bandiera4 Novembre 1918-2007

 “Dov’è la vittoria…?”

                di Ermete Ferraro 

     Per le autorità militari e civili il 4 novembre, una volta “Festa delle Forze Armate”, è diventato il giorno della festa dell’unità nazionale.  Sembrava evidentemente poco politically correct continuare ad invitare gli Italiani a festeggiare quella “inutile strage” (Benedetto XV), che era costata 650 mila morti e un milione di mutilati e feriti. Come opportunamente si ricorda nell’appello lanciato dal Movimento Nonviolento, erano assai più degli abitanti di Trento e Trieste, i territori ottenuti con la cosiddetta “vittoria”, fra l’altro già concessi dall’Austria all’Italia in cambio della non belligeranza.

E allora meglio parlare di “festa dell’unità nazionale”, come se si trattasse di qualcosa che può essere assicurato dalle forze armate, nel frattempo trasformate in attività da professionals, una volta fallito miseramente anche il mito dell’esercito di popolo.

Una persona di media intelligenza, però, stenta a comprendere che cosa c’entra la difesa dell’integrità e dell’identità nazionale (espressione, peraltro, abbastanza ridicola in tempi di totale e spietata globalizzazione…) con un’ulteriore crescita delle spese militari, a discapito ovviamente di quelle sociali e per opere civili.

“Quest’anno  – ricorda il citato Movimento Nonviolento – le previsioni di spesa per la difesa (finanziaria, bilancio difesa, missioni internazionali, programmi sistemi d’arma) arrivano ad oltre 23 miliardi e 800 milioni di spesa: 20 miliardi e 900 milioni in bilancio, più 1 miliardo 550 milioni stanziato dalla finanziaria dell’anno scorso per le armi ad alto contenuto tecnologico, più altri 600 milioni in finanziaria 2008 tra finanziamenti al reclutamento dei professionisti e del finanziamento per gli Eurofighter e le fregate Freem. A questa somma vanno aggiunti gli oltre 800 milioni per il mantenimento delle missioni militari all’estero (compreso l’Afghanistan!)”.

C’è bisogno di commenti? A qualcuno sfugge forse che questi 24 miliardi di Euro previsti dal documento di programmazione economica della Repubblica Italiana (quella che “ripudia le guerre”…), sono sottratti alle vere esigenze di uno sviluppo più giusto, sostenibile e solidale?

Ebbene, allora protestiamo, ognuno come può, contro la retorica militarista e contro il bellicismo giustificato dalla presenza in alleanze strategiche che non hanno nemmeno più un avversario che le giustifichi.

Protestiamo, con tutta l’indignazione possibile, contro chi continua a mettersi la Costituzione Italiana sotto i piedi, blaterando del ruolo insostituibile dei militari nei compiti di protezione civile e di peace-keeping ! Finiamola di far finta di credere che un esercito, una marina ed un’aeronautica professionalizzati servano per aiutare le popolazioni alluvionate o per un’interposizione pacifica tra belligeranti!

Lunedì 5 novembre, presso il Castelnuovo di Napoli, si terrà un importante convegno sulla tragedia dei militari colpiti dai devastanti effetti dell’uranio impoverito, l’arma che le nostre forze armate hanno contribuito ad impiegare nelle precedenti "missioni di pace", in particolare nella ex-Jugoslavia e che si è drammaticamente rivolta, come un boomerang, contro soldati più o meno inconsapevoli.

Anche in quella sede io cercherò di esserci, per esprimere lo sdegno di chi, come me, da trent’anni condivide l’efficace affermazione di Tolstoj, nel suo capolavoro "Guerra e pace", secondo la quale: "le guerre non si vincono, le guerre si perdono e basta".

 Domani, perciò, diamo tutti un segnale di "ripudio della guerra",  di riprovazione totale di quella "inutile strage" di quasi mezzo secolo fa e, soprattutto, di dissenso nei confronti di un governo di centro-sinistra che investe 24 miliardi delle risorse comuni per mantenere in piedi un complesso militare-industriale che è la causa stessa delle guerre cui pretenderebbe di dare una risposta.

 

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