); la partecipazione ai cortei-manifestazioni contro Sblocca Italia (Roma, Montecitorio, ott. 2014 e Napoli, Bagnoli, nov. 2014) ed altre iniziative simili.

antonio 4Purtroppo il mese di dicembre ha segnato un pesante momento di arresto a questo entusiastico attivismo della Rete. La grave perdita del suo fondatore ed ispiratore, Antonio D’Acunto, ha colpito duramente tutti coloro che lo hanno seguito in questa incredibile avventura, molti dei quali lo conoscevano da decenni, condividendone le grandi battaglie civili, sociali ed ambientaliste che hanno caratterizzato la vita di questo vero profeta della “civiltà del sole”.

L’associazione, orfana del suo leader , ha voluto quindi ricordarlo e rendergli omaggio con una commossa e partecipata commemorazione pubblica, tenuta nella Sala giunta di Palazzo S. Giacomo, alla presenza del Sindaco de Magistris e dell’Assessore all’Ambiente Sodano.

Ma il vero modo per onorare D’Acunto è stata la nostra determinazione nel continuarne la difficile battaglia, senza poter più contare sulla sua carismatica personalità, proseguendo comunque nei contatti con la stessa Amministrazione Comunale di Napoli, con la quale era già stata avviata una proficua collaborazione per realizzare un evento propedeutico alla Biennale del Sole e della Biodiversità nel Mediterraneo, prevista esplicitamente dalla legge 1/2013.

Un altro impegno che ci siamo assunti è stato quello di contribuire con proposte originali alla redazione dello Statuto della Città Metropolitana di Napoli, facendo tesoro delle indicazioni che lo stesso D’Acunto aveva avanzato, già molti anni fa, per realizzare una svolta fondata sul suo progetto di Ecopolis.

L’ intitolazione ad Antonio di un parco didattico da realizzare a Marianella  – voluta dal Sindaco – ci ha indotti poi a considerare con attenzione le indubbie opportunità che questa decisione offre,  confrontandoci con i cittadini di quel quartiere e con la stessa ASIA Napoli, autrice di quel progetto di eco-parco.

biodiversita'Le nostre ultime attività, come dicevo prima prima, sono state rivolte a mantenere aperto il dialogo con i partiti che si sono presentati alle elezioni regionali ed in particolare con i candidati alla Presidenza della Campania. Siamo infatti convinti che il pur fondamentale ed indispensabile lavoro di base dell’Associazione non può essere disgiunto da un impegno a coinvolgere i referenti istituzionali (Comune, Città Metropolitana e Regione) in un percorso virtuoso e “alla luce del sole”, proprio per interrompere il ciclo vizioso della crescente e pericolosa frattura fra i cittadini e coloro che dovrebbero rappresentarli, che si aggiunge a quella tra le comunità locali e la loro terra.

Ecco perché, dopo due anni, possiamo presentarci a testa alta di fronte a chiunque, forti della nostra coerenza e dell’autonomia nella quale abbiamo operato, rivendicando il diritto all’attuazione di una legge troppo a lungo disattesa e ribadendo le ragioni, ideali ma anche concrete, di una svolta epocale verso quella“civiltà del sole” che non è assolutamente un’utopia.

Dobbiamo peraltro ammettere che, mai come in questo momento, tutto sembra andare in senso completamente opposto, per cui il nostro sforzo può apparire ingenuo e velleitario. La verità è che mai come adesso, invece, c’è bisogno di idee chiare, alternative e sanamente costruttive, per uscire dalle sabbie mobili d’un nuovo verticismo autoritario e centralista e di un ulteriore, sciagurato, attacco all’integrità dell’ambiente naturale, in nome del profitto e di un falso progresso.

Mai come adesso c’è bisogno di dire dei “no” chiari e netti (a decreti perniciosi come lo Sblocca Italia ed alla pericolosa revisione della Costituzione, che cancellerebbe il diritto delle Regioni ad intervenire in materie-cardine come l’energia). Servono però anche dei “sì” altrettanto decisi, in particolare a provvedimenti di vero contrasto ai cambiamenti climatici, a progetti di vera economia verde, ad un impulso alla rapida diffusione delle fonti energetiche alternative, contrastando però ogni operazione speculativa, nel rispetto dei valori del territorio e della diversità biologica.

I principi base su cui si fonda la filosofia della legge D’Acunto, infatti, sono sia di natura ambientale (tutela della terra, ricorso ad energie pulite rinnovabili e diffuse, salvaguardia della biodiversità), sia d’ispirazione sociale ed economica (avvio di un’economia decentrata, eco-sostenibile e fonte di nuove occasioni di lavoro e di vero sviluppo delle comunità locali).

 

Ebbene, non sono ovviamente in grado di dire se la nostra piccola Rete, orfana di Antonio D’Acunto, riuscirà in questa sua ambiziosa missione, dal momento che porta avanti un modello che va in totale controtendenza rispetto alle idee più diffuse e non può certo contare sul sostegno di lobbies e di sponsor politici. So soltanto che noi della rete bio-solare ci crediamo fermamente e quindi il nostro impegno andrà costantemente in quella direzione.

Non si tratta di vagheggiare retoricamente il“sol dell’avvenir” ma di operare concretamente e collettivamente per realizzare “l’avvenire del Sole”, in quanto nucleo di una nuova civiltà, più giusta ed ecologica. Perché, come recita un noto proverbio, d’incerta paternità ma molto efficace: “Se si sogna da soli è solo un sogno. Se si sogna insieme è la realtà che comincia”.

(c) 2015 Ermete Ferraro (https://ermeteferraro.wordpress.com.)

BIODIVER…CITTA’: un approccio ecosociale

biodiversita'Molto spesso la lingua inglese , con la sua natura sintetica e la tendenza ad usare acronimi, riesce ad essere particolarmente efficace sul piano comunicativo. E’ il caso della sigla LAB che, oltre a richiamare il vocabolo che indica in modo abbreviato le attività di ‘laboratorio’, è anche l’acronimo di “Local Action for Biodiversity”, ossia “Azione Locale per la Biodiversità”.

Si tratta di un’espressione che nella nostra lingua suona decisamente nuova, dal momento che – oltre a sentir parlare molto poco di biodiversità – noi italiani siamo purtroppo abituati a considerare simili  questioni ambientali come un oggetto riservato agli studiosi, ai ricercatori, non certamente alla gente comune.  Ecco perché unire il concetto di “biodiversità” col sostantivo “azione” e con l’attributo “locale” potrebbe ancora apparire strano a chi – nonostante in Italia ci sia da quasi 30 anni un movimento ‘verde’ ed un diffuso associazionismo ambientalista – non riesce ancora a coniugare il pensiero ecologista con un reale ed effettivo coinvolgimento delle persone che non siano ‘addette ai lavori’ o politici di professione.

La citata sigla LAB, è il caso di precisare, è una di quelle usate da una realtà organizzativa che in Italia non ha un preciso corrispettivo, ossia un’autorevole rete associativa internazionale di città ed governi locali che persegue uno sviluppo ecologicamente sostenibile, denominata ICLEI. (www.iclei.org ). Il fatto che i suoi aderenti siano degli amministratori locali ed i suoi animatori degli scienziati, d’altra parte, non significa affatto che essi dialoghino tra loro in politichese o in gergo accademico – come potrebbe facilmente succedere dalle parti nostre… – ma, al contrario, comporta un notevole sforzo comunicativo per coinvolgere la gente, i cittadini, a comprendere l’importanza della biodiversità non come astratto concetto ecologico, bensì come valore fondamentale per la vita umana e per la salvaguardia del Pianeta.

Aggiungo che all’ICLEI non si tratta della biodiversità nella consueta chiave protezionista e conservazionista di chi continua e contrapporre romanticamente la “natura” alla “civiltà” urbana e tecnologica, ma si sfida concretamente quest’ultima a cambiare rotta ed a farsi carico della tutela dei valori ambientali e della diversità biologica. Ritengo quindi che valga la pena approfondirne la strategia, proprio perché sono convinto che a noi italiani farebbe bene un approccio più pratico ed immediato a tale questione, per evitare che essa – nella persistente contrapposizione fra ‘apocalittici’ e ‘integrati’ di cui parlava Umberto Eco mezzo secolo fa – continui a figurare agli ultimi posti delle agende non solo dei politici, ma anche degli educatori e di chi ‘fa opinione’.

Basta visitare il sito web dell’ICLEI per rendersi conto di quanto siamo rimasti indietro e di quanto terreno dovremmo recuperare sul piano del coinvolgimento diretto dei cittadini nelle battaglie per la difesa della biodiversità dall’attacco di uno sviluppo distorto e predatorio, oltre che iniquo e causa di crescenti conflitti. Mentre da noi si continua a discuterne sulle riviste specializzate ed a discettarne in pomposi convegni autoreferenziali, in altre realtà europee e di altri continenti, a partire dall’Africa, la biodiversità minacciata ed i suoi valori sono diventati tema di progetti che investono direttamente le comunità locali. Alcuni di quelli compresi nell’azione dell’ICLEI, infatti, parlano di città “sostenibili” e “resilienti”, mentre l’unica espressione (peraltro un po’ equivoca) che ha trovato spazio tra i nostri amministratori locali è quella di “Smart Cities”.  Il fatto è che non ci bastano città più “intelligenti” (nel senso di governate con un po’ più di razionalità, con meno sprechi e dotate di infrastrutture più efficienti), ma piuttosto ci vogliono città che, pur preoccupandosi anche di una mobilità eco-sostenibile e di una riduzione dei consumi energetici e dei rifiuti urbani,  sappiano invertire l’assurda tendenza a considerarsi estranee alle leggi della biologia ed ai suoi delicati equilibri.

Bisogna smetterla con una visione antropocentrica dell’ambientalismo,  che continua ad alimentare l’equivoco – insito peraltro nel termine stesso – secondo il quale l’ambiente è ciò che ci circonda (‘amfì’ è una preposizione greca che significa ‘intorno’, ‘da una parte e dall’altra’, proprio come il francese ‘environ’ ). Esso, infatti, non è una realtà estranea che ci sta attorno, ma qualcosa di cui noi stessi facciamo parte e da cui dipendiamo strettamente.  Parlare di biodiversità prima di aver superato questo equivoco – purtroppo alimentato per secoli da una visione filosofico-religiosa antropocentrista – rischia di restare un appello moralistico ed astratto, proprio in una fase storica dominata da un pensiero edonistico ed individualistico, nel  quale il concetto di ‘responsabilità’ sta pericolosamente uscendo fuori corso.

Al contrario, impostare la salvaguardia della biodiversità come una azione locale per la sostenibilità ambientale è un approccio sicuramente più coinvolgente, che investe anche chi vive in città in una battaglia comune contro in concetto errato di ‘civiltà’, che comporta non solo la perdita della diversità biologica, ma anche di quella culturale.

Certo, anche da noi si è parlato di “Agenda 21” e di altri progetti finalizzati a rendere i cittadini più attenti e responsabili rispetto alle scelte dei loro amministratori ed a farli diventare protagonisti di una pianificazione più democratica ed ecologicamente coerente.  Sta di fatto, però, che molte di questa azioni formative sono state episodiche, scarsamente coinvolgenti e – lasciatemelo dire – spesso solo di facciata, come un fiore all’occhiello di una giacca sporca e sdrucita.

Ecco perché mi sembra opportuno ripartire, sul modello dell’ICLEI, mettendo in rete gli enti locali, le organizzazioni non governative internazionali, le associazioni ambientaliste e singoli comitati locali di cittadini.  Per fare questo, però, occorrono strategie comunicative più efficaci ed azioni formative più diffuse e coordinate, facendo scendere la discussione sulla biodiversità dall’empireo dei convegni scientifici. Essa infatti dovrebbe animare anche i dibattiti quotidiani della gente comune, che forse non sa quante specie di farfalle sono sparite, ma si accorge che sono scomparsi alcune varietà locali di frutta o che i pomidoro sembrano ormai fabbricati in serie…

Uno dei progetti più originali e stimolanti dell’ICLEI, a mio avviso, si chiama “BiodiverCity” (provo a tradurlo con BiodiverCittà”), che potrebbe essere un modello d’azione anche per realtà come la mia Associazione, denominata  “Rete Campana per la Civiltà del Sole e della Biodiversità” , che ha tra le sue finalità proprio la crescita della consapevolezza dei cittadini nei confronti di un modello alternativo di sviluppo e di città, in cui le risorse naturali ed il territorio stesso siano al centro di una pianificazione energetica e produttiva attenta ai bisogni umani ma anche agli equilibri ecologici. 

E’ per questo motivo che, da più di due anni, oltre ad aver proposto e fatto approvare alla Regione Campania una legge popolare che mettesse al centro il solare e le rinnovabili nella prospettiva di una vera “Civiltà del Sole”, stiamo tuttora operando affinché questa non sia una crociata da ambientalisti per gli ambientalisti, ma investa la comunità locale e la sensibilizzi a questa problematica.  La conoscenza e valorizzazione della biodiversità come valore non negoziabile, infatti, non può che andare di pari passo con una diffusione di un modello energetico che sappia usare il sole e le altre fonti energetiche rinnovabili come il motore di uno sviluppo democratico, equo ed autocentrato , opposto a quello centralizzato dei potentati economici e dei monopoli commerciali che hanno finora controllato la produzione e la distribuzione dell’energia elettrica e delle altre forme collaterali.

Basta curiosare nel sito dell’ICLEI per imbattersi in alcuni strumenti operativi molto importanti ed efficaci, come quell’ “indice di biodiversità urbana”  che potrebbe essere da subito sperimentato in una grande e problematica città come Napoli, nella quale noi operiamo  e con la cui amministrazione comunale è in atto un dialogo che sembra dare i primi frutti. (http://archive.iclei.org/fileadmin/template/project_templates/localactionbiodiversity/user_upload/LAB_Files/Resources_webpage/CBI_webinar.pdf

Si tratta di tener conto di una ventina d’indicatori socio-ambientali, per monitorare lo stato di biodiversità urbana di una città e per impostare un progetto che possa invertire la tendenza alla sua scomparsa, promuovendo azioni di recupero e valorizzazione delle preziose risorse ambientali di cui, quasi sempre, i cittadini non sono neppure consapevoli.  Ci sono ovviamente alcuni parametri strettamente scientifici da considerare, come il rapporto tra le residue aree naturali ed il totale della superficie urbana, oppure il censimento delle specie di uccelli ancora presenti, o anche della presenza di specie arboree aliene di tipo invasivo. Sono però presenti però anche altri importanti parametri di valutazione di tipo socio-culturale, fra cui la presenza in città di servizi ricreativi ed educativi, il finanziamento di progetti formativi specifici e, non ultima, la capacità dell’amministrazione di promuovere un’effettiva partecipazione e cooperazione da parte dei propri cittadini.

Anche per noi della “Rete Campana per la Civiltà del Sole e della Biodiversità” questi strumenti operativi potrebbero essere fondamentali per un’azione congiunta con le amministrazioni locali della nostra regione, in primis del comune di Napoli. Ma l’indispensabile dialogo con le istituzioni territoriali e centrali, con le realtà accademiche e della ricerca e con le altre organizzazioni nazionali ed internazionali non può far passare in secondo piano quella che, secondo me, è l’azione fondamentale per un’associazione come la nostra.  All’ICLEI, forti della loro esperienza operativa e della sintesi della lingua inglese, l’hanno chiamata con la sigla CEPA, che contraddistingue una delle sue Commissioni. Si tratta dell’acronimo delle parole “Communication, Education and Public Awareness “, traducibili con “Comunicazione, Formazione e Sensibilizzazione Pubblica”.  Come spiega la sezione del sito web dell’ICLEI dedicata a questo aspetto dell’azione locale per la biodiversità: http://www.iclei.org/en/search/details.html?tx_ttnews[tt_news]=3161 =

“Il progetto CEPA si concentra sul rafforzamento dei legami tra biodiversità e comunicazione, formazione e sensibilizzazione pubblica a livello locale. Il CEPA gioca un ruolo importante nel perseguire la cooperazione e la collaborazione sia degli individui sia delle organizzazioni, per operare nel senso della riduzione della perdita di biodiversità. Non basta parlare alla gente della biodiversità e delle minacce che essa deve affrontare per portarsi verso un cambiamento positivo. I cambiamenti richiesti non riguardano una scelta individuale razionale, ma richiedono anche quelli nel campo della biodiversità, a cominciare da un modo differente di pensare nell’ambito della comunicazione, della formazione e della sensibilizzazione pubblica.”

Anche in questo caso è stato previsto un apposito “evaluation toolkit”, ossia uno strumento pratico di valutazione della consapevolezza della gente in tale ambito. Purtroppo nel nuovo sito dell’ICLEI non si trova più tale riferimento, ma sono certo che anche noi potremmo facilmente elaborarne uno, per verificare nelle nostre città – a partire dalle scuole – quanto la biodiversità sia un concetto realmente assimilato oppure resti un’idea un po’ astratta, che coinvolge poco le nostre scelte quotidiane come persone che lavorano, consumano e si spostano sul territorio.

Noi della RCCSB siamo quindi intenzionati a farne uno dei punti centrali della nostra azione, convinti come siamo che non esistono veri cambiamenti, se essi restano imposti solo per legge e non attraversano anche la coscienza della collettività, interpellando il senso di responsabilità ecologica dei singoli e delle comunità.

(c) 2013 Ermete Ferraro (https://ermeteferraro.wordpress.com )

“IUS SOLIS”

sole4In questi ultimi mesi si è molto parlato e scritto del cosiddetto “ius soli”. La questione per la quale è stata sfoderata questa espressione latina riguarda la possibilità di riconoscere per legge come cittadini a tutti gli effetti i figli di genitori stranieri che siano nati nel nostro Paese. Lo “ius soli” indica infatti l’acquisizione della cittadinanza come conseguenza diretta della nascita in un determinato suolo, in contrapposizione allo “ius sanguinis” , che fa derivare tale condizione dalla nascita da un genitore già cittadino di quel Paese. Ciò a cui mi riferisco nel titolo, però, è ben altro.  Mutuando il latinorum della giurisprudenza, resuscitato dall’attuale dibattito sul diritto di cittadinanza, vorrei parlare invece di strumenti giuridici che sanciscano la scelta dell’energia solare come un passo irreversibile in direzione d’una vera e propria Civiltà del Sole. In tal senso,  “ius solis”  è un’espressione che racchiude due aspetti diversi ma strettamente connessi. Il primo è il “diritto al sole”, cioè il riconoscimento giuridico dell’energia solare come “bene comune” dell’umanità. Ad essa va riconosciuta la possibilità di servirsene appieno come fondamentale fonte ecologica, inesauribile, decentrata e polivalente da cui trarre l’energia di cui ha effettivamente bisogno. La seconda accezione è quella di “diritto del sole”, nel senso della salvaguardia degli equilibri ecologici che assicurano la vita non solo all’uomo ma a tutte le creature, per non trasformare la potenza del Sole – fonte di vita e di biodiversità – in causa di morte.

Essendo uno dei primi firmatari della legge regionale d’iniziativa popolare su “cultura e diffusione dell’energia solare in Campania” da due anni mi sto impegnando, insieme con gli amici e compagni del Comitato Promotore, perché il sogno della “civiltà del sole” si concretizzi in un primo punto fermo, cioè il riconoscimento legislativo del suddetto “ius solis”. E’ stata un’esperienza entusiasmante di cittadinanza attiva e di ecologia sociale, che ha portato all’incredibile risultato della raccolta di quasi 20.000 firme e – dopo un lungo iter procedurale – della approvazione unanime del nostro disegno di legge da parte della Regione Campania, nota per essere una delle istituzioni peggio gestite e più refrattarie al protagonismo dei cittadini. Quest’autentica avventura è stata vissuta dal nostro Comitato nel costante intento di coinvolgere sempre più persone e soggetti collettivi in ciò che sembrava una “mission impossible”, conseguendo quel fondamentale riconoscimento giuridico senza però trascurare l’esigenza di far crescere la coscienza collettiva su tali questioni.

Come già detto e ripetuto in tante occasioni, non si tratta solo di far conoscere e diffondere sempre più una fonte energetica rinnovabile e pulita per sostituirla a quelle fossili esauribili ed inquinanti. L’obiettivo è cambiare radicalmente il rapporto fra cittadini, territorio ed energia, affermando un modello di sviluppo fondato sull’autosufficienza energetica, ecologico, equo e solidale. Lo storico divario tra “economia” ed “ecologia”, grazie alla legge, è azzerato da una concezione globale della società e della produzione come fattori che non confliggono più con l’ambiente naturale, ma ne fanno il proprio ed effettivo presupposto. Lo stesso richiamo alla Civiltà del Sole, oltre ad evocare la visione utopica e comunitaria della “Città del Sole” di Tommaso Campanella, vuol valorizzare tutti gli aspetti culturali di questa rivoluzione ecologica, anche come occasione di apertura interculturale e pacifica agli altri Paesi del bacino del Mediterraneo. Con essi, infatti, andrebbe condivisa una tipologia di sviluppo che usi saggiamente la natura anziché sfruttarla brutalmente, e che lo faccia in modo decentrato, rifuggendo alla logica perversa di concentrazioni e monopoli.

Come ho cercato di sintetizzare in una relazione presentata al convegno organizzato dal Comitato nel marzo 2012 presso l’Università “Parthenope” di Napoli, gli aspetti qualificanti della proposta di legge popolare – oggi finalmente sanciti dall’approvazione della Legge Regionale della Campania n. 1/2013 – si possono sintetizzare nei seguenti cinque punti:

  1. Col primo concetto-chiave – quello della promozione  del territorio come risorsa – la Legge esprime  un’opzione profondamente ecologica,  ponendo le fonti energetiche rinnovabili ed inesauribili come motore per  uno sviluppo locale, sostenibile e diffuso.
  2. Il  perseguimento d’un modello energetico liberato da logiche monopolistiche e  da intermediazioni commerciali comporta la fuoriuscita da una visione mercificata dell’energia, che  diventa così immediatamente disponibile e non più soggetta a ricatti  economico-politici da parte di concentrazioni monopolistiche e di grandi potenze.
  3. Il  terzo elemento qualificante della proposta legislativa è la promozione di una ‘tecnologia ecosostenibile’, che indirizzi gli sforzi dei  ricercatori nella direzione di una resa sempre maggiore degli impianti che utilizzano l’energia del sole. Ciò comporta anche un deciso cambiamento di rotta nella scelta delle priorità che guidano il mondo della ricerca scientifica e tecnologica, condizionato dalle scelte a priori dei committenti, pubblici e/o privati.
  4. Un altro elemento caratterizzante della proposta sottoscritta da tanti      cittadini campani, sintetizzabile come ‘risparmio energetico’, sottolinea la necessità di ridurre il costo  delle risorse energetiche a valle (per i consumatori) ma anche a monte (per i produttori). Ciò comporta risorse aggiuntive da investire per una nuova e qualificata occupazione e per l’eco-sostenibilità degli stessi modelli di produzione e di consumo.
  5. L’ultimo aspetto qualificante della Legge è il profondo legame tra una opzione  energetica centrata sul Sole e le altre fonti energetiche rinnovabili ad esso collegate e la salvaguardia di quella Biodiversità che dal Sole è originata e che assicura la solidarietà e la “comunione” tra l’umanità e la natura nel suo complesso, uscendo così da un miope antropocentrismo.

Ebbene, se la Civiltà del Sole si fonda su principi così importanti e fondamentali per la sopravvivenza stessa dell’Uomo è evidente che non saranno gli sconcertanti voltafaccia di  istituzioni schizofreniche ad arrestare il cammino verso di essa. Certo, sconcerta che quella che è stata recentemente definita “la legge più bella”  sia stata dapprima approvata unanimemente da tre commissioni e dall’aula consiliare della Regione Campania e poi pretestuosamente mutilata di alcuni articoli da parte dello stesso Consiglio regionale, in sede di legge finanziaria. Sconcerta non di meno che uno degli ultimi atti del governo Monti è stato quello d’impugnare la legge regionale della Campania davanti alla Corte Costituzionale, accampando motivazioni assai discutibili. In entrambi i casi si tratta di scandalosi esempi di arroganza istituzionale, a tutela degli interessi, più o meno puliti, delle lobbies e dei clan che non hanno mai smesso di usare lo stato e gli enti territoriali per governare di fatto un territorio cui si erano già imposti con altri mezzi.

L’unico risultato di questi pesanti interventi è stato quello di mettere ancor più in evidenza il conflitto fra chi vorrebbe continuare a sfruttare le risorse naturali, infischiandosene delle gravi conseguenze che ciò comporta per le future generazioni e per l’ambiente nel complesso e chi, invece, propone un’alternativa globale, utilizzando energie pulite e rinnovabili per uno sviluppo duraturo e più giusto.  L’impugnativa di alcuni articoli da parte del Governo e l’incredibile autolesionismo della Regione Campania non fermeranno il circolo virtuoso innescato dalla battaglia per la Legge popolare. Si tratta peraltro di un processo articolato e di non breve durata, che richiede la partecipazione di tutti/e e passa per la diffusione della cultura del Solare prima ancora che degli impianti solari.

La recente nascita di un nuovo soggetto associativo – la Rete Campana per la Civiltà del Sole e della Biodiversità – intende per l’appunto rispondere a quest’esigenza, allargando la base di coloro che vogliono impegnarsi in direzione di quella Civiltà del Sole da cui prende titolo anche il sito web del movimento. La visione utopica dei suoi promotori, coniugata con la concretezza di chi è consapevole delle resistenze da affrontare e crede nella forza del lavoro comune e dal basso, fa sperare che lo ”ius solis” non resterà un bel principio, ma si trasformerà in una concreta realtà, armonizzando il diritto del sole con quello al sole. Concludo con una calzante citazione dalla “Città del Sole” di Campanella:

“Nulla creatura adorano di latria, altro che Dio, e pero a lui serveno solo sotto l’insegna del sole, ch’è insegna e volto di Dio, da cui viene la luce e ‘l calore ed ogni altra cosa. […] Se questi, che seguon solo la legge della natura, sono tanto vicini al cristianesimo, che nulla cosa aggiunge alla legge naturale si non i sacramenti, io cavo argumento di questa relazione che la vera legge è la cristiana, e che, tolti gli abusi, sarà signora del mondo”.