DALLA TARTARUGA VERDARCOBALENO ALLA SPIRALE BIO-SOLARE

  1. TURTLE 2Vent’anni di sodalizio

Il compito che mi è stato affidato – al di là del ricordo più complessivo del mio grande maestro ed amico Antonio d’Acunto, cui ho già dedicato uno scritto subito dopo la sua scomparsa[1]– è quello di sintetizzare una fase fondamentale del suo percorso umano e politico, successiva al termine del suo mandato di rappresentante dei “Verdi Arcobaleno” al Consiglio Regionale della Campania.

Ma se questo è il riferimento a quo di quella tappa, è più difficile  indicarne il termine ad quem. Essa, infatti, racchiude l’intensa attività dell’associazione regionale “Verdarcobaleno” ed anche quella del circolo Napoletano e del Coordinamento Campano di VAS (Verdi Ambiente e Società – onlus), saldandosi strettamente anche con l’ultima fase dell’azione di D’Acunto, quella della “Rete” da lui promossa per far sottoscrivere, approvare e soprattutto attuare la legge d’iniziativa popolare sul Solare in Campania, di cui è stato estensore e primo firmatario.

Da testimone sia di quel lungo percorso – che spazia dal 1995 al 2013 –  sia della fase successiva tuttora in atto, mi è facile riscontrare una serie di elementi che ne mostrano la profonda continuità d’idee e di azioni, conferendo ad entrambi l’impronta inconfondibile del grande ‘visionario’, che ha saputo coinvolgere tante soggettività ed esperienze diverse in un ambizioso progetto di radicale cambiamento, sempre e comunque dal basso, della nostra società dei suoi valori e delle sue priorità.

Tutto cominciò quasi 20 anni fa, con una telefonata che Antonio mi fece subito dopo la mia ‘defenestrazione’ dalla Federazione dei Verdi, al termine del mandato di consigliere provinciale per quel movimento politico che avevo contribuito a far nascere a Napoli nel 1987. Era lo scotto che mi toccava pagare per la mia costante e manifesta opposizione alla linea politica dell’l’indiscutibile e imprescindibile ‘califfo verde’ di quel partito, che se lo era cucito addosso come un abito su misura. D’Acunto mi manifestò la sua solidarietà e mi propose subito di candidarmi nella lista dei Verdi “Arcobaleno” per le successive provinciali, affiancandolo nella difficile battaglia per riconquistare il seggio alla Regione ed iniziando una stagione di collaborazione.

Fino a quel momento, lo ammetto, non si era stabilito un particolare feeling tra me ed Antonio, le cui battaglie in Consiglio Regionale pur condividevo ed apprezzavo. Dall’esterno, mi risultava un po’ rigidamente ideologico, così come mi era apparso eccessivamente ostile ad un processo di unificazione con i Verdi, la cui negazione peraltro lo aveva lasciato da solo a combattere. Mi appariva poi diffidente verso i suoi ‘compagni di strada’ e poco disponibile a far fronte comune, peraltro in una situazione di profondo degrado del quadro ambientale e politico della Campania.

Dopo quella telefonata, però, compresi che avrei dovuto ricredermi. Iniziò allora un sodalizio che solo la sua morte, due mesi fa, ha bruscamente e dolorosamente spezzato, interrompendo quel rapporto di stima ed affetto che ci ha visti fianco a fianco per l’ultimo ventennio della sua vita.

Ripercorrerlo non è facile, ma cercherò di tratteggiarne i momenti fondamentali.

  1. La tartaruga verdarcobaleno e l’ecologia della politica

Lo slogan che contrassegnò la campagna elettorale condotta insieme nel 1995 – e che campeggiava nei volantini sotto il nuovo simbolo con una margherita e la scritta “verdi” – era quella ecologia della politica che riassumeva le tradizionali battaglie dei Verdi Arcobaleno per l’ambiente, i diritti, il lavoro e la solidarietà, insieme a quelle ecologiste e pacifiste che mi avevano caratterizzato, inquadrando entrambi alla luce d’una nuova visione della politica, intesa come impegno collettivo e dal basso per un autentico e profondo cambiamento.

Ovviamente le elezioni regionali e provinciali (che vedevano D’Acunto e me come candidati alla Presidenza di quei due enti) non si ponevano un obiettivo realisticamente raggiungibile – dato il quadro politico e la totale mancanza di una referenza nazionale – ma servirono comunque a far parlare di questo movimento ed a cementare l’alleanza, ideale prima ancora che operativa, che ci permise di far sentire forte e chiara la nostra voce alternativa.

Inoltre, come consigliere e capogruppo rieletto nella lista dei Verdi per un secondo mandato (1992-97), avevo l’opportunità di svolgere gli ultimi due anni alla Circoscrizione Vomero come rappresentante dei rinati Verdi Arcobaleno. Questo ruolo mi vedeva affiancato da altri due validi consiglieri di quartiere (Enzo Delehaye e Dario Cerchia) e da tanti amici e compagni della nuova Associazione “Verdarcobaleno” che avevamo deciso di costituire in quello stesso anno, scegliendo come simbolico logo una verde tartaruga, animale notoriamente lento ma tenace…

La sua identità, definita nello Statuto, era quella di un: “…soggetto politico, culturale e sociale…un movimento… pluralista e partecipativo…aperto al dialogo con tutte le associazioni e organizzazioni, a partire da quelle di base…con una impostazione democratica e nonviolenta” [2].

Di quel documento costitutivo era parte integrante la “Carta delle Finalità”, nella quale si sancivano i principi-guida dei Verdarcobaleno. Il primo luogo quelli fondamentali della giustizia e della solidarietà”, cui venivano affiancati lo sviluppo sostenibile ed eco-compatibile”, ma anche l’affermazione del “diritto al lavoro inteso come premessa al benessere della collettività”, nonché la scelta della “nonviolenza, intesa come fine e come mezzo, nella prospettiva di una società più giusta e pacifica”[3].

L’etica dell’economia, la conversione ecologica, la scelta di un modello federativo ed autogestionario di democrazia, insieme con l’ecopacifismo, erano dunque il terreno su cui lavorare, insieme con tanti altri, per cambiare dal basso Napoli e la Campania.

Nell’editoriale del primo numero di quello stesso notiziario, Antonio D’Acunto ricordava non solo il suo ruolo di “voce fuori dal coro” in consiglio regionale ma, tenuto conto dei voti comunque ricevuti alla consultazione elettorale, rivendicava anche il diritto di proseguire nel ruolo di stimolo e proposta anche all’esterno del parlamentino della Campania.

“ Rispetto alle istituzioni questo ci legittima ad operare come se fossimo presenti al loro interno, svolgendo una funzione sia di controllo sia di proposizione […] per far attuare importanti leggi del Gruppo già esecutive (quali quelle sui parchi, sullo sviluppo dell’architettura biologica, sulla condizione delle carceri, sugli immigrati, sulla tutela degli animali d’affezione…”[4].

Il taglio della nuova Associazione era ulteriormente chiarito poco più avanti, quando egli, ribadendone la natura aperta, ne sintetizzava la ‘filosofia’ in queste significative parole:

Una realtà interessata ad arricchirsi d’interessi, di valori, d’idee; a rappresentare e difendere bisogni, diritti negati, libertà; a riproporre la democrazia e la politica come categorie primarie di riferimento per la partecipazione dei cittadini e quali ragion d’essere dell’esistenza stessa delle Istituzioni…” [5]

La sede associativa era in piazza Pignasecca, cuore pulsante e popolare della vecchia Napoli. Lì la “tartaruga verdarcobaleno” mosse i suoi primi passi, aggregando nuovi soci e lanciando diverse campagne eco-sociali e culturali. In parallelo, il Gruppo Verdarcobaleno alla Circoscrizione Vomero, costituitosi nel giugno 1995, portava avanti le sue battaglie sul terreno della valorizzazione dei trasporti pubblici, dello sviluppo di una mobilità eco-sostenibile e della promozione ambientale, artistica e culturale del quartiere, in un’ottica di decentramento e di partecipazione, come veniva sintetizzato in un successivo numero del foglio informativo Ecopolis [6].

A partire dal mese di ottobre 1996, l’associazione Verdarcobaleno iniziò un’altra appassionante ed intrigante avventura. Con la collaborazione tecnica ed il coordinamento dell’emittente napoletana Antenna Vesuvio (can.37) fu infatti progettata, prodotta e diffusa una serie di trasmissioni che – col suggestivo titolo “Ecopolis: La città che viviamo”, intendeva affrontare in modo incisivo molte tematiche ambientali e sociali della città. I servizi televisivi –  da noi autogestiti – erano proposti in diretta tutti i martedì alle ore 21,00 , aprendo poi su ciascuno di essi un dibattito con degli invitati in studio e, telefonicamente, col pubblico dei telespettatori, ed erano replicati ogni sabato alle 19,30. Le questioni affrontate erano sempre spinose ed attuali, a partire dalla variante urbanistica di Bagnoli, passando per una serie di storiche “incompiute” (fra cui la sopraelevata di Corso Novara e la fermata della Circumvesuviana del CDN),  trattando anche altre questioni ambientali, dagli alberi abbattuti all’inosservanza dei passaggi pedonali, dalle ‘oasi protette per autoblù’ alla condizione dei cani abbandonati. Non mancavano anche ‘finestre’ su altre problematiche aree urbane di Napoli (Quartieri Spagnoli, Sanità, Secondigliano, Camaldoli… ) e di altre città della provincia (fra cui Pozzuoli ed Ercolano), così come erano affrontati importanti temi civili e sociali, come quelli relativi alla trasparenza delle sedute consiliari, alle disabilità, al commercio equo e solidale.

Ma fu proprio l’aver trattato con franchezza uno di quei delicati argomenti – l’effettiva tutela del diritto allo studio degli studenti universitari – che segnò la brusca fine di quella coinvolgente esperienza mediatica, che è rimasta comunque un eccezionale strumento per analizzare la realtà urbana, rispecchiandone i pesanti problemi ma anche le grandi potenzialità.

  1. VAS… dove ti porta il cuore VAS

Porta la data del 17 aprile 1998 il comunicato stampa con cui si annunciava che l’assemblea dei Verdarcobaleno – di cui D’Acunto era Presidente – aveva sancito l’adesione all’associazione ambientalista nazionale VAS (Verdi Ambiente e Società), vedendola come logico sviluppo di un progetto che avrebbe conservato come temi centrali: “…la specificità Mezzogiorno-Ambiente-Lavoro, la questione urbana [città vs megalopoli], l’educazione ambientale, l’ecologia umana, i diritti dei cittadini, l’alimentazione e le altre medicine, la solidarietà con gli altri esseri viventi e con le generazioni future” [7].

Il presidente nazionale – l’ex senatore Guido Pollice – ricordò a sua volta l’importanza che VAS dava ad una forte presenza dell’associazione in Campania, iniziata già con i circoli di Procida e di Sorrento e rappresentata finalmente anche nel capoluogo, dove si combattevano battaglie di grande interesse nazionale, come quella per il recupero ambientale di Bagnoli.

La sede di piazza Pignasecca, da quel momento, diventò quella del circolo di Napoli e del Coordinamento Regionale VAS della Campania, cui nel tempo si aggregarono altri circoli della provincia di Napoli (Ercolano, Pompei, Vico Equense) e di Salerno (Battipaglia, Eboli, Caposele, Camerota, Pagani). Ci fu poi il trasferimento nella nuova sede in calata Trinità Maggiore, nei pressi di piazza del Gesù Nuovo, dove il gruppo napoletano trovò una centralità ancora maggiore.

In un documento del luglio 2000 – il cui titolo è stato mutuato per questo paragrafo [8]– ho  tratteggiato la storia dei primi due anni di VAS Napoli, che aveva raccolto un centinaio di adesioni e che si era impegnata sia nelle importanti campagne nazionali dell’Associazione (Mai dire mais, Diritti al mare, Bastamianto!…) sia in una serie d’impegnative iniziative territoriali. Esse avevano una netta connotazione eco-sociale e marcavano una netta autonomia rispetto alla c.d. giunta ‘rosso-verde’ di Bassolino, soprattutto nei confronti di alcune sue discutibili scelte urbanistico-ambientali.

La lotta all’inquinamento elettromagnetico, alla diffusione degli OGM, alla privatizzazione del mare e delle spiagge, così come la promozione dell’educazione ambientale dentro e fuori la scuola, erano già tematiche comuni a tutti i VAS. C’erano però questioni che assumevano una loro specificità e cui il circolo napoletano volle dare un particolare rilievo, dal recupero delle città inghiottite dalla metropoli e private della loro dignità, alla tutela dei beni artistici e storici della Napoli negata.

Il progetto “Oltre Spaccanapoli: Riattaccanapoli” si rivelò un ottimo esempio di questo approccio, improntato com’era all’ecologia urbana e caratterizzato dall’impegno associativo sulle scelte urbanistiche strategiche, come le Varianti al PRG per Bagnoli e per la zona orientale; il piano per il Centro Storico e per il lungomare; la chiusura del Cinodromo e del Giardino Zoologico di Fuorigrotta; la necessità di frenare il dissesto idrogeologico dei Camaldoli, e così via.

L’approccio del gruppo VAS è stato fin dall’inizio caratterizzato sia dall’intervento culturale (assemblee pubbliche, seminari formativi sul pensiero ecologista, coordinamento d’insegnanti, visite guidate ai tesori nascosti della Città), sia da quello più propriamente politico (battaglie. anche legali, contro il rischio amianto e quello da elettrosmog; proposte urbanistiche alternative per la salvaguardia ambientale e l’archeologia industriale di Bagnoli; il progetto di pedonalizzazione e saldatura del lungomare partenopeo alla Villa Comunale, etc.).

L’associazione VAS, in tal modo, si fece ben presto conoscere ed apprezzare per la chiarezza delle sue critiche ma anche per la serietà costruttiva delle sue proposte, riuscendo ad ottenere una discreta copertura mediatica alle sue iniziative.

Sta di fatto che dietro di esse, al di là dell’entusiasmo e dell’attivismo del gruppo, c’era sempre la determinazione e lucidità di Antonio D’Acunto, la cui ormai classica immagine – con gl’immancabili occhiali sulla fronte – campeggiava sempre più spesso sui principali quotidiani e nelle immagini dei telegiornali RAI e delle emittenti locali. Un’icona che era da sola la sintesi di un approccio profondamente diverso alla politica, intesa come opportunità di crescita comune e collettiva, come esercizio dei diritti ma anche come progetto per far diventare Napoli una città più vivibile, civile e solidale. In quegli anni la statura morale e politica di Antonio –  insieme con la sua vastissima cerchia di conoscenze precedenti – conferì all’azione di VAS un’ autorevolezza indiscutibile, frutto di quella coerenza ideale ed etica che lo ha sempre contraddistinto.

Le battaglie da lui guidate contro l’emarginazione sociale di alcuni quartieri centrali e periferici – come si legge in un foglio autogestito del Circolo – costituivano: “…l’appello ad un vero decentramento amministrativo, inattuato dopo oltre 20 anni, ma anche a coniugare la rinascita di Napoli con quella dei napoletani, grazie all’adozione sociale e collettiva dei beni culturali, in mezzo ai quali essi trascorrono un’esistenza spesso precaria e marginale[9].

A questa riappropriazione popolare e quasi catartica della ‘grande bellezza’ di Napoli furono dunque ispirate molte iniziative di riscoperta diretta di alcuni suoi luoghi tipici, come il Sedile di Porto, la città antica di Totò, quella verticale delle pedamentine e delle mille scalinate, anche grazie alla mirabile guida dello storico dell’arte Vincenzo De Pasquale.

Era su questo VAS…pensiero” – come lo definiva scherzosamente il titolo d’un altro documento del 1999, dedicato alle iniziative culturali del Circolo e del Coordinamento regionale – che si basavano tutte le attività allora messe in campo. Ed è proprio per diffondere questa “cultura ambientale per il terzo millennio” che Antonio si è sempre speso a fondo, coinvolgendo nel dibattito sia il mondo laico e comunista da cui egli proveniva ideologicamente, sia quello cattolico più impegnato, aperto a quella visione ecologica di matrice evangelica e francescana che da sempre lo aveva affascinato.

  1. Biodiversità, ecologia sociale, ecopacifismo

Ritengo che il principale merito di D’Acunto – manifestatosi anche nella lunga stagione della sua indiscussa  leadership come responsabile regionale per la Campania dell’associazione nazionale Verdi Ambiente e Società – sia stato quello di rappresentare un punto di sintesi tra il pensiero marxista e quello ecologista. Ciò lo ha indotto a teorizzare le linee-guida di quello che egli chiamava “marxismo ecologico” [10], riscontrabili nei sei articoli raccolti nell’omonima sezione del suo sito personale (http://www.terraacquaariafuoco.it/index.php/per-un-comunismo-ecologico).

La stessa centralità del lavoro, in quegli scritti, è stata riproposta attraverso la lente di una visione ecologista globale, per cui anche termini di uso corrente – come ‘sviluppo sostenibile’ , ‘progresso’  o ‘crescita’ – erano da lui messi sotto accusa per la loro ambiguità e sostanziale contraddittorietà coi principi stessi dell’ecologia.

L’orizzonte di un Comunismo Ecologico e di un’Ecologia Comunista è l’intrinseco, eccelso motore di idealità, finalità e programmi per la fine di ogni forma di imperialismo, sopraffazione e violenza, per il disarmo nucleare e batteriologico generalizzato, per una filosofia epicurea*, dei consumi, per l’impiego di risorse locali e rinnovabili e per il loro totale riciclo; per il lavoro quale processo di arricchimento dell’Umanità, per la territorialità dei modelli di produzione e lavoro, per istituzioni decisionali espressione compiuta della partecipazione dei cittadini*, per la piena tutela della Biodiversità, naturale e dei valori creati dall’Uomo nel percorso della sua storia, e per la sua cultura quale filosofia della vita. Il Comunismo Ecologico e l’Ecologia Comunista costituiscono essenza fondamentale e necessaria per un pensare nuovo dell’Umanità.” [11]

In queste parole – uno dei tanti periodi ‘manzoniani’ e pieni di maiuscole tipici dell’enfatica scrittura di Antonio – troviamo racchiusa in nuce quella filosofia politica che, ispirata da un’idealità alta, riusciva a ricapitolare in un discorso unitario le battaglie anticapitaliste ed antimperialiste, la proposta d’una rivoluzione energetica fondata su risorse ‘locali e rinnovabili’, la spinta al disarmo , l’impulso ad un modello di produzione ‘territoriale’, la ricerca costante di una partecipazione attiva e responsabile dei cittadini e, soprattutto, la tutela e valorizzazione massima di quella Biodiversità in cui si coniugava l’infinita varietà biologica della Natura con l’eccezionale ricchezza dei valori tipici della comunità umana.

biodiversita'Questo paradigma ideologico – grazie anche ad un costante confronto con quelli che collaboravano con lui a quel progetto ecologico-sociale – col tempo è diventato sempre più patrimonio comune dei VAS napoletani e di tanti compagni ed amici degli altri circoli della Campania.

Ed è grazie alla lucida visione di un’ecologia che non vuole confinarsi in un mero protezionismo ambientale ma aspira a diventare pensiero-guida per un modello alternativo di sviluppo e di società, che nel decennio 1998-2009 quest’associazione ha saputo conquistarsi sul campo un’autorevolezza considerevole, ma sicuramente anche molte e pesanti ostilità.

Sono stati infatti gli anni in cui VAS Campania ha condotto un’opposizione senza se e senza ma  agli scempi urbanistici, al colpevole silenzio sul rischio amianto, alla privatizzazione selvaggia delle spiagge, alla mancata tutela dei beni culturali ed ambientali, al persistente rischio idro-geologico ed alla piaga degli incendi boschivi, entrando in conflitto con poteri forti e compromessi istituzionali

D’altronde, a ciascuna delle critiche formulate, particolarmente in materia urbanistica, VAS – fin da quei primi anni – ha puntualmente contrapposto le sue proposte alternative, dalle quali emergeva con chiarezza la visione di una Napoli policentrica, che ipotizzava “cinque città nella città”, sì da combattere la “metastasi della megalopoli” da cui deriva sempre la marginalizzazione delle periferie, alle quali bisognava viceversa “ridare dignità”. Il secondo punto qualificante – che D’Acunto ribadiva spesso con forza – era la creazione di una “cintura verde” intorno a Napoli – da Bagnoli a San Giovanni a T. – sia arrestando il degrado delle aree naturali ancora presenti, sia “rinaturalizzando” quelle urbanizzate o comunque sottratte ai cittadini.

I quotidiani del tempo [12] riferiscono abbastanza fedelmente questa grande battaglia ambientalista, che si sostanziava in un vero e proprio “contropiano dei Vas” : Esso si proponeva infatti di sconfiggere ogni tentativo di nuove speculazioni, di disegnare un volto nuovo per la città di Napoli; di restituirle il suo mare ed il suo verde, ma soprattutto di sconfiggere l’emarginazione delle aree periferiche e di risanare e valorizzare le aree industriali dismesse e lasciate al degrado.

Proprio nel 2001 ebbe inizio uno dei momenti fondamentali di questa esplicitazione pubblica d’un ambientalismo alternativo. Si trattava d’un evento che richiese all’associazione un vero salto sul piano organizzativo. La “Festa VAS della Biodiversità”, patrocinata della Regione Campania, prese le mosse in quell’anno negli Spalti del Maschio Angioino, animando cinque giorni di dibattiti, mostre e concerti, non a caso a partire da quel 4 ottobre in cui si ricorda S. Francesco, patrono dell’ambiente.[13]

Dalla seconda alla quinta edizione della kermesse ecologista (svolte dal 2002-2005 nella splendida Villa Comunale di Napoli), si confermò ulteriormente l’alto livello della manifestazione e la sua apertura alle grandi tematiche legate al rapporto tra “Natura e culture del Mediterraneo” (sviluppo, alimentazione e salute, diritti umani, pace e disarmo), anche grazie alla collaborazione con prestigiose istituzioni scientifiche e culturali (Stazione Zoologica di Napoli “A. Dohrn”, Osservatorio Vesuviano, “Maison de la Mediterranée” della Fondazione Laboratorio Mediterraneo, etc.) ed al patrocinio del Comune di Napoli, di quello di Sorrento e, in seguito, della Camera dei Deputati, del Senato della Repubblica e della Presidenza della Repubblica.

Andava delineandosi in quegli anni la visione globale della “Biodiversità come filosofia della vita” di cui Antonio D’Acunto è stato il vate e che lo portò a dichiarare. “La diversità non deve essere elemento di conflitto, ma un valore da apprezzare[14].

La Festa VAS fu quindi l’occasione migliore – e con una spiccata visibilità – per lanciare un progetto complessivo, capace di coniugare la salvaguardia della varietà naturalistica con quella delle multiformi culture umane, a partire dallo storico quanto travagliato crocevia del bacino del Mediterraneo. Una visione di cui resta come sintesi grafica il bellissimo logo della variopinta  ‘spirale della Biodiversità’, tuttora simbolo della nostra Rete per la “Civiltà del Sole”.

Le cinque edizioni di quella riuscita manifestazione – alternando conferenze e discussioni con momenti musicali e spettacolari – contribuì sicuramente a diffondere tale fondamentale concetto, ma anche a rilanciare le tradizionali battaglie di VAS: da quella sui parchi e la ‘green belt’ cittadina alla tutela della risorsa-mare; da quella contro ogni genere d’inquinamento e di minacce alla salute (gas di scarico, amianto, elettromagnetismo…) fino alla proposta di un’alimentazione sana e liberata della minaccia di organismo geneticamente modificati.

  1. Una leadership come esempio e servizio

“Un uomo mite, generoso, umile, un passionario, un gran combattente. Un uomo perbene. Un amico.” [15] .  Con queste parole il Sindaco de Magistris ha efficacemente sintetizzato la figura di Antonio D’Acunto, cui Antonio E. Piedimonte ha dedicato un bellissimo articolo, che ne tratteggia il lungo percorso umano e politico.[16]

Concludendo questa sommaria analisi del fondamentale segmento di tale percorso – che lo ha visto alla guida dell’associazione Verdarcobaleno e poi di VAS Campania nel quasi ventennio 1995-2014 – io vorrei invece sottolineare la particolare natura della sua leadership. Essa si estrinsecava soprattutto nella sua indiscutibile autorevolezza morale e politica, frutto di una lunga storia di combattente per la giustizia sociale, i diritti civili e la difesa dell’ambiente, ma anche nella sua esemplare coerenza con un pensiero forte, che ha costantemente precorso i tempi.

La visionarietà di Antonio era quella che contraddistinguono tutti i profeti autentici, che non solo riescono mirabilmente a leggere con chiarezza ciò che per la maggioranza rimane oscuro, ma si sentono spinti da un’irrefrenabile impulso a pre-dicarla ovunque ed a tutti. [17]

Il ‘verbo’ che egli non si è mai stancato di trasmettere a tutti – con parole e scritti ma soprattutto col suo eccezionale esempio – non era quello evangelico ma richiamava ugualmente ad una profonda ‘metànoia’, intesa come conversione a modelli di sviluppo e stili di vita alternativi a quelli attuali, ma anche come ri-conversione di un intero sistema (produttivo e genericamente economico), che si rivela sempre più ecologicamente insostenibile.

Certo, la leadership di D’Acunto risultava lo spontaneo e naturale risultato della sua statura culturale ed etico-politica, ma gli ha comunque richiesto un costante impegno a sviluppare la sua forte personalità – istintivamente determinata e sicura di sé – verso una maggiore capacità di ascoltare e comprendere gli altri, di valorizzarne le idee e le capacità, di dare spazio e visibilità a tutti quelli che collaboravano al comune progetto.

Fare sintesi e mantenere gli equilibri, pur senza negare le inevitabili diversità, è il compito del vero leader e Antonio lo ha esercitato nel modo migliore, riuscendo a trascinare chi lo circondava col suo entusiasmo contagioso – unito alla sua grande carica affettiva –  in imprese che nessuno avrebbe mai pensato di affrontare.  Il suo indiscutibile carisma , inoltre, ha contrassegnato ampiamente la vicenda cittadina, regionale e nazionale di VAS in questi ultimi sedici anni, dando impulso ed autorevolezza alla sua azione per quell’ “ambientalismo in movimento” che ne è diventato lo slogan, come ha peraltro attestato anche il Presidente Nazionale, Guido Pollice.[18]

D’Acunto ha dato moltissimo all’ambientalismo italiano, che ha cercato costantemente di far uscire dalle secche di battaglie parziali e locali per ricondurlo ad un saldo pensiero globale, ma ha anche saputo, con umiltà rara, ricevere e valorizzare i contributi di chi lo ha affiancato in questi anni.

Io stesso gli sono debitore di quella visione complessiva, ma anche di una pratica quotidiana che non trascurava nessuno spunto, anche di cronaca, per rilanciare e modulare quel messaggio.

Mi sento perciò orgoglioso di aver potuto affiancarlo negli ultimi vent’anni della sua attività, condividendo con lui e gli amici di VAS e della Rete Solare anche il mio impegno per la nonviolenza e l’ecopacifismo. Un altro aspetto in cui penso di averlo ‘contagiato’ è stata la mia impostazione eco-teologica che, di recente, lo ha spinto a scrivere a papa Francesco, auspicando una sua enciclica sull’etica ambientale, in una prospettiva non più antropocentrica ma aperta alla tutela di ogni essere vivente e di quella preziosa ma delicata biodiversità che ne è il segno tangibile.[19]

downloadE’ evidente che la fase ultima – contrassegnata dalla proposta di legge popolare su “Cultura e diffusione dell’energia solare in Campania” e dalle battaglie perché fosse approvata in Consiglio Regionale ed effettivamente attuata – risulta indissolubilmente saldata alla sua esperienza negli anni delle battaglie nel PCI contro il nucleare ed a quelle federaliste ed ecologiste come consigliere regionale dei Verdi Arcobaleno. Ma è altrettanto evidente che essa è stata alimentata anche dalla stagione delle battaglie che, con gli amici e compagni di VAS, Antonio ha portato avanti per salvaguardare e valorizzare la Biodiversità e per restituire ai cittadini ed alle comunità locali quelle risorse e quel potere che si cerca sempre più di sottrarre loro, in nome dei miti della crescita, della governabilità e di un rinato decisionismo centralista.

La Civiltà del Sole, di cui egli è stato il profeta, è anche questo, E chi oggi rimane a proseguire sulla strada da lui segnata ha il non facile compito non soltanto di andare avanti, ma di mantenersi all’altezza del suo eccezionale esempio, umano e politico.

© 2015 Ermete Ferraro (https://ermeteferraro.wordpress.com )

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[1] Vedi: https://ermeteferraro.wordpress.com/2014/12/31/ciao-antonio/

[2] Ermes Ferraro, “Dove va la tartaruga? Principi e orientamenti di un movimento”, Ecopolis (notiziario dell’associazione ‘Verdarcobaleno’),  N° 0, Napoli, 1995 (r.i.p.), p. 1

[3] Ivi

[4] Antonio D’Acunto, “Una voce fuori dal coro – Dal gruppo consiliare alla Regione alla Associazione”, in Ecopolis, cit., p. 1

[5] Ivi

[6] Ferraro, Delehaye, Cerchia, “Tanti auguri, tartaruga! – I Verdarcobaleno festeggiano un anno di battaglie al Vomero”, Ecopolis, Napoli, Giugno 1996 (r.i.p.), p. 1

[7] Cfr. Comunicato Stampa n. 1 del 17.04.1998

[8] Ermes Ferraro, VAS…dove ti porta il cuore – Due anni di attività del Circolo VAS di Napoli, Napoli, luglio 2000 (r.i.p.)

[9] D’Acunto – Ferraro, “‘Riattaccanapoli’ e altro… – Iniziative di VAS per la cultura e la tutela dell’ambiente”, la Vaspubblica – notiziario VAS Napoli, n° 5, ott.-Nov. 1999, (R.I.P.), p.1

[10] Antonio  D’Acunto, Per un comunismo ecologico > http://www.terraacquaariafuoco.it/index.php/per-un-comunismo-ecologico/29-per-un-comunismo-ecologico-per-un-ecologia-comunista-per-una-nuova-ecologia-politica-per-una-nuova-politica-dell-ecologia

[11] Ivi

[12] Cfr.: “Prg, cinque città nella città” (Cronache di Napoli – 13.06.2001): “Prg, rush finale per presentare le osservazioni”, Il Mattino – 16.06.2001;  “Un Prg che serve solo ai padroni del cemento”, Roma-GdN – 16.06.2001)

[13] Cfr.: “Biodiversità, gran festa sugli spalti”, Il Mattino, 01.10.2001; “Verdi ambiente e Società. Al via la festa della ‘Biodiversità’ “, Roma-GdN, 20.09.2001; “Festa della Biodiversità”, Nuova Stagione, 07.10.2001

[14] Rosa Savarese, “Biodiversità, una filosofia di vita”, Roma-GdN, 08.10.2003

[15]  V. in: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/14_dicembre_27/scompare-antonio-d-acunto-dei-primi-leader-ambientalisti-0b2b13fe-8dd5-11e4-9853-b3ac6340f997.shtml

[16] Antonio E. Piedimonte, http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/14_dicembre_29/quel-guerriero-sorridente-che-regalo-campania-l-energia-solare-7a875576-8f5d-11e4-958d-cb5be19f6659.shtml

[17] Cfr. il celebre versetto evangelico: “Quello che Io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e ciò che udite dettovi all’orecchio, predicatelo sui tetti”. (Matteo 10:27).

[18] Cfr. http://www.vasonlus.it/?p=10166#more-10166 ed anche la sintesi degli articoli sulla morte di A.D. in http://www.vasonlus.it/?p=10193

[19] Cfr. la pagina tematica del sito web della RCCSB > http://www.laciviltadelsole.org/etica-ambientale.html#/

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© 2015 Ermete Ferraro (https://ermeteferraro.wordpress.com )

Ciao, Antonio…

“…le stagioni nel sole finiscono, lo sai,
proprio quanto ti accorgi di amarle più che mai,
ma tu vivile sempre, e vivile per me,
le stagioni nel sole continuano con te.”

Roberto Vecchioni, Le stagioni nel sole 

antonio 4Carissimo Antonio…

Mi era già capitato di scrivere una lettera ad un grande amico da poco scomparso.[1] Quel 13 febbraio di 6 anni fa rivolgevo il mio pensiero a Mario Borrelli, inascoltato profeta di un vangelo al servizio degli ultimi e di un vero lavoro sociale di comunità. Oggi l’interlocutore di queste riflessioni sei tu, che come Mario mi sei stato padre e maestro e che troppo presto ci hai lasciato, per un male che ha fiaccato le tue ossa ma non il tuo vitalissimo entusiasmo e la tua incrollabile fiducia in un cambiamento vero, profondo, “alla luce del Sole” .

A darti l’estremo saluto, domenica 28 dicembre nel Duomo di Napoli, c’erano centinaia di persone che ti hanno voluto bene e che in questi decenni hanno apprezzato le tue eccezionali doti di umanità e la maniera ispirata e profetica con cui sapevi fare Politica con la maiuscola.  Ma se avessero potuto partecipare tutti quelli a cui hai rivolto il tuo sorriso incoraggiante e che hai aiutato a crescere, la stessa Cattedrale non sarebbe stata capace di contenerli, perché l’intera città – ed anche la regione – devono tantissimo al tuo instancabile impegno civico, sociale ed ambientalista.

Certo, come nel caso di Mario Borrelli, è triste constatare che la riconoscenza si esprima quando è troppo tardi, ma tu sei troppo al di sopra di queste cose e, pur sentendo il forte impulso a creare un movimento forte e numeroso, non hai mai valutato i risultati del tuo lavoro dal numero di quelli che ti battevano le mani.  Del resto, lo sai, i veri profeti sono sempre inascoltati e, in fondo, lo si può anche capire, visto che hanno la capacità di vedere talmente lontano da poter a stento essere seguiti e compresi da tutti. Forse non é stato un caso che tra i brani letti durante la celebrazione uno in particolare esaltasse Abramo come simbolo dell’uomo di fede, quello che crede a ciò che gli è stato rivelato, al di là di ogni apparenza e probabilità. In particolare san Paolo, nella Lettera agli Ebrei, celebrava questa straordinaria capacità del patriarca:

«Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. […] Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare…» [2]

Caro Antonio, anche tu sei partito senza sapere dove saresti arrivato, pieno di fede, di speranza e di calorosa empatia per chi hai incontrato lungo la strada. Certo, quelli che hanno seguito il tuo esempio non sono stati numerosi ‘come le stelle del cielo’, ma non si può negare che molte tue intuizioni, col passare del tempo, abbiano dato vita a grandi realizzazioni ed abbiano mobilitato moltissime persone. Sono stati, purtroppo, molti di meno quelli che ti hanno seguito sulla strada del rigore morale in politica e del tuo idealismo con i piedi per terra, ma è pur vero che in tanti hanno comunque abbracciato le tue idee e seguito le tue orme, attratti dal tuo esempio.

Nel suo messaggio, il Sindaco de Magistris ti ha efficacemente tratteggiato con poche parole:

« Un uomo mite, generoso, umile, un passionario, un gran combattente. Un uomo perbene. Un amico.»

Anche Antonio Piedimonte [3], nel titolo del suo articolo per il Corriere del Mezzogiorno,  ti ha definito “guerriero sorridente”. Al di là del linguaggio bellico nel quale troppo spesso si casca in politica – e che a me pacifista non piace –  bisogna ammettere che, se non guerre, quanto meno un sacco di battaglie le hai combattute, con la passione di chi ci crede davvero. Lotte democratiche e non violente, costantemente ispirate dalla tua profonda fede nel cambiamento. Ma non un cambiamento qualunque, come vorrebbero farci credere i politicanti d’oggi. Ciò di cui ti sei fatto promotore nasceva sempre da grande rispetto ed amore per l’umanità e per la natura, dalla cui sterile contrapposizione fosti capace di uscire quando i tuoi compagni di strada ne restavano prigionieri.  Quella stessa fede, che ti ha portato a batterti per una società più giusta solidale ed ecologica, si è manifestata nella tua religiosità  profonda quanto laica – come ha sottolineato padre Alex Zanotelli nel suo intervento – ma, sul piano personale, nella tua incrollabile speranza di riabbracciare finalmente la tua amatissima compagna Ileana. E’ la stessa profonda fede noi, i tuoi amici e compagni di sempre, abbiamo voluto onorare salutandoti per l’ultima volta col canto di“Bella ciao” sul sagrato del Duomo. La voce era incrinata dalla commozione, ma sono certo che quell’insolito coro, che faceva girare stupiti i frettolosi passanti, ti sarà piaciuto…

L’ecologia sociale di un ‘irriducibile ambientalista’

«…Antonio D’Acunto,  uno dei padri dell’ambientalismo in Campania, in un certo senso ha riunito le sue due anime: l’uomo di fede e il vecchio compagno che aveva messo da parte la falce e martello quando aveva scoperto che il partito aveva un’idea diversa dalla sua sull’ecologia e in particolare sul nucleare. Fu proprio la questione dell’energia atomica, infatti, la goccia che fece traboccare il vaso e spinse il brillante ingegnere dell’Enel che si era fatto apprezzare tra i quadri del Pci verso un’altra, diversa militanza…» [4]

Sì, caro Antonio, la questione nucleare fu la vera scelta dirimente e tu, allora, trovasti il coraggio per scegliere la strada più difficile, in modo da restare fedele alle tue convinzioni. Questa decisione, lo so bene, ti è molto costata. Tu, infatti, hai sempre creduto in un grande partito che incarnasse le ragioni di quel comunismo che non hai mai rinnegato. Ti aspettavi però una seria svolta in materia ambientale che invece non ci fu e così la frattura si determinò fatalmente su quel ‘nucleare civile’ che era frutto della retorica degli ‘atomi per la pace’.

Fu allora che decidesti d’imboccare una strada diversa, originale ed ancora inesplorata. Hai perciò dato vita ad un movimento ambientalista forte e determinato, che non si limitava a proteggere la natura ma si proponeva anche di rivalutare l’ambiente urbano e le sue grandi risorse culturali ed artistiche. Si trattava di quella che più tardi qualcuno avrebbe chiamato ecologia sociale [5] e che rientrava nell’ambito d’un impegno ambientalista ispirato dall’ecologia umana, per affermare i valori della civiltà, pur archiviando la vecchia visione antropocentrica del mondo.

« La verità  – ha scritto il tuo vecchio amico Nicola Lamonica in un articolo che ti ha dedicato – è che Antonio è qualcosa di più,  poiché ha saputo uscire dalla mediocrità ed ha motivato la sua vita  superando gli steccati ideologici,  non rinunciandone comunque all’essenza  e confinando le proprie idee  filosofiche, storiche e culturali in un nuovo progetto, la cui sintesi è rintracciabile nella Sua dinamicità costruttiva, nei suoi mille interventi scritti e nella saggezza del  Suo fare e del  Suo dire,  con parole semplici ma profonde  che lo hanno reso popolare e paziente, democratico e rivoluzionario, studioso e progettuale.» [6]

E’ proprio così. Chiunque ti abbia conosciuto restava inevitabilmente colpito dalla grande tensione etica e dalle profonde motivazioni filosofiche e politiche delle tue proposte. Allo stesso tempo, però, era impossibile non essere travolti dal tuo straordinario entusiasmo pragmatico, dalla tua irrefrenabile voglia di concretizzare le idee in un progetto.

Un“irriducibile ambientalista” sei stato definito in una nota delle U.S.B. [7] ed un articolo di “Contropiano” ti ricorda com:

un comunista scomodo”, quello « storico militante marxista ed ambientalista […] (che) a Napoli si è sempre opposto a tutti i progetti di devastazione e di ristrutturazione urbanistica e territoriale dall’evidente segno antisociale (e che)…ha sempre contribuito alle variegate esperienze politiche e sociali che si sono prodotte negli ultimi anni, portando il suo contributo di sapere e di competenza tecnico/scientifico».[8]

Sì, perché è inutile negare che il tuo rigore morale e la tua intaccabile coerenza politica erano oggettivamente scomodi, se non fastidiosi, per i troppi mediocri che della politica hanno fatto un mestiere e vorrebbero farci credere che l’unica cosa che conta è l’affermazione personale.

La verità è che proprio tu – mite generoso e umile, per citare de Magistris – sei stato un vero leader, la persona cioè che ha saputo valorizzare e mettere insieme tanti altri e trasmettere loro la carica, per realizzare il progetto ambizioso che solo un visionario come te poteva immaginare.

Il tuo grande merito è stata la tua eccezionale capacità di rendere quel progetto davvero globale, uscendo dalle secche della frammentazione e del pragmatismo miope che caratterizzano la nostra epoca, che ha smarrito la visione d’insieme, il senso della complessità e dell’interrelazione su cui, viceversa, si fonda l’approccio ecologista alla natura ma anche alla società.

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Con gli occhiali della mente, per guardare lontano…

Non è certo un caso che il simbolo di quella tua lungimiranza sono stati i tuoi famosi occhiali portati sulla fronte, che ti hanno caratterizzato negli anni come una specie di marchio di origine controllata delle tue idee:

«… quasi a dire di coinvolgere anche la vista della mente e di tutto te stesso, e il cuore, nello sguardo sul mondo e sulla vita, per custodirli e farli migliori, per tutti…»[9]

E d’intuizioni ne hai avute davvero tante, proprio perché sapevi guardare lontano, ma anche intorno, riuscendo a cogliere le potenzialità enormi di un territorio e di un popolo mortificati da decenni di malgoverno, speculazione edilizia, perdita del senso della comunità, incredibile noncuranza per i valori dell’ambiente. Antonio Piedimonte, nel suo articolo, ha puntualmente ricordato tutte le tue grandi battaglie, da quella contro l’abusivismo edilizio a quella che ha portato a tutelare i parchi naturali regionali, passando per le campagne ambientaliste per salvaguardare e valorizzare i tesori della “Napoli negata” ed quelle per cancellare il concetto stesso di periferie, superandolo nella visione di una città multicentrica, che sapesse valorizzare il protagonismo dei cittadini.

Come primo presidente di quella che allora si chiamava “Lega per l’Ambiente” [10] sei riuscito ad aggregare moltissime persone intorno ad un progetto di rinascita di una città e di una regione che non volevano rassegnarsi al degrado ed alla perdita d’identità sociale e culturale. Lo stesso spirito combattivo e la stessa risoluta determinazione sei riuscito a portare tra i banchi del Consiglio Regionale della Campania, dove non solo hai saputo dimostrare come si può fare politica altra e alta, ma hai potuto sviluppare in forma legislativa le tue grandi intuizioni.

Pochi ormai ricordano che sei stato colui che ha promosso e fatto approvare la legge sui parchi regionali e che sei stato anche il relatore ed ideatore della legge che segnava una svolta epocale in materia di raccolta e trattamento dei rifiuti. Nessuno che ti abbia affiancato in quegli anni, però, potrà dimenticare la tua incredibile capacità di coinvolgere un’aula spesso distratta nelle grandi battaglie civili ed ambientali, travolgendo col tuo contagioso entusiasmo anche i più tiepidi e perfino gli oppositori politici.

Il nostro incontro è stato segnato dalla mia uscita dai Verdi – che pur avevo contribuito a far nascere a Napoli – e dalla tua grande apertura verso una persona con cui forse avvertivi un’affinità ideale. E’ dal 1995, con la mia simbolica candidatura a presidente della Provincia di Napoli per i Verdi Arcobaleno, che è nato un affettuoso sodalizio che è continuato fino a pochi giorni fa, quando ti ho salutato con una carezza sul tuo letto d’ospedale, non immaginando che sarebbe stata l’ultima.

Il comune amico Pasqualino, insieme ad una bellissima foto che ti ritrae sorridente con una tua nipotina, mi ha mandato il link ad una bella canzone di Roberto Vecchioni. L’ho ascoltata e mi è venuto un groppo alla gola, soprattutto sentendo le prime parole:

«Addio per sempre, amico mio / ne abbiam passate di stagioni al sole / da far invidia a chi so io / ne abbiam cantate di illusioni / fino a sembrare due coglioni…».[11]

Da allora, anche noi due ne abbiamo passate di “stagioni al sole”, da quella dell’associazionismo ambientalista con V.A.S. [12] a quella, appunto, che al Sole direttamente s’ispira, per promuovere una vera e propria Civiltà alternativa. La stagione più appassionante che abbiamo vissuto insieme è forse stata quella per diffondere e salvaguardare la diversità biologica e culturale, dedicando a questo impegno vari anni d’impegno con VAS  ed organizzando ben cinque edizioni della “Festa della Biodiversità, di cui tu sei sempre stato giustamente orgoglioso.

Per la Civiltà del Sole

Un’altra tua straordinaria intuizione è stata quella di una proposta di legge popolare che potesse portare la statica e disastrata Campania a diventare la prima Regione che si desse una normativa ispirata alla scelta prioritaria del Solare. Ma non si trattava di un’altra questione. Era soltanto la logica estensione del tuo grande progetto di ecologia sociale, ispirato ad un pensiero forte, ad un’autentica etica ambientale e ad una visione della società rigorosamente ecologista, ma al tempo stesso equa e solidale.

E’ iniziata allora quella che davvero possiamo chiamare “la stagione del Sole”, un’avventura su cui pochi avrebbero scommesso, e che ci ha portati invece a raccogliere circa 13.000 firme sotto quel testo di legge popolare di cui sei stato l’ispiratore ed il vero estensore. Un’avventura che non si è conclusa con l’incredibile approvazione all’unanimità di quell’eccezionale proposta legislativa, ma che continua tuttora nella battaglia perché quella L.R. n. 1 del febbraio del 2013 diventi una realtà.

Non a caso la Rete associativa di cui sei stato il padre si è proposta come una realtà che promuove la Civiltà del Sole e della Biodioversità , coniugando i due termini in una visione complessiva di cui il Sole, simbolicamente, è la sintesi ma non certo l’unico protagonista.

Grazie a te, ed a quell’evidente riferimento all’utopica Città del Sole del grande calabrese che morì 600 anni prima che tu nascessi, comprendiamo meglio quanto fosse profondo il tuo pensiero, che si nutriva di quello dei filosofi presocratici, come Eraclito, ma anche di una rivoluzionaria volontà di cambiamento del modello di sviluppo, a partire dalla rivoluzione di quello energetico e dei consumi.

«Nella Civiltà del Solare, la città respira come da natura e cresce la bellezza della sua immagine […] La campagna e l’agricoltura ritrovano l’identità perduta, generatrice e non distruttrice di risorse. Cambiano urbanistica ed architettura del nuovo […] contro gli sprechi cambiano i materiali e le tecnologie impiegate; cambiano la mobilità ed il trasporto, privato e pubblico[…].L’intera economia si libera dai vincoli della dipendenza e del ricatto del mercato del combustibile e delle fonti energetiche e lo scambio internazionale si attiva non sui vincoli della “bilancia commerciale”, sulla speculazione monetaria, ma sull’interesse reciproco e solidale. Le comunità locali, anche in identità semplici e familiari, diventano i fattori delle scelte, delle capacità di acquisire quella giusta energia sufficiente per le loro necessità, di scambiarsela a “bassa tensione” con le altre vicine in una rete di comune, reciproco interesse.»[13]

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La tua mente –  grazie agli occhiali sulla fronte che ti aiutavano a guardare molto lontano – ha saputo indicarti una strada luminosa, nella quale ci siamo avviati con te in questi anni e che ora avremo difficoltà a percorrere senza di te.  Certo, nell’attuale mondo prosaico, disincantato e cinico della politica si rischia di far la parte di quelli che, per dirla con Vecchioni, cantano solo delle illusioni; insomma, di essere scambiati per coglioni…Ma chi ti è stato accanto sa benissimo che basta utilizzare i tuoi magici occhiali della mente per vedere tutta la concretezza di un progetto di società profondamente alternativa. Una società ispirata a quello che ti chiamavi “comunismo ecologico” ed io “ecosocialismo”, e che non solo utilizzi il sole e le altre fonti rinnovabili per produrre energia ed attivare un nuovo modello di sviluppo economico, ma sappia tornare ad essere una vera comunità, un posto più giusto ed accogliente dove far crescere i nostri figli.

Ho recentemente avuto modo di vedere una simpatica foto che ti ritrae, col tuo sorriso solare, mentre una delle tue nipotine, ridendo, ti strappa dalla fronte gli immancabili occhiali. E’ un’immagine bellissima, nella quale leggo il tuo straordinario affetto per i tuoi cari, ma anche una specie di simbolico passaggio di testimone della tua lungimirante visione alle generazioni future, che non meritano certo il disastro ambientale e sociale che gli stiamo riservando…

Carissimo Antonio, le cose da dire e da ricordare – compresi i tuoi appassionati interventi per difendere la Costituzione Italiana ed i tuoi ripetuti tentativi di coagulare il frammentato mondo della sinistra in un grande progetto alternativo – ma sono cose che sai molto bene e che non è certo facile trasmettere con poche righe a chi non ti è vissuto accanto per tutti questi anni.

D’altra parte, il solo modo per ricordarti davvero è continuare, testardamente, a percorrere la strada per la quale ci hai guidata, anche se – come cantava Fabrizio De André – bisogna fare i conti con “ambizioni meschine, millenarie paure e inesauribili astuzie” dei troppi che non solo non vedono lontano, ma non sanno neppure guardare dove camminano…

« Coltivando tranquilla / l’orribile varietà / delle proprie superbie / la maggioranza sta / come una malattia /come una sfortuna / come un’anestesia / come un’abitudine / per chi viaggia in direzione ostinata e contraria» [14].

Nessuno più di te ha saputo incarnare quest’ultima espressione. Per questo, caro Antonio, resterai per sempre con noi.

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[1] Ermete Ferraro, Ciao Mario! https://ermeteferraro.wordpress.com/2008/02/13/ciao-mario/

[2] Ebr 11,8-11 ; 12,12-19

[3] Antonio Emanuele Piedimonte, Quel guerriero sorridente che regalò alla Campania l’energia solare http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/14_dicembre_29/quel-guerriero-sorridente-che-regalo-campania-l-energia-solare-7a875576-8f5d-11e4-958d-cb5be19f6659.shtml

[4] ibidem

[5] Murray Bookchin, The Philosophy of Social Ecology: Essays on Dialectical Naturalism (1990 and 1996) Montreal, Black Rose Books

[6] Nicola Lamonica, Ci lascia Antonio D’Acunto, http://www.ilprocidano.it/2014/12/29/ci-lascia-antonio-dacunto/

[7] http://campania.usb.it/index.php?id=85&tx_ttnews%5Btt_news%5D=80408&cHash=d9870c69c6&MP=73-310

[8] E’ morto Antonio D’Acunto, comunista scomodo http://contropiano.org/in-breve/italia/item/28309-e-morto-antonio-d-acunto-comunista-scomodo

[9] Da una nota a firma di Pasquale Salvio, presidente di Città della Gioia onlus

[10] http://www.casertanews.it/public/articoli/2014/12/28/152650_cronaca-napoli-legambiente-ricorda-antonio-acunto-primo-presidente-legambiente-campania.htm

[11] Roberto Vecchioni, Le stagioni nel sole (2005) http://www.angolotesti.it/R/testi_canzoni_roberto_vecchioni_1792/testo_canzone_le_stagioni_nel_sole_272883.html

[12] VAS onlus (Verdi Ambiente e Società) è un’associazione nazionale di protezione ambientale, riconosciuta nel 1994 dal Ministero dell’Ambiente e presente su tutto il territorio italiano. Di VAS Campania Antonio D’Acunto è stato fondatore, coordinatore regionale e poi presidente onorario. Vedi servizio su AdA su: http://vasonlus.it/?p=10193

[13] Antonio D’Acunto, La Civiltà del Sole (maggio 2010) , http://www.terraacquaariafuoco.it/index.php/la-civilta-del-sole/24-la-civilta-del-sole

[14] Fabrizio De Andrè, Smisurata preghiera, http://www.angolotesti.it/F/testi_canzoni_fabrizio_de_andre_1059/testo_canzone_smisurata_preghiera_33199.html

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© 2014 Ermete Ferraro (http://ermeteferraro.wordprress.com )