VADE RETRO, DECRETINO !

 GAZZELLA UFFICIALE
Ci sono momenti in cui ci si sente talmente depressi che cresce la tentazione di non reagire neppure, di lasciarsi cadere le braccia… Si avverte nell’aria una preoccupante sensazione di crescente imbarbarimento dei rapporti civili e sociali, ma quello che sgomenta di più è la sensazione che ogni cosa, anche la più grave, venga ormai assorbita dal materasso d’indifferenza nel quale sembra che ci siamo distesi, un po’ per pigrizia mentale, un po’ per rassegnazione e conformismo.
L’impressione che se ne ricava è che la vecchia antitesi di Umberto Eco tra “apocalittici” ed “integrati” sia ormai un lontano ricordo per chi, sprofondando sempre più nella melmosa palude di un’acquiescenza imbarazzata ad un sistema apparentemente senza alternative, non si preoccupa nemmeno più di simulare un’opposizione o una parvenza di coerenza tra idee e azioni.
I pochi che,come me, cercano di parlare ancora di decrescita, di energie rinnovabili e pulite, di difesa non armata, di tutela della diversità biologica e culturale, di finanza etica, di partecipazione diretta dei cittadini e di altre tematiche una volta considerate “alternative”, più che “apocalittici” sembrano essere diventati i classici “prophetae clamantes in deserto”.
Eppure non bisogna essere dei rivoluzionari per rendersi conto che ciò che avviene intorno a noi è molto più di una serie di decisioni consequenziali alla scelta politica di fondo che la maggioranza degli elettori italiani hanno fatto, diventando inquilini della “casa delle libertà” e trovandosi ora irregimentati come “popolo della libertà”. Non credo che si tratti solo di normale e democratica alternanza di governi, ma di una preoccupante omologazione della nostra classe politica ad un modello standardizzato di società e di democrazia e, in fondo, ad un pensiero pressoché unico e pervasivo, nella sua devastante banalità.
La cosa più odiosa, dal mio punto di vista, è che questa mutazione genetica della nostra gente – che la sta privando di qualsiasi originalità e specificità culturale ed etico-politica – la sta rendendo di fatto anche incapace di cogliere le profonde contraddizioni tra le decisioni assunte dal governo ed i pretesi “valori” che sarebbero alla base di quelle scelte.
Solo la penetrazione nelle nostre menti del subdolo “bis-pensiero” preconizzato da Orwell più di 60 anni fa, infatti, può spiegare il fatto che in nome della libertà si decidano provvedimenti liberticidi; in nome del progresso si insista su scelte scientificamente e tecnologicamente fallimentari e, in nome della sicurezza e della pace, si vadano ad imboccare strade che portano esattamente dalla parte opposta, alimentando insicurezza e uno stato di guerra infinita.
La marea montante di diffidenza, di paura, di sospetto che sembrerebbe giustificare una serie di provvedimenti palesemente contrari ai diritti umani fondamentali, d’altra parte, è la dimostrazione che gli Italiani si stanno bloccando in un’ottica ristretta e miope, che li porta a chiudere gli occhi sulla perniciosa e supina dipendenza del nostro Paese dai centri di potere mondiali, per aprirli invece sulla presunta “minaccia” derivante da una società multietnica e multiculturale, che peraltro è già una realtà incontrovertibile a livello internazionale.
Rimbambiti dai “talk show” e dal voyeurismo delle fattorie e delle case-del-grande-fratello, sembra infatti che non vogliano accorgersi che il vero “Big Brother” ci spia, ci controlla e ci condiziona ogni giorno e in ogni circostanza, riducendoci a pedine passive di un progetto che prevede l’unica libertà di consumare e di spendere, senza neanche riuscire a garantire che tutto ciò sia reso possibile da un lavoro decente e minimamente stabile e da un ambiente di vita minimamente salubre e sicuro.
Beh, che il diritto alla salute, allo studio, al lavoro, all’accoglienza e alla partecipazione democratica non stessero di casa nella “casa delle libertà” lo avevamo già capito da un po’. Sarebbe stato legittimo attendersi, d’altra parte, una reazione più apprezzabile e ferma al tentativo di trasformare il nostro Paese in uno stato poliziesco e militarizzato, dove perfino discariche ed inceneritori per smaltire la nostra assurda spazzatura consumistica possono essere imposti “manu militari”. in nome della sicurezza nazionale !
Certo. un po’ tutti lo avevamo già capito che la Carta costituzionale della nostra repubblica non andava a genio ai nostri governanti e perfino a qualche loro predecessore, però non sembrava così scontato che in Italia si potesse calpestare impunemente la Costituzione, le normative ordinarie ed i regolamenti liberamente scelti, in nome di una decisionalità di vertice ed a colpi di decreti, accordi di programma in deroga e commissariamenti straordinari anche di materia ordinarie.
La “prefettizzazione“ della politica sembrerebbe essere la via maestra imboccata dagli ultimi governi per risolvere i problemi dell’ordine pubblico, quelli ambientali e quelli sociali, alla faccia del diritto ad un normale confronto democratico e, ovviamente, di qualunque coinvolgimento reale dei cittadini in decisioni che pur li toccano molto da vicino. Provvedimenti come il respingimento preventivo dei flussi di migranti (clandestini e profughi che siano), l’istituzione di corpi di polizia paralleli a quelli ufficiali e perfino la decisione di ritornare all’infausta opzione nucleare, del resto, possono essere imposti solo bypassando i percorsi legislativi ordinari ed adottando a ripetizione la soluzione dei decreti-legge, meglio ancora se blindati da un voto di fiducia. Non che il dibattito parlamentare risulti molto più esaltante ed edificante… Quello che è certo è che agire per le vie brevi rafforza la sensazione di un esecutivo forte e coeso ed evita anche all’opposizione penosi contorsionismi verbali per raggiungere discutibili mediazioni, anziché dare sul serio battaglia contro questo genere di provvedimenti.
Ma, a quanto pare, qualcosa si sta muovendo. Di fronte all’anticostituzionale decisione governativa di costruire nuove centrali nucleari in Italia, senza il previsto consenso delle Regioni, perfino un personaggio di vertice come il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, ha dichiarato rabbiosamente: “Credo che dovranno ingegnarsi molto a immaginare le forme di occupazione militare del territorio, perché la ribellione della Puglia sarà rabbiosa e radicale".
Perbacco! Forse qualcuno si sta accorgendo, anche se un po’ tardi, che il preteso “federalismo” del centro-destra è solo un pretesto per arricchire i ricchi ed impoverire i poveri e che militarizzare la politica è già prassi consolidata, ma comunque meglio tardi che mai! Vuol dire che quelli come noi si sentiranno un po’ meno soli a combattere contro la civiltà delle discariche e del nucleare, a contrastare l’imbarbarimento della convivenza civile e ad opporsi alla distruzione programmatica di ogni competenza statale in materie essenziali come la sanità, l’educazione e i servizi sociali.
 Bando quindi alla depressione e cerchiamo di reagire, di resistere, in nome di quei valori che non si contrattano in borsa e che ci costringono a prendere delle decisioni e fare delle scelte. Forse non saremo in tanti o comunque non abbastanza per cambiare le cose, ma facciamo sapere al popolo dei “decretini” che su noi non possono e non potranno mai contare !
 

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