‘A RISCHIO DI PACE’
(Messaggio di Pasqua del Patriarca Michel Sabbah)
Fratelli e sorelle, Cristo è risorto. Buona e santa festa di Pasqua. E’ la mia ultima Pasqua con voi. Avendo compiuto 75 anni, presto mi ritirerò. Ma continuerò ad accompagnarvi nelle mie preghiere ed a condividere con voi le vostre gioie e le vostre pene, in questa santa città di Gerusalemme. E, con ogni persona di buona volontà, continuerò ad agire per la giustizia e per la pace, affinché questa terra e tutti i suoi abitanti ritrovino sicurezza e tranquillità, nella presenza di Dio Onnipotente, pieno d’amore e di misericordia. Assicuro la mia preghiera e la mia amicizia a tutti i fedeli di tutte le nostre chiese di Gerusalemme, ed anche a tutti i credenti nelle differenti religioni presenti su questa terra: ebrei, musulmani, cristiani, drusi e la comunità dei Baha’i. Cristo è risorto! Domando a Dio di riempire i vostri cuori della gioia e la speranza della Resurrezione. Viviamo tutti su una terra santa, terra di Rivelazione di Dio all’umanità, terra di redenzione e di riconciliazione dei popoli tra loro e con Dio, un Dio che ascolta e perdona. E ciononostante, purtroppo, questa terra rimane una terra di sangue, ignorante della sua vocazione e incapace di accoglierla. In queste ultime settimane, le vicende di Gaza e le centinaia di vittime cadute dall’inizio di un assedio imposto a più di un milione di abitanti, le giovani vittime di questo recente attentato perpetrato in una Yeshiva di Gerusalemme, le incursioni incessanti dei militari israeliani nelle città palestinesi malgrado gli accordi con l’Autorità Palestinese, e l’assassinio di numerosi giovani, tra cui i quattro giovani di Betlemme uccisi una settimana fa dentro la loro casa, tutto questo non è che una spirale di violenza disumana e inutile, da qualunque parte essa provenga. D’altra parte, la semplice analisi dei fatti mostra che questa violenza non ha portato alla sicurezza voluta. Questa violenza disumana e inutile è un attentato alla dignità umana, quella di colui che uccide, come quella di colui che è ucciso. Tutto questo è contrario alla vita nuova che noi celebriamo con la festa di Pasqua. Gli Stati, le persone, gli israeliani e i palestinesi, dopo più di un secolo di conflitto e di violenza devono rendersi conto che oggi gli eserciti non riescono più a difendere i loro popoli. Essi li espongono al contrario a maggiore violenza, paura e insicurezza, perché i deboli e gli oppressi traggono la forza in loro stessi e arrivano a sfidare le potenze di questo mondo. È tempo di comprendere le lezioni della storia e di rientrare nelle strade di Dio; è tempo per gli Stati ed i responsabili politici di accettare la loro vocazione: costruire le società e non demolirle. Ora, la violenza demolisce, non costruisce. In più, creandoci, Dio ha dato a ciascuno di noi una parte della sua bontà, rendendoci tutti capaci di costruire delle società in cui riconoscersi tutti fratelli e sorelle, creature dello stesso Dio, aventi gli stessi diritti e gli stessi doveri. E la violenza non è una buona via per raggiungere questo scopo. Siamo tutti creature dello stesso Dio uno e unico, che ci chiama a diventare santi e perfetti come lui (Mt 5, 48).
Nonostante e a fianco di questo, esistono nelle due società, israeliana e palestinese, centinaia di migliaia di persone che gridano: pace, Pace!, e che aspirano alla ‘pace ora’. Allo stesso modo esistono anche, nelle due parti, degli estremisti, prigionieri delle loro ideologie, che pensano di poter o dovere uccidere il loro fratello in nome di Dio, mentre Dio dice a tutti: ama il tuo prossimo come te stesso. Abbiamo bisogno di capi capaci di fare la pace, perché essa è l’unico mezzo d’imporre un limite all’estremismo e di cominciare una vera azione in favore della sicurezza. Dire che la pace è un rischio che non si può prendere, significa dire che siamo destinati a restare sulle strade della violenza e della morte. Resta ai capi di scegliere tra i due, la pace o l’estremismo, che cresce sempre causando sempre più insicurezza. Abbiamo bisogno di capi pronti a pagare con la loro vita il prezzo della pace, non di capi che danno l’ordine di uccidere e di assassinare, e mandano ad ammazzare o ad essere ammazzati. San Paolo ci disse: "Non avete ricevuto uno spirito di schiavi per ricadere nella paura" (Rm 8,15), ma lo spirito di Dio, per essere forti della forza di Dio e del suo amore. Pasqua è la celebrazione del trionfo di Cristo sulla morte e sul peccato. A tutti Dio accorda la grazia di poter vincere il male in sé stessi e in quelli che ci attorniano. Accorda a tutti noi la forza di poter trasformare il rancore e la morte in fiducia, in amicizia e vita abbondante, frutto della resurrezione. Noi crediamo in Dio. Egli è buono e la sua bontà finirà per vincere sul male degli uomini che non cessano di dire: noi costruiamo e vogliamo la sicurezza, mentre non cessano di ridurre la sicurezza ad un miraggio. È tempo di prendere nuove misure di sicurezza che rispettino la persona e la conducano verso la pace, non verso la morte. Fratelli e sorelle, termino la mia missione come Patriarca ma continuerò a pregare e a camminare con voi per le vie ardue della giustizia e della pace, A tutti, auguro una vita nuova piena dello Spirito di Dio, della sua forza e del suo amore.
+ Michel Sabbah, Patriarca Gerusalemme, 17 marzo 2008
Il testo è stato tratto dal sito: BoccheScucite – voci dalla Palestina occupata