(5) Il risveglio a Ferrara, nel silenzio di questa città vivace ma al tempo stesso placida, ci porta a fare colazione ed uscire subito per un rapido giro dei principali monumenti. Purtroppo sono tutti chiusi di lunedì, per cui non ci resta che percorrere le singolari strade lastricate con pietre di fiume e che proprio un alveo sono periodicamente diventate, in occasione delle frequenti piene di Po. Ne rende testimonianza l’originale "padometro". vera e propria storia tangibile di una città che, secolo dopo secolo, si è trovata invasa dalle acque del fiume, come nell’ultimo, tragico, episodio della piena nel Polesine del 1951. Il tempo è molto bello e un venticello rende ancora più gradevole la passeggiata, che inizia col Palazzo Comunale e prosegue al maestoso Castello Estense. Percorriamo poi le strade ancora deserte in direzione del magnifico Palazzo dei Diamanti, con la sua originale facciata in bugnato ed il silenzioso cortile verde. Diverse decine di immigrati – che attendono davanti alla questura per il rinnovo del visto di soggiorno – costituiscono l’unica isola di voci nel silenzio della città, dove continuiamo ancora un po’ ad ammirare chiese e nobili palazzi della corte estense, passando anche davanti alla casa di Ludovico Ariosto. Le valigie e le borse vengono nuovamente inghiottite dal capace bagagliaio della ‘Fabia SW’ e ripartiamo alla volta di Venezia, utilizzando nel tratto finale l’autostrada Bologna-Padova e quella che porta appunto alla città lagunare. Grazie alle indicazioni ricevute all’info-point, raggiungiamo abbastanza agevolmente Marghera, dove abbiamo prenotato in un simpatico hotel di questa ordinata e tranquilla periferia industriale. Nonostante la crisi, che si fa sentire anche qui, Venezia è infatti di nuovo al top del flusso turistico e percorrere calli e canali significa immergersi in una vivace babele linguistica ed etnica. Ce ne accorgiamo appena scesi dal bus a Piazzale Roma, dove migliaia di spagnoli, cinesi, inglesi etc.attendono d’imbarcarsi sul suggestivo (ma costoso…) traghetto per San Marco. Su Venezia si sono dette troppe cose per non risultare banali, ma è impossibile non parlare dell’incanto di questa incredibile e un po’ assurda città, dove chiese e palazzi si specchiano nelle acque della laguna, solcate da motoscafi e dalle solite gondole. Il tempo si è fermato come in una magia da fiaba, e grasse tedesche, vocianti ispanici e velate iraniane si trovano immersi dentro un quadro di Canaletto… Sembra quasi di avvertire il sorriso benevolo, ma un po’ beffardo, di questa millenaria Città, che riesce a digerire ogni anno centinaia di migliaia di turisti da tutto il mondo, restando impassibile e distaccata, immersa nei ricordi della sua gloriosa storia di repubblica marinara, quando Venezia dominava i commerci con l’Oriente e scopriva il fascino dell’impero cinese, guerreggiava con i Mori e s’imponeva sulla stessa Bisanzio. Piazza San Marco è un esempio classico di questa cartolina senza tempo, dove anche noi ci siamo immersi, restando incantati a guardare ed a fotografare gli ori della facciata della Basilica, con le sue cupole orientali; il fantastico campanile, la torretta dell’orologio con i classici mori e la prospettiva eccezionale delle procuratie, che delimitano questo straordinario pezzo di storia dell’arte. I leoni alati osservano divertiti le migliaia di turisti, abbigliati nelle fogge più strane, ma con in testa, rigorosamente, pagliette da gondoliere o berretti da improbabili capitani di lungo corso. Valzer viennesi e suoni jazz, provenienti dagli storici caffé della piazza, accompagnano chi gira sudato per la piazza, scattando foto in mezzo ai piccioni o seguendo agguerriti capi-carovana con ombrellino e microfono regolarmentari. Dopo aver visitato la Basilica, c’immergiamo quindi nel dedalo di calli e campielli, ponti e ‘salizzade’ che costituiscono il classico itinerario pedonale da San Marco a Piazzale Roma. Si tratta di vari chilometri, percorsi a naso in su per ammirare le facciate in gotico fiorito, ma anche con interminabili e defatiganti soste davanti alle centinaia di botteghe di artigianato locale. Come si fa, in effetti, a non soffermarsi davanti a mille articoli in vetro di Murano, alle maschere carnevalesche, ai gioielli ed ai bicchieri di cristallo? Come si può impedire a chi ci passa davanti di scegliersi i regalini per amici e parenti, ripartendo ogni volta con un fragile pacchetto in più e con qualche decina di euro in meno? Non si può, ovviamente, ed anche noi compiamo il nostro rito, non trascurando però di visitare qualche chiesa e di ammirare i ricami in marmo dei palazzi. Il tempo è poco e, all’approssimarsi di un improvviso temporale, ci rifugiamo dentro un McDonald’s (ebbene sì…) dove consumiamo avidamente una cenetta a base di Big Mac, crocchette di pollo e patatine, innaffiata da secchielli di coca e sprite. Nel frattempo la pioggia si è intensificata, cogliendoci senza gli ombrelli, per cui l’ultimo tratto da Rialto alla stazione ferroviaria lo percorriamo a gran velocità, in mezzo a tuoni spaventosi che echeggiano nella laguna. I due ombrelli acquistati per strada di consentono di giungere non troppo bagnati al piazzale, dove attendiamo il bus che ci riporta infine a Marghera, per un sonno ristoratore.
Ago
12
2009