ELIOPOLITANI vs ECOBALLISTI

pirasolePirámide del Sol è il nome dato dai Messicani alla costruzione sacra che da 1900 anni si erge maestosa a Teotihuacan, a 45 km dall’attuale Città del Messico. Alta quasi 71 metri e con un perimetro alla base di quasi 94 metri, questa piramide a scaloni è stata costruita dagli Aztechi nel II secolo d.C. per concentrare su di sé l’energia cosmica, in una città che – nell’antica lingua nahuati – significava non a caso “luogo degli dei”.

Il riferimento un po’ blasfemo ad una delle costruzioni più sacre agli Aztechi ci è venuto in mente mentre stavamo discutendo sul destino delle profanissime e maleodoranti “piramidi della munnézza”, costituite da 3 milioni di tonnellate di c.d. ecoballe di rifiuti, stivate da molti anni nel Giuglianese e in parecchi altri siti della Campania . Una delle meraviglie della follia umana, cui perfino Le Mondeha dedicato in questi giorni un servizio, sottolineando l’assurdità di quella “discarica d’Italia”, che l’autorevole quotidiano francese ha definito “un disastro ecologico e sanitario”.  E’ stato durante quella discussione che ci si è accesa in testa la classica lampadina delle idee geniali. Chiarisco che coi pronomi “noi” e “ci” mi riferisco a quella banda di visionari, di cui faccio parte, che ha voluto fortissimamente una legge popolare che rendesse la Campania la prima regione a proclamarsi “solare” e ad agire di conseguenza, riuscendo perfino a farla approvare dal Consiglio Regionale più inerte d’Italia. Ed è stato proprio in una delle riunioni della nostra Rete Campana per la Civiltà del Sole e della Biodiversità (RCCSB) che abbiamo ipotizzato di trasformare quei criminali monumenti all’insipienza umana e agli interessi di pochi in un luogo di produzione di energia solare pulita, senza limiti e per tutti. Col passar del tempo quell’idea, ancora vaga, è diventata sempre più concreta, grazie all’eccellente lavoro di squadra degli ingegneri della Rete, che hanno realizzato – in poco tempo e quasi senza risorse – un progetto di massima esaltante, con tanto di dati relativi a costi e benefici.

Il fatto è che, con buona pace degli antichi abitanti del Messico e delle teorie astrologiche degli Aztechi e dei Maya, le “piramidi del sole” che noi abbiamo immaginato sui siti di stoccaggio delle famigerate ecoballe potrebbero davvero diventare una centrale di energia rinnovabile. Una centrale ecologica alternativa all’inceneritore, che ne costerebbe la metà e creerebbe in loco preziose occasioni di lavoro e di sviluppo eco-sostenibile.  800.000 mq sul milione disponibili nel solo sito di “Taverna del re”, infatti, basterebbero a creare al di sopra delle piramidi di spazzatura una struttura leggera di sostegno ai pannelli fotovoltaici necessari a realizzare un eccezionale  impianto solare. Esso potrebbe produrre annualmente 200 milioni di KWh, facendo risparmiare 35.000 tonnellate di petrolio equivalente (TEP) all’anno ed impedendo in tal modo d’immettere nell’aria – nello stesso periodo – ben 100.000 tonnellate di micidiale anidride carbonica….

Sogni, fantasie? Niente di tutto ciò, solo calcoli, certamente ancora approssimativi ma che partono da una constatazione ancora più semplice ed evidente. In Europa ed anche in alcune regioni italiane si sta diffondendo la tendenza ad ovviare alla evidenti carenze di combustibili fossili lanciandosi speculativamente e senza regole sulle rinnovabili. Il business del solare e dell’eolico, in particolare, ha suggerito ai soliti noti che è possibile mettere le mani su vaste aree agricole, sottraendole alla loro funzione produttiva o comunque ambientale tappezzandole a proprio piacimento di pannelli fotovoltaici o costellandole di pali eolici. Ma questo è proprio quanto la RCCSB vuole evitare che accada, diffondendo sì la cultura e la pratica delle energie rinnovabili, ma entro regole ben precise e stando attenti a salvaguardare la biodiversità dei luoghi e la preziosità del territorio.

Ebbene, uno dei principi suggeriti dalla nostra Rete a chi, istituzionalmente, dovrà elaborare i “piani energetici solari comunali” (PESC) previsti dalla legge approvata quasi un anno fa è non a caso, la tutela dell’ambiente dalle speculazioni, anche quelle pseudo-ecologiche.  Il vero pericolo per l’affermazione di quella che abbiamo chiamato “Civiltà del Sole” , infatti, sono spesso gli “eco-ballisti” che spacciano le loro misere speculazioni come operazioni di rilievo ambientale. Oppure quelli che continuano a parlare di “termovalorizzatori” per addolcire la pillola amara degli inceneritori che bruciano rifiuti che invece potrebbero essere per tre quarti riciclati. Contrastare questi signori sarà possibile solo se le regioni e gli enti locali stabiliranno che per la realizzazione d’impianti energetici alternativi dovranno essere utilizzate solo aree già compromesse o degradate sotto il profilo ambientale, cercando in ogni caso – ad esempio nelle aree urbanizzate – di garantire un uso plurimo del suolo, coniugando più attività produttive sullo stesso sito.

A noi questo sembra un principio chiaro e soprattutto sensato. Il guaio è che gli interessi personali e di gruppo vanno in tutt’altra direzione, rallentando o addirittura boicottando l’applicazione di quella che dall’inizio del 2013 è innegabilmente una legge-quadro della Regione Campania. Eppure questo stesso Ente ha già cercato vergognosamente di rinnegare, emendare e sterilizzare tale normativa, per la prima volta proposta e promossa dagli stessi cittadini. Anche la nostra proposta progettuale delle “Piramidi del Sole”  ci sembra chiara, semplice ed economica, con un vantaggioso rapporto costi-benefici. Eppure si stenta a farla circolare, mentre i media fanno finta di non accorgersi della sua rivoluzionaria potenzialità e le istituzioni che dovrebbero farsene carico – dal Comune di Napoli alla stessa Regione – sembrano refrattari agli stimoli che la Rete non ha mai smesso di fornire.

L’ultimo esempio è stata la presentazione pubblica del progetto, tenuta il 19 dicembre scorso dalla RCCSB in una sala di quel Consiglio Comunale di Napoli che sette mesi prima aveva dichiarato all’unanimità di “aderire e sostenere” la legge popolare sul Solare in Campania. I termini della proposta sono stati illustrati ai cittadini presenti – fra cui quelli provenienti dal Giuglianese – ed in quella occasione mi è sembrato giusto, introducendo chi presentava i dati più tecnici, sottolineare che la prima energia alternativa è quella di chi, come noi, non ha mai smesso di andare avanti, caparbiamente, pur sapendo di avere contro le potenti lobbies dei combustibili fossili ma anche gli “ecoballisti” che lucrano sui disastri ambientali oppure fingono di abbracciare la causa delle energie rinnovabili, pensando in realtà solo gli affari che esse comportano, soprattutto se si continuerà a procedere senza regole né principi.

Però durante quell’incontro abbiamo potuto verificare che di energie ‘pulite’ ce ne sono ancora tante, ricche come noi di entusiasmo e di voglia di cambiare le cose. Lavorando in sinergia con quei movimenti ed ascoltando la gente che abita in quei territori sarà possibile trovare la soluzione migliore per un progetto di enorme portata. Esso potrà trasformare la “discarica dell’Italia” stigmatizzata da Le Monde in una delle più significative esperienze di sperimentazione d’un modello di partecipazione della popolazione alle decisioni sul futuro del suo territorio. Un futuro non più condizionato dagli sporchi traffici di chi lavora di nascosto contro gli interessi della gente e dell’ambiente, ma caratterizzato da un protagonismo popolare, alla luce del Sole.

© 2013 Ermete Ferraro https://ermeteferraro.wordpress.com 

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