“VIENI AVANTI, CHRETIEN !”

                                                di Ermete Ferraro

Ricordate la vecchia ma celebre battuta che introduceva gli sketch dei fratelli De Rege?  Quella frase, rivolta dalla "spalla" al protagonista comico ("Vieni avanti, cretino!")  mi è curiosamente tornata in mente stamattina, mentre riflettevo sull’evangelo di questa domenica, dedicato al brano di Matteo sulle "Beatitudini".

Il fatto è – ma pochi lo sanno –  che il termine spregiativo "cretino"  è nato dalla deformazione del francese "chrétien", come offesa ai Cristiani che avevano preso sul serio quelle affermazioni programmatiche di Gesù  e cercavano di testimoniare concretamente e tangibilmente la propria fede , applicando alla vita quotidiana la "pazzia" dell’evangelo. D’altra parte, parliamoci chiaro, senza una vera "metànoia", cioè un cambiamento radicale del nostro abituale modo di pensare e di agire, ci vuole effettivamente un bel coraggio a proclamare "beati" i poveri, gli afflitti, gli affamati e i perseguitati! Come diavolo ci verrebbe in testa, altrimenti, di esaltare l’umiltà, la mitezza, la misericordia, la purezza interiore, la sete di giustizia e di pace in un mondo in cui chi non è arrogante, prepotente, sospettoso e violento sembra destinato a soccombere miseramente? Insomma, bisogna essere proprio dei "chrétiens" per chiamare beate le vittime di un contesto ingiusto e oppressivo, invitandole perfino a "rallegrarsi ed esultare" !

Mi è poi venuto in mente che l’espressione italiana magari !(resa ancora più fedelmente dal napoletano " ‘mmacàro" ) non è altro che la ripresa letterale dell’esclamazione greca che l’evangelista Matteo volle ripetere ben nove volte per proclamare le "beatitudini" secondo Gesù di Nazareth, la nuova tavola dell’unica legge che conta, quella dell’amore.  Il passo evangelico di questa domenica, infatti, ci ripresenta il discorso-chiave della sua predicazione, ritmato nella lingua greca da quel martellante "makarioi"  che si pronuncia proprio: makàrii…. Probabilmente il termine ebraico-aramaico usato originariamente da Matteo era מאשר  (meushàr), il cui suono risulta abbastanza simile a quello dell’aggettivo greco (M-SH-R/ M-K-R) e che significa: "felice", "approvato". La traduzione italiana, figlia di quella latina ma un po’ meno fedele, è stata "beati", la cui etimologia si può forse far risalire alla radice di "bene"/"buono", nel senso di "colmi di beni.

E di quali beni, poi, sarebbe poi colmato il Chrétien? Esattamente di tutte quello che noi chiameremmo normalmente "guai", "sciagure", "sventure" e via elencando; parole indicanti qualcosa che nessuno mai si augurerebbe: povertà, afflizione, bisogno, persecuzione… Siamo onesti! Chi di noi si rivolgerebbe ad un’altra persona esclamando: "Magari tu fossi povero, afflitto, affamato e perseguitato!" senza attendersi in risposta qualche espressione assai poco evangelica? Eppure è proprio questa logica paradossale, questa "follia" evangelica, questa incredibile "stoltezza" che dovrebbe contraddistinguere i veri cristiani.     Lo  ribadiva chiaramente san Paolo nella seconda lettura di questa domenica, tratta dalla prima lettera ai Corinzi: "Dio ha scelto ciò che nel mondo è stoltezza per confondere i sapienti; Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignorabile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio." (I Cor 1,27ss)

La "buona notizia" di Gesù Cristo è resa efficacemente in questa apparentemente paradossale chiave di lettura, l’unica che ci può indurre ad aspettarci serenamente ciò che nessuno mai si augurerebbe e che, è bene chiarirlo, non diventa automaticamente buono solo perché può fungere da strumento della nostra santificazione. Il discorso di Cristo non è affatto l’esaltazione della sofferenza patita né può in alcun modo giustificare coloro che affliggono il loro prossimo e  lo lasciano  nella fame e nella sete, oppure che fanno le guerre e perseguitano chi gli è d’intralcio. Anche se la versione di Matteo sembrerebbe rinviarci ad una giustizia futura e ad un riequilibrio trascendente, la verità è che il regno di Dio lo dobbiamo realizzare ,già su questa terra, noi figli di quell’Adam che dalla terra (adamà) prese il suo nome.

Il programma alternativo di questo regno è tanto semplice quanto assurdo per la nostra mentalità: dobbiamo diventare: "poveri in spirito", cioè umili, ma anche "miti", "misericordiosi", "puri di cuore", "operatori di pace". Attenzione: nessuno dice che dobbiamo andarci a cercare masochisticamente afflizioni, sofferenze, disprezzo, diffamazioni ed insulti, ma il guaio è che sappiamo bene che chi decide di imboccare la "porta stretta" di Gesù, seguendolo su questa difficile strada, ha ottime probabilità di tirarsi addosso, una dopo l’altra, queste spiacevoli conseguenze… 

E allora facciamoci reciprocamente coraggio, perchè sappiamo bene, da duemila anni, che "il mondo" è pronto a ridicolizzarci e a trattarci da cretini se soltanto proviamo a mettere in pratica ciò in cui crediamo e se non rinunciamo a testimoniarlo con la nostra vita di tutti i giorni. E magari  ci riuscissimo davvero !…

4 commenti su ““VIENI AVANTI, CHRETIEN !”

  1. E’ una bella sfida che si gioca in ogni attimo della ns vita, nn ha deroghe, nn è possibile. O sei “cretino” o nn lo sei affatto. Io appartengo alla prima categoria e ne sono fiera. Cretina, perchè no e folle al punto da credere che gli umili, i poveri di spirito, i diseredati e tutti qlli che hanno fame e sete di giustizia saranno “beati”. Anche nell’altra dimensione, certo, ma qst nn è un rinvio, un alibi a nn operare. “Magari” ADESSO.

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  2. Leggendoti, tiro un sospiro di sollievo! Siccome mi hanno dato del cretino da tempi immemori, anche quando non mi ritenevo cristiano, tutto questo va letto che probabilmente ero cristiano da sempre e non lo sapevo.
    Riccardo Rossi

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  3. Mi congratulo per il tuo articolo e sono pienamemte d’accordo con quanto vi è contenuto.Mi colpisce,oltre all’analisi filologica,l’affermazione che il regno di Dio va fondato qui ed ora sulla terra da noi “cretini” e,inoltre,mi è caro l’aggettivo alternativo.Ritengo che il vero cretino -cristiano o attua in tutte le manifestazioni della sua esistenza uno stile di vita alternativo al mondo che malvive o meglio all’impero dei vari cesari che la storia ci propone ciclicamente o altrimenti non si possa ritenere un cristiano.Pertanto,un vero cristiano è colui che cerca di fondare comunità alternative di resistenza(comunità s’intende anche di due persone ;dove due persone o più sono riunite nel mio nome io sono in mezzo a loro dice Gesù di Nazaret…).Ti saluto e ti abbraccio con la certezza di essere in cammino
    per diventare sempre più un “cretino”,secondo la volontà di Dio e di suo figlio e nostro fratello Gesù di Nazaret. Ciao carmine Federico

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