FESTA DELLA MAMMA O “MOTHER’S DAY” ?

Oggi, in Italia come in moltissimi altri Paesi, si celebra la c.d. “Festa della Mamma”, spostata dalla data fissa dell’8 maggio alla seconda domenica di maggio, per adeguarsi a quella stabilita negli USA, dove tale celebrazione è ufficialmente nata nel 1870.
Ovviamente, nel nostro contesto culturale di matrice cattolica, è evidente il riferimento, sia pur implicito, al mese “mariano” per eccellenza, dedicato alla B.V. Maria, onorata col titolo di “Madre di Dio” (Mater Dei – Theotokos). Del resto, anche l’antichità pagana ha sempre avuto, nella stagione del risveglio primaverile, le sue “feste della madre”, identificata dai Greci col Cibele e dai Romani con Giunone, alla quale erano dedicati i “Matronalia”.
Ma anche se un po’ ovunque ci si è adeguati alla data del “Mother’s Day”statunitense, pochi sanno che a proporne le celebrazione, festa mamma139 anni fa, fu Julia Ward Howe, un’attivista pacifista ed abolizionista, la quale scrisse la "Mother’s Day Proclamation" come momento di riflessione critica sulla guerra e come reazione alla carneficina della guerra civile americana ed a quella anglo-prussiana. Strettamente collegata alla militanza femminista della Howe, la celebrazione voleva lanciare anche un appello alle donne affinché assumessero le loro responsabilità nella società, a tutti i livelli. Uno spirito pacifista che troviamo già in una famosa commedia della grecità classica: la “Lisistrata” di Aristofane.
Nel 1914 la proposta di Julia Ward Howe fu ufficializzata dal presidente W. Wilson, su proposta del quale il Congresso degli Stati Uniti deliberò di festeggiare la “Giornata della Madre”, proprio come espressione pubblica di amore e gratitudine per tutte le mamme del mondo, che incarnano la speranza della pace.
Ma cosa è rimasto di queste nobili finalità nell’odierna, consumistica, “festa della mamma”? Ovviamente nulla, visto che da tempo è stata trasformata in una sdolcinata celebrazione, che sembra avere l’unico scopo di alimentare il mercato dei fiori, dei dolciumi e della chincaglieria da regalo. D’altronde, una società che sta progressivamente cancellando perfino l’identità materna, moltiplicando modelli familiari anomali e squilibrati ed affidando sempre più spesso i bambini a mamma-TV e papà-computer, non sembra avere ormai nulla da imparare sia dall’appello accorato della pacifista americana, sia dalla tradizionale saggezza popolare, che ha identificato il ruolo della madre col fondamento d’una famiglia degna di questo nome.
Non più tardi di qualche giorno fa, inoltre, mi è capitato di leggere su un quotidiano che le madri povere, in Italia, sono addirittura un milione e 600mila. Secondo “Save the Children” – che ha realizzato il suo 11° rapporto sullo stato delle madri nel mondo, due terzi di esse hanno un figlio ancora piccolo e quasi il 45% riescono a tirare avanti solo con grandi difficoltà.Ciò significa che, mentre noi stiamo “facendo festa” con regalini e mazzi di fiori alle nostre madri, nel nostro stesso Paese, su dieci mamme, quattro non sanno come campare decentemente; tre non riescono a pagare le bollette; più di due non ce la fanno a sostenere le spese mediche e almeno due di loro non ce la fanno neppure con quelle scolastiche.
Non parliamo poi – soprattutto in un contesto come quello della mia città, Napoli – del dramma della casa e della cronica precarietà delle entrate, che spinge molte di loro ad “arrangiarsi” con lavoretti sottopagati o con attività illegali. Altro che “angelo del focolare”!  Le madri di oggi oscillano troppo spesso tra lo stress delle “donne in carriera” e la depressione di quelle abbrutite dalla miseria; tra i sensi di colpa di chi ha smesso di essere un riferimento per i propri figli e l’amarezza di chi si accorge di scaricare su di loro rabbia e frustrazioni di un’esistenza miserabile.
Eppure le mamme, almeno per noi italiani, sono ancora importanti. Perfino in una società consumistica, conflittuale e “familifuga”, infatti, l’accresciuto ruolo dei padri verso i figli/e non potrà mai sostituire la centralità della“materfamilias” italica.
E allora facciamo gli auguri alle mamme, celebriamone il ricordo se non sono più tra noi, rendiamo merito alla loro incredibile resistenza e determinazione ma, soprattutto, evitiamo di sbrodolare su di loro frasi retoriche e di circostanza.
Ricordiamoci delle madri-coraggio delle Quattro Giornate di Napoli, di quelle eroiche di “Plaza de Mayo” e delle tante donne che hanno dedicato e dedicano ogni loro energia a tenere insieme la famiglia. Lo stesso ricordo della pacifista americana ci mostri la strada verso una resistenza nonviolenta alla guerra, alla discriminazione ed all’ingiustizia che deve vedere la donna sempre più protagonista.
E’ la strada giusta verso la pace, la giustizia e la difesa del creato, sulla quale – per usare una tradizionale espressione – possiamo stare certi che anche “ ’a Maronna c’accumpagna”.

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