PASSOVER

 
Si sa: la festività che i Cristiani chiamano Pasqua – e gli anglofoni Passover – deriva il suo nome della maggiore festività ebraica: la Pésah.Essa celebrava, e celebra tuttora, il passaggio degli Ebrei oltre la schiavitù degli Egiziani, oltrepassando prodigiosamente, grazie alla guida e protezione divina. anche l’ostacolo del Mar Rosso.
In effetti, storicamente parlando, la Pésah aveva origini assai più antiche, risalendo ad antichi riti delle popolazioni nomadiche e pastorali (nel senso di una “transumanza” stagionale da un territorio ad un altro, propiziata dal sacrificio di un agnello), ma anche a riti cananei di origine contadina (cui sarebbe ispirata la tradizione delle focacce azzime, cioè non lievitate).
Per i Cristiani, poi, si tratta di ben altro passaggio: quello dalla passione e morte del figlio incarnato di Dio alla sua gloriosa Resurrezione, grazie al quale l’umanità può finalmente passare dalla schiavitù del peccato alla salvezza universale, apportata da Gesù Cristo.
L’ingresso della stagione primaverile, del resto, è sempre e ovunque stata un’occasione per celebrare il magico passaggio dalla morte alla vita, dal freddo al caldo, da una natura addormentata ad un risveglio vitale. L’esistenza umana rappresenta un continuo passaggio da un’età all’altra, da una condizione all’altra. Le stesse leggi naturali, del resto, ci mostrano chiaramente che nulla si crea né si distrugge, visto che tutto si trasforma, oltrepassando uno stato per raggiungerne un altro.
Fatta questa dotta e interdisciplinare premessa, consentitemi però di divagare brevemente su ben altri passaggi, suggeriti dall’attualità, che appaiono indiscutibilmente un po’ meno elevati ma molto più sconcertanti.
1.      La gravissima crisi finanziaria, che ha colpito duramente le economie occidentali, sembrava almeno preludere ad una necessaria riflessione sul modello di sviluppo imperante e sulle sue assurde contraddizioni, per un graduale passaggio ad una visione alternativa dello stesso concetto di sviluppo, da non identificare più con quello di “crescita”. A distanza di tempo, vi sembra che la pesante mazzata subìta abbia fatto rinsavire chi dovrebbe finalmente farci cambiar strada? L’unico passaggio visibile mi sembra quello da una certa austerità iniziale ad una rinnovata tendenza al consumismo sprecone ed energivoro.
2.      A proposito di energia, pareva che la crisi petrolifera e quella ambientale ci avessero spinto ad una seria revisione della quantità di energia da consumare e ad una maggiore attenzione alle modalità di produzione dell’energia stessa, ricorrendo finalmente a fonti rinnovabili ed alternative. Ebbene, a parte qualche lodevole eccezione, la “novità” degli ultimi tempi sembrerebbe essere diventato invece lo sbandierato passaggio dalle fonti energetiche fossili all’energia nucleare! Dagli USA di Obama all’Italietta berlusconiana, infatti, sembra preannunciarsi una specie di riscossa di quello che Homer Simpson profeticamente chiamava “nuculàre”, alla faccia dei bandi precedenti e degli irrisolti problemi, non solo ambientali, ma anche sociali ed economici, derivanti da questa folle “alternativa”.
3.      Un’altra propagandata novità di questi ultimi tempi sarebbe poi  la “storica” intesa per ridurre congiuntamente gli arsenali atomici di USA e Russia, contrabbandata come una tappa fondamentale, anche se un po’ tardiva, del disarmo bilaterale delle due ex-superpotenze. Fatto sta che questo rivoluzionario e propagandistico passaggio non riduce affatto il rischio complessivo, dal momento che non c’importa più di tanto se il potenziale atomico sia capace di ora distruggere due o cinque volte il nostro povero pianeta, peraltro afflitto da centinaia di guerre tradizionali che sembrano non aver mai fine.
4.      Mentre da noi ci si lamenta costantemente degli alti costi del sistema sanitario nazionale – dei suoi sprechi ma anche della sua pesante incidenza sui bilanci regionali – negli USA di Yes-We-Can Obama sembrerebbe essersi avverato finalmente lo storico passaggio all’assistenza sanitaria estesa a quasi tutti i cittadini. Peccato però che non si tratti di un vero e proprio servizio sanitario pubblico, ma solo della – peraltro costosissima – copertura pubblica del servizio garantito dalle solite e potenti assicurazioni private…
5.      Da decenni si proclama l’esigenza improrogabile di un passaggio dalla congestione paralizzante e deprimente del trasporto privato e individuale alle più responsabili e salutari forme di trasporto pubblico e collettivo. E’ sotto gli occhi di tutti – in particolare nelle nostre metropoli – come siamo lontani da questo traguardo e come si siano, viceversa, ridotti gli standard di efficienza e di puntualità dei mezzi pubblici, il cui passaggio è diventato sempre più raro e fortunoso.
6.      Restando al nostro Paese, mi riesce difficile immaginare che la soluzione alla disaffezione e delusione dei cittadini, sempre più sfiduciati e demotivati rispetto alla gestione della res publica, possa essere vista nel passaggio strisciante da una repubblica unitaria e parlamentare ad uno stato federale e presidenzialista. Il preoccupante miscuglio di liberismo ed autoritarismo, di decisionismo populista e verticista e di atteggiamenti sprezzantemente nordisti e xenofobi, al contrario, mi sembra che stia facendo tramontare ogni ipotesi di un serio passaggio ad una democrazia più diffusa, partecipata e giusta.
7.      E infine, come non parlare del passaggio che ha calamitato l’attenzione di tutti noi in questi giorni: quello da un’Italia ancora largamente ancorata al tradizionale retroterra cattolico e socialista ad un Paese sempre più destrorso, diffidente ed incapace di fare scelte alternative. E’ innegabile che le responsabilità di ciò sono largamente imputabili a chi non ha saputo, voluto o potuto rendere credibile e tangibile un modello davvero diverso: più pacifico, sostenibile, equo e solidale. Ciò non toglie che dopo queste elezioni regionali, che hanno sancito il passaggio di una parte delle regioni italiane al leghismo becero e di altre ad una nuova stagione ultra- conservatrice, a molti resti l’amaro in bocca e la sgradevole sensazione – avallata peraltro da noti precedenti storici – che la democrazia possa paradossalmente servire per affrettare la fine di se stessa.
Mi fermo qui, altrimenti mi verrebbe da ricordare altri passaggi che, dal livello di microcosmo a quello del macrocosmo, segnano trasformazioni che vanno in direzione esattamente opposta a quella auspicata, aprendo scenari inquietanti e che lascerebbero ben poco spazio alla speranza.
Ma per me, come per tanti Cristiani, la Pasqua è proprio la festa della speranza, l’opportunità per un cambiamento vero e il passaggio ad un’umanità riconciliata con il suo Creatore e con le altre creature. E’ per questo che auguro a tutti – ed a me stesso – che questa Pasqua riesca a restituire – per mutuare una celebre frase di S. Tommaso Moro – la forza di cambiare le cose che possiamo cambiare e di sopportare quelle che non possiamo cambiare, ma soprattutto la saggezza per distinguere le une dalle altre.
 
© 2010 Ermete Ferraro

Un commento su “PASSOVER

  1. sai cosa penso ?che ci vorrebbero solo persone come te a guidare questo paese e allora , forse con un po' di tempo, migliorerebbe tutto.con la consapevolezza che andiamo sempre peggio, ti abbraccio

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