DI ERMETE FERRARO

Nell’Antisala dei Baroni, al Maschio Angioino, di mattina c’erano quasi solo gli ‘addetti ai lavori’ a partecipare all’assemblea“Togliere le basi alla guerra”, per cui il confronto, utile e necessario dopo un lungo vuoto d’iniziative, ha riguardato quasi esclusivamente vecchi e più recenti militanti antimilitaristi e pacifisti, napoletani ma anche siciliani, liguri e veneti.
Nel pomeriggio, il colorato e vivace corteo – partito da piazza del Gesù Nuovo e diretto alla Stazione Marittima – ha sì raccolto un universo variegato ed alternativo (giovani dei centri sociali, militanti umanisti, eco pacifisti, aderenti ad organizzazioni cattoliche e missionarie…), ma è sfilato in mezzo ad una Napoli addormentata, distratta ed incapace d’identificarsi nelle pur gravi problematiche che erano al centro della manifestazione.
Militarizzazione crescente del territorio, rischio nucleare, pericoli di una nuova escalation che ci riporti alla guerra atomica, subalternità di governi ed amministrazione alle logiche guerrafondaie della NATO, degli Stati Uniti e della stessa Unione Europea…beh, non si trattava mica di questioncelle secondarie né delle fisime di qualche estremista pacifista. Tanto meno si trattava di problemi che non hanno niente a che fare con quelli quotidiani che angosciano i cittadini di Napoli e della Campania. Eppure era palpabile la tradizionale strafottenza di una comunità che da anni piange sui suoi guai, ma non riesce proprio a dargli un nome e a fare qualcosa per scrollarseli di dosso… (SEGUE)