“Eat Your Greens”…

di Ermete Ferraro
 
Questo titolo – a pagina 18 del numero del 2 marzo ’09 della rivista TIME – ha subito attirato il mio sguardo. Si sa: l’inglese è una lingua un po’ strana e, fra l’altro, l’uso delle maiuscole nei titoli può ingenerare equivoci. Ecco perché sono rimasto perplesso di fronte a quell’articolo di Bryan Walsh, prima di arrivare a capire che non era un non tanto velato invito all’antropofagia politica.
Infatti non di “mangiarci i Verdi” si tratta, ma piuttosto di “mangiarci le verdure”, com’è peraltro puntualizzato nell’occhiello, in cui si chiarisce: “Preparare i piatti con una ridotta impronta carbonica fa bene al clima ed al vostro giro-vita”. In basso, ad intestazione di una tabella in cui si mettono a confronto vari tipi di alimenti, il loro valore calorico-lipidico e la loro ‘impronta carbonica’, si precisa inoltre: “I cibi a basso costo carbonico tendono ad essere anche più sani”.
Meno male! Per un momento ho creduto che dalle colonne del TIME si istigasse all’eliminazione ‘fisica’ degli ambientalisti, rei di mettere in discussione l’inarrestabile corsa del progresso illimitato, dello sviluppo a tutti i costi, della tecnologia che provoca sì un sacco di guai, ma è sempre pronta a porvi riparo…
D’altra parte, non si può dire che siano stati gli ambientalisti, e i Verdi in particolare, ad inceppare questo trionfalistico processo, schiacciati come sono, un po’ dappertutto, tra le accattivanti dichiarazioni di principio e le ingombranti compatibilità di una politica talmente pragmatica e
Va dato invece atto a questo sistema economico e di potere che, privo di una reale ed efficace opposizione, è riuscito a fare tutto da solo, procurandosi rapidamente traumi storici che ne mettono in discussione la sopravvivenza, ma i cui costi stanno comunque riversandosi su tutti noi. Travolti in pochi mesi dalla crisi finanziaria internazionale, dall’instabilità politico-strategica e da preoccupanti turbolenze climatiche, infatti, stiamo ancora leccandoci le ferite, chiedendoci cosa diavolo ci stia capitando ed arrivando in alcuni casi a consultare i libri sacri per verificare se non si tratti di foschi segni premonitori della fine del mondo.
“It’s the market, my darling!” – si sentono rispondere e, anche qua, chi non abbia dimestichezza con l’inglese potrebbe confondere il Mercato con la emme maiuscola con quello cui è più avvezzo e dove è costretto a registrare le preoccupanti fluttuazioni del prezzo dei cavoli…
Insomma, state pure tranquilli: nessuno vuole darvi i Verdi in pasto, anche perché sono stati bravissimi a distruggersi da soli, uscendo ingloriosamente dalle scene della politica nostrana, con la sola evidente preoccupazione di come riciclare i “verdoni” andati fuori corso…
Eppure è buffo: quanto più si parla di ambiente e di ecologia tanto più gli ambientalisti vanno stingendosi e restringendosi!  Ormai c’è in giro una tale confusione che qualcuno tenta di spacciare perfino il nucleare come energia alternativa e rinnovabile! Il fatto è che, dopo tanti summit mondiali sul riscaldamento globale e le sue cause, i risultati concreti sono talmente miseri e contraddittori che si comprende come autorevoli periodici come il TIME preferiscano glissare sulle persistenti macro-emissioni delle industrie e dell’assurdo sistema di trasporto delle nostre società occidentali, occupandosi piuttosto della pur importante differenza di ‘impronta carbonica’ tra chi mangia bistecche e chi consuma cereali ed ortaggi…
Eppure, forse non sarebbe male se prendessimo in esame la ‘carbon footprint’ anche dei nostri governanti ed industriali, certamente superiore a quella rilasciata da qualche salsiccia alla brace o da un po’ di formaggio stagionato. Non sarebbe male, credo, fare un onesto confronto tra le calorie fornite agli Italiani dai nostri amministratori attuali ed il rilascio di scorie tossiche prodotto dalle loro gestioni, per non parlare poi dei grassi depositati incidentalmente sui loro conti in banca, consumando l’arrosto delle risorse e lasciandone a noi cittadini solo il fumo e la puzza di bruciato.
E allora sì: mangiamo più verdura e cereali ma non fermiamoci qua, se non vogliamo che l’impronta carbonica di questo assurdo ed energivoro modello di sviluppo ci schiacci ancora. Mangiare più carote, altrimenti, potrà solo farci vedere più chiaramente quanto ci siamo sbagliati a dare credito e fiducia a questo tipo di ‘progresso’ e a questa classe…digerente. 
 
di erferraro Inviato su Senza categoria Contrassegnato da tag ,