“RIARMISTI ESIGENTI” ?

  1. Dal Nobel per la Pace al primato delle armi ?

imagesE’ dagli anni ’70 del secolo scorso che mi occupo di antimilitarismo, resistenza alla guerra, azione nonviolenta per la pace e difesa alternativa, ma devo confessare che sono più che mai preoccupato per la nuova escalation nella corsa agli armamenti e per l’atmosfera guerrafondaia nella quale ci troviamo sempre più immersi. Quarant’anni dopo, infatti, mi trovo ancora a scendere in piazza contro la guerra prossima ventura ed a lanciare iniziative contro il disarmo nucleare, come se le lancette dell’orologio della storia fossero state assurdamente riportate indietro, ai tempi  dell’equilibrio del terrore. Eppure c’è qualcuno che storce il naso di fronte a tali mobilitazioni, la cui validità e urgenza hanno peraltro ricevuto l’onore di un riconoscimento ufficiale e prestigioso col conferimento del Premio Nobel per la Pace 2017 all’I.C.A.N. [i] (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons). C’è chi sostiene, infatti, che un vero movimento contro la guerra non dovrebbe lasciarsi ingenuamente irretire dall’inganno del pretestuoso conflitto U.S.A.-Corea del Nord sugli armamenti nucleari, perdendo così di vista le quotidiane e sanguinose guerre combattute convenzionalmente – e sanguinosamente – in tutto il resto del mondo.

Certo, lo stesso Papa Francesco ci ha ripetutamente richiamato alla tragica realtà di una ‘guerra mondiale combattuta a pezzi’, cui tristemente rischiamo di assuefarci, come se fossimo i passivi spettatori di un orribile, ma in qualche modo virtuale, wargame. E’ evidente che sull’esasperazione della crisi coreana si sia molto puntato, per distogliere l’attenzione da altri scenari geopolitici e per criminalizzare ‘regimi’ dalla cui minaccia i soliti ‘liberatori’ dovrebbero ancora una volta salvarci. E non meno vero, però, che l’impennata nuclearista e militarista che stiamo registrando in questi anni desta una legittima preoccupazione in chi, pur convinto da sempre che “la guerra è follia” [ii] per citare ancora il Papa – si augurava almeno che alla pazzia distruttiva ed al delirio di onnipotenza fosse stato posto quanto meno un limite. Anche i ragazzi della scuola media, del resto, sanno che una guerra nucleare non potrebbe mai avere vincitori (come peraltro hanno ricordato alcuni giorni fa i vescovi della conferenza episcopale coreana in un loro accorato appello) [iii] .  Nondimeno ci tocca assistere ogni giorno ad allucinanti dichiarazioni ed a grottesche esibizioni muscolari proprio in materia di armamenti nucleari, in un incredibile gioco al massacro che sfida il buon senso e lascia perplessi gli stessi professionisti della guerra, quella casta militare che si trova scavalcata in rodomondate dall’ignorante arroganza dei propri leader politici.

Intendiamoci, dietro ogni conflitto armato c’è sempre e comunque lo zampino dell’onnipotente complesso militare-industriale. Da un po’ di tempo, tuttavia, si direbbe che qualcuno abbia preso troppo sul serio la sarcastica frase di Georges Clemenceau, secondo il quale “la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai militari” [iv]  al punto da ipotizzare che essa possa essere affidata, non meno incoscientemente, in quelle assai meno esperte dei sedicenti ‘grandi della Terra’ ed alla loro mania – maschilista prima ancora che bellicista – di esibire … ordigni più potenti degli altri.  Ci troviamo quindi spettatori d’un incredibile teatrino mediatico, che rinforza esalta e diffonde le allucinanti dichiarazioni dei protagonisti di questa assurda sfida all’ultimo missile ed alla testata nucleare più distruttiva. Il rischio, ancora una volta, è quello di assuefarci lentamente a questa logica perversa, sentendoci ancor più impotenti di fronte ad una catastrofe atomica prossima ventura. Si tratta di una guerra psicologica, che rischia però di aprire la strada a quella vera, agitando continuamente lo spauracchio di un pericolo da cui dovremmo difenderci, come se il vero pericolo non fosse proprio questo modo di difendersi.

  1. Disarmisti esigenti, per contrastare i venti di guerra nucleare

Negli ultimi anni si sono sviluppati, all’interno della galassia pacifista, diversi movimenti specificamente antinuclearisti e, un po’ ovunque, si sono svolte numerose manifestazioni al fine di richiamare l’opinione pubblica dei vari Paesi ad un atteggiamento più responsabile e proattivo nei confronti dei rispettivi governi, anche ricordando loro che esiste un’autorità sovranazionale che dovrebbe disciplinare questioni così centrali per la stessa sopravvivenza del Pianeta. In Italia, ad esempio, è nato nel 2014 il movimento dei Disarmisti Esigenti [v], formato da attivisti nonviolenti che si adoperano per la pace ed il disarmo,  in risposta all’appello di Stéphane Hessel ed Albert Jacquard ad “esigere un disarmo nucleare totale”. Anche a Napoli, in occasione dell’assemblea nazionale d’uno storico movimento nonviolento di matrice spirituale come il M.I.R. (Movimento Internazionale della Riconciliazione)[vi], branca italiana dell’ I.F.O.R. [vii], si è svolto recentemente un incontro pubblico sul tema “Bandire le armi nucleari” [viii], da me coordinato, cui hanno partecipato autorevoli esponenti di tali organizzazioni ed al quale è intervenuto anche il vice-sindaco della Città, al quale è stata consegnata una proposta di deliberazione proprio sul disarmo nucleare.FOTO MODIFICATA

Ebbene, anche se l’attribuzione del Nobel per la pace alla già citata I.C.A.N. costituisce un evidente riconoscimento a questo movimento internazionale rigorosamente disarmista ed alla sua campagna per l’abolizione degli armamenti nucleari, temo che nel mondo si stia sviluppando a ritmo ancor più incalzante il movimento che mi viene da chiamare dei “riarmisti esigenti”. Si tratta in primo luogo dell’allarmante e diffusa tendenza dei governi ad investire sempre più risorse del proprio bilancio nella cosiddetta ‘difesa’, ma anche della molto più comune e popolare tendenza ad armarsi per tutelare se stessi ed i propri beni, secondo una logica che negli USA ha radici popolari, molto antiche e profonde. A nulla serve dimostrare razionalmente che i massacri bellici hanno provocato indicibili stragi ed enormi danni, assolutamente non commisurabili a qualsiasi vantaggio ricavabile dagli stessi ‘vincitori’. Altrettanto inutile, a quanto pare, è anche dare dimostrazione tangibile che nei Paesi dove circolano liberamente le c.d. ‘armi da difesa’  per uso personale il tasso d’insicurezza e di mortalità è nei fatti assai più elevato di quelli in cui la loro detenzione è rigorosamente regolamentata.

Questi ‘riarmisti esigenti’ – dopo decenni in cui credevamo di aver definitivamente messo da parte l’orrore del militarismo e le deliranti ideologie che inneggiavano alla guerra come ‘sola igiene del mondo’ – sembrano aver ritrovato la loro arrogante vitalità, che li porta a chiedere sempre più uomini, mezzi e risorse finanziarie per nuove e pesanti azioni belliche. La stessa ‘arms race’ o ‘corsa agli armamenti’ – espressione che speravamo cancellata – sta conseguentemente ritornando una sorta di disciplina olimpionica, nella quale un numero crescente di stati intendono esercitarsi, sottraendo al proprio benessere interno i miliardi da destinare all’acquisto e gestione di ordigni bellici con effetti sempre più devastanti per la vita degli esseri umani e per gli stessi equilibri ecologici del Pianeta. L’antropologo culturale Franz Boas ebbe a studiare alcuni fenomeni apparentemente inspiegabili, come il rito del ‘potlatch’ [ix], praticato in passato da aborigeni della costa nord-occidentale del Pacifico degli Stati Uniti e del Canada, in base al quale: “individui dello stesso status sociale distribuiscono o fanno a gara a distruggere beni considerevoli per affermare pubblicamente il proprio rango o per riacquistarlo nel caso lo abbiano perso”. Molte interpretazioni sono state date a questo sorprendente cerimoniale:  alcune positive, come la teoria del dono gratuito e del riequilibrio dei rapporti economici e di potere; altre radicalmente opposte, come quella che viceversa ne mostrava il carattere di assurda ed esasperata competizione,  finalizzata solo ad affermare il proprio peso ed autorità a danno degli altri. Un arguto interprete di questo apparentemente ‘selvaggio’ rito è stato il grande linguista e saggista Umberto Eco che, in un articolo del suo “Secondo diario minimo” [x], parlò argutamente dell’istituzione del “potlatch bellico” : un ‘gioco della guerra’ che consentirebbe ai generali di autosostenere le proprie forze armate  “secondo la luminosa teoria del ‘giro a vuoto istituzionalizzato”. Il guaio è che questo genere di ‘war-game’ rischia di costarci molto caro, mettendo a repentaglio la sopravvivenza stessa dell’umanità su quella che Dante chiamava “l’aiuola che ci fa tanto feroci” (Paradiso, XXII, 151).

Sventare l’uragano bellicista con la forza della nonviolenza attiva

images (1)Abbiamo appreso recentemente da un articolo di Manlio Dinucci [xi]  che il Senato U.S.A. ha approvato – con voto bipartisan e perfino con emendamenti peggiorativi dell’opposizione democraticaun ulteriore aumento del bilancio del Pentagono, portandolo nei fatti a circa 1.000 miliardi di dollari: un quarto dell’intero bilancio federale. I circa 37 miliardi spesi dalla fin troppo militarizzata Corea del Nord nel 2016 [xii]  rappresentano in effetti solo il 3,7 % dell’incredibile montagna di denaro sperperata per le spese militari statunitensi, eppure costituiscono quasi il 16% del P.I.L. di quello stato e lo portano in cima della classifica dei guerrafondai. Tornando agli U.S.A., non è certo privo di significato il fatto che nel solo numero del 23 ottobre di TIME Magazine troviamo ben due articoli in cui si sottolinea la tendenza di Donald Trump a trattare lo stesso stato maggiore della Difesa come dei subordinati cui dare ordini sempre più azzardati e bellicosi. Nel primo si riferisce che il potente senatore repubblicano Bob Corker, presidente della Commissione relazioni estere, ha dichiarato in un’intervista che il presidente Trump sta portando gli U.S.A. “…sulla strada della III guerra mondiale e trattando il suo ufficio come un reality show” [xiii]. Nel secondo articolo, il cui autore è James Stavridis (ex ammiraglio della U.S. Navy, già Comandante Supremo N.A.T.O. per l’Europa) si chiarisce il contenuto fin dal titolo: “Quando il Comandante in Capo non rispetta i suoi Comandanti”. Da una parte, argomenta Stavridis, Trump ha selezionato alti ufficiali per nominarli ai più alti livelli della Casa Bianca. “Sembra però che egli abbia bisogno di dominarli pubblicamente e che stia cercando di spingerli dentro dibattiti politici pubblici con modi che saranno sempre più spiacevoli per loro. Egli continua a tuittare in modo nazionalista e militarista, sbruffoneggiando effettivamente sulla scena globale e  nazionale col randello del valore militare degli Stati Uniti – infiammando situazioni già tese e mettendosi in conflitto coi costanti consigli dei suoi generali, la cui competenza operativa, lealtà alla nazione ed approccio apolitico sono fuori discussione. […] Trump è una sorta di uragano: imprevedibile, potenzialmente distruttivo e dotato di un’enorme potenza…” [xiv] .

Altro che “War is over” ! [xv] L’augurale canzone di John lennon e Yoko Ono continuerà ad accompagnare simbolicamente le nostre battaglie antimilitariste, disarmiste e nonviolente, ma è innegabile che il clima politico che respiriamo quotidianamente non alimenta la speranza. Se è vero che il warmongering è stata una costante che ha tristemente accompagnato l’umanità da oltre un secolo, attizzando il fuoco dei conflitti armati e provocando immani tragedie, non si può certo affermare che lo spirito guerrafondaio ormai sia  ‘over’, cioè alle nostre spalle. Quello tradizionale della casta militare, anzi, rischia addirittura di essere scavalcato dai furori interventisti dei capi politici e dal perfido cinismo dei mercanti di morte, convinti da sempre che – per citare un significativo film di Alberto Sordi: “finché c’è guerra c’è speranza[xvi].  I “riarmisti esigenti” della N.A.T.O. , ad esempio, sono diventati sempre più aggressivi e pretendono l’aumento delle spese militari da quegli stati che non si sono ancora allineati alle loro pressanti richieste. L’intero scenario globale è infestato da questi pericolosi esemplari del genere umano, capaci solo di seminare veleno nei rapporti internazionali, alimentando vecchi e nuovi conflitti e sognando un mondo ‘igienizzato’ dalla guerra. “Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant” [xvii], scriveva 19 secoli fa il grande storico P. Cornelio Tacito, riferendo la terribile accusa del capo calèdone Calgaco nei confronti dell’imperialismo militarista dei Romani. Ebbene, se vogliamo evitare che i moderni imperialismi trasformino definitivamente la nostra terra in un deserto, chiamandolo sacrilegamente ‘pace’, tocca a noi tutti diventare ‘disarmisti esigenti’, affrontando con determinazione e contrastando la deriva militarista che sta travolgendo il dibattito politico e sconvolgendo la stessa razionalità delle relazioni umane, in nome di un assurdo ‘potlatch bellico’.

NOTE ——————————————————————————————

[i]   http://www.icanw.org/

[ii] http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/notizie/religione/papa-francesco-la-guerra-%C3%A8-follia-31759#.WeyMgo-0MnR

[iii] http://www.difesapopolo.it/Mondo/Ritorna-l-incubo-dell-atomica.-I-vescovi-coreani-Fermiamoci.-Sarebbe-una-guerra-senza-vincitori

[iv] https://it.wikiquote.org/wiki/Georges_Clemenceau

[v]  http://www.disarmistiesigenti.org/

[vi] http://www.miritalia.org/

[vii]  http://www.ifor.org/#mission

[viii] https://www.miritalia.org/2017/09/25/bandire-le-armi-nucleari-incontro-pubblico-a-napoli-organizzato-dal-mir/

[ix]  F. Boas, L’organizzazione sociale e le società segrete degli indiani Kwakiutl (1897) > https://it.wikipedia.org/wiki/Franz_Boas

[x]   U. Eco, Secondo Diario Minimo, (1992)  > https://books.google.it/books?id=OqCgDQAAQBAJ&pg=PT16&lpg=PT16&dq=Umberto+Eco+%2B+potlatch&source=bl&ots=dk8fLqvP_q&sig=esTvZREDIyEFcg2qJun8yiVCnyg&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjSgvGGmITXAhWCUhQKHc8eDRMQ6AEIJzAA#v=onepage&q=Umberto%20Eco%20%2B%20potlatch&f=false

[xi] https://ilmanifesto.it/bipartisan-il-riarmo-usa-anti-russia/

[xii] V.  rapporto del SIPRI 2016 : “Trends in World Military Expenditure” >  https://www.sipri.org/sites/default/files/Trends-world-military-expenditure-2016.pdf . Vedi anche l’articolo italiano: http://www.lastampa.it/2017/07/07/vaticaninsider/ita/inchieste-e-interviste/un-mondo-di-armi-chi-le-fa-chi-le-vende-chi-le-compra-C98kr6EFYxm4q39gsfMahK/pagina.html

[xiii] “A war of words with Senator Bob Corker endangers the President’s agenda” by Ph. Elliott, TIME (Oct. 23, 2017), p.8 (trad. mia)

[xiv]  “When the Commander in Chief disrespects his Commanders” by J. Stavridis, TIME (Oct. 23, 2017), p. 13 (trad. mia)

[xv]  J. Lennon, War is Over > https://www.youtube.com/watch?v=z8Vfp48laS8

[xvi]  http://www.filmtv.it/film/2756/finche-c-e-guerra-c-e-speranza/

[xvii]  P. C. Tacitus, De vita et morbus Iulii Agricolae, XXX